Fischi Mondiali – Luigi Lamonica
BOSCIA, MARCELO, PINO: RICORDI IN CAMPO E FUORI.

Luigi Lamonica, arbitro abruzzese ai Mondiali in Turchia, ci racconta la sua esperienza. Puntata 14 del 7 settembre 2010.

Istanbul (Turchia)
Mercoledì, 08 Settembre 2010 - Ore 01:30
Buona giornata a voi, sempre più numerosi, che perdete un po’ di tempo a seguire il mio diario. Rileggendolo, mi sono accorto di non aver ancora menzionato un aneddoto accaduto in questi Campionati del Mondo. So che Luca Maggitti (colui che materialmente rende possibile la pubblicazione del diario e che costringo a lavorare in orari da erotomane) va letteralmente  pazzo per queste cose, quindi, anche se un po’ a malincuore (chi mi conosce sa che sono un po’ orso), la dico. Lo devo a Luca, è il minimo.

Gli arbitri sudamericani, con i quali ho arbitrato qui in Turchia, hanno una  abitudine diversa da noi europei: quella di non salutare gli allenatori ed i componenti dello staff delle squadre prima della gara e anche alla fine della stessa. Al suono della sirena, si girano e tirano dritto verso lo spogliatoio!
 
Comunque, non essendo io il crew chief della partita Turchia-Francia, mi sono adeguato e così ci siamo posizionati nel nostro solito posto per controllare il riscaldamento delle squadre e fare un po’ di stretching. Però a me questa cosa non andava giù. Così, dopo il fischio dei 3 minuti e dopo esserci tolti il giubbino, ho pensato: "Ma perchè devo fare il sudamericano?". Così, serenamente, sono andato a salutare gli allenatori.
 
Anche perché sulla panchina della Turchia c’è coach Tanjevic, che per molti anni ha lavorato in Italia ed è stato anche allenatore della nostra Nazionale (la sua residenza è ancora  a Trieste). E’ di dominio pubblico che Tanjevic ha avuto un serio problema di salute e che si è dovuto sottoporre ad un delicato intervento e qualcuno di voi (leggi il solito Angelino) mi ha mandato una e-mail per chiedermi se potevo salutarlo.

Così ho fatto e gli ho detto: "Coach, nessuna raccomandazione questa volta per la partita, ti porto i saluti di alcuni miei colleghi che vogliono sapere come stai".  Lui è rimasto sorpreso e mi ha risposto: "Adesso bene, grazie mille" con il suo italiano un po’ burbero ed ha aggiunto: "Per favore un occhio di riguardo… ne abbiamo bisogno!". Con lui non ho un buon rapporto, nel senso che quando lavoriamo siamo sui due lati diversi, diciamo, del fiume o della barricata. Ma è comunque una partita di pallacanestro, non una guerra. Ho grande rispetto dell\'uomo e del grande professionista, anche se l\'ultima volta, se non ricordo male, ho dovuto fischiargli un fallo tecnico.

Pensandoci, è come quando dici a un bambino: “Mi raccomando fai attenzione, non toccare la spina della corrente". Lui ti dice di sì, ma stai certo che prima o poi prova l\'ebbrezza di infilare i ditini nei buchi della presa. Oppure: "Ho nascosto la cioccolata, perchè mangiarne troppa fa male" e tu stai certo che, al massimo 2 giorni dopo, ha trovato il nascondiglio segreto in cui tu troverai solo la confezione  vuota da 250 grammi!

Cosi è stato l\'altra sera: lui ha chiesto un occhio di riguardo… ed io glielo dato! Risultato: primi 3 fischi, 3 chiamate contro la Turchia. Tutte giuste, tutte piccole cose per carità, ma per un po’ di tempo lui non ha fatto altro che cercarmi con lo sguardo E con uno strano modo di richiamare l\'attenzione si agitava e allargava le braccia (i miei colleghi arbitri conoscono bene quel linguaggio del corpo…).

Oddio, forse, ora che ci penso meglio, mi voleva solo dire: "Ehi, togli lo sguardo, sei troppo concentrato su di noi!", ma non lo saprò mai, perchè non gli ho dato la possibilità di incrociarmi visivamente, né abbiamo parlato successivamente.

Detto di Tanjevic, stamattina piccola visita alla moschea di Santa Sofia. Con Guerrino non siamo entrati, anche perché domani è previsto un tour con guida e visita alla stessa moschea e al palazzo di Topkapi. Aspetteremo domani per vedere la bellezza della Moschea blu.

Ieri ho ricevuto una e-mail di saluto da Marcelo, mio amico rumeno trasferitosi a Londra per motivi di lavoro. Parla perfettamente l\'italiano insieme ad un’altra mezza dozzina di lingue e legge il diario quotidianamente. Lo saluto calorosamente, perché lui fa parte del mio diario delle memorie. La prima volta che ci siamo incontrati era il maggio 1996, all\'aeroporto di Antalya. Eravamo entrambi sperduti ed impauriti, lì per il corso per conseguire la licenza da Arbitro Internazionale. La Turchia per noi è stato un posto speciale, dove è nata la nostra amicizia, cementata dalle sue vacanze estive con la famiglia, perchè a suo figlio (a quel tempo aveva forse 7 anni, ora frequenta l’università) piaceva il mare con la sabbia e dai racconti di una Romania che cercava di uscire da anni di oscuro regime. A Marcelo, Gabriela e Vlade un grande, affettuosissimo abbraccio.

Un altro saluto va a Pino, che mi ha mandato un SMS davvero speciale, uno di quelli che ti emozionano tutte le volte che lo leggi. Ed io oggi l\'ho letto svariate volte. Grazie a Pino delle parole e dei ricordi che ha riportato alla luce con parole semplici, ma che sono arrivate dritte al cuore.

Nel frattempo, la busta è passata sotto la porta: niente regalo, ma la sensazione (solo quella) non è quella di aver ricevuto del carbone… aspettiamo!
 
A domani.  
 
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