Roseto Basket Story
ANTONIO VA IN PENSIONE. IL SALUTO DI LUIGI LAMONICA.

Antonio Di Pasquale, custode del PalaMaggetti, va in pensione dopo 32 anni passati in Via Salara. Il pensiero dell’arbitro internazionale.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 12 Marzo 2011 - Ore 19:30
Caro Luca,

leggendo oggi il tuo bellissimo articolo su Antonio Di Pasquale, non posso fare a meno di inviarti questo scritto. Sono pensieri e ricordi che ho del Signor Antonio e spero riescano a spiegare cosa “Il Custode” ha rappresentato per me.

La prima volta che ho messo piede nel Palazzo dello Sport di Roseto avevo forse 12 anni, durante una edizione memorabile di un Europeo Juniores. Mio padre, sulla sua mitica Fiat 125, caricava me e mio fratello insieme ad alcuni suoi compagni di squadra e il pomeriggio ci portava a vedere quell\'evento bellissimo.

Per me il Signor Antonio, a quel tempo non era il custode del Palazzo – o, come dici tu nel tuo articolo, colui che aveva le chiavi - forse non sapevo neanche cosa significasse la parola custode. Per me quell\'omino che controllava tutto, che prima della palla a due iniziale raccoglieva i palloni e li chiudeva nell\'armadio di ferro dietro uno dei canestri (ah! Ad avere quella chiave...) che correva sotto e sopra ad asciugare il campo, a portare una  bottiglia di acqua agli arbitri se la chiedevano, nel mio immaginario era il proprietario del Palazzo.

E già. Chi se non il proprietario è il primo ad arrivare e l\'ultimo ad andare via e a spegnere le luci. Chi se non il proprietario poteva avere il privilegio di abitare in quel palazzo, che ai miei occhi di bambino a quel tempo era un luogo magico, con le sue luci, le sue alte tribune ed il parquet.

Gli anni sono passati, ho intrapreso la mia carriera di arbitro, ed il Signor Antonio era sempre li, a farci trovare lo spogliatoio pulito ed in ordine e una bottiglia d\'acqua sempre a disposizione.
 
Roseto era l\'unico campo dove potevamo non preoccuparci dell\'orario  di arrivo. Sapevamo di trovarlo  sempre aperto, perchè il Signor Antonio e la moglie Filomena erano sempre lì, indaffarati a preparare tutto, perchè tutto fosse pronto ed in ordine.
 
Non l\'ho mai visto arrabbiato e l’ho sentito alzare la voce una sola volta, quando - in un convulso finale partita fra Roseto e Fortitudo Bologna - Vrankovic tentò di entrare nel nostro spogliatoio chiuso ed il Signor Antonio, con grande coraggio e rispetto del compito affidatogli, diventò alto 2 metri e 12 centimetri come il giocatore della Fortitudo, per urlargliene quattro e dirgli che quella: “Era casa sua e che non si poteva permettere”.

Signor Antonio, quante partite delle “minors” ho arbitrato  a "casa sua" e lei tutte le volte come d\'incanto, finito di sistemare gli spogliatoi, puliti i corridoi, si piazzava dietro il tavolo degli ufficiali di campo e si gustava la partita da quella posizione privilegiata.
Domenica scorsa, di ritorno da una partita di sabato, ci siamo salutati calorosamente ed il solo fatto di pensare di non trovarla più lì, dietro al tavolo degli ufficiali di campo, alla mia prossima visita al Palazzo di Roseto, mi intristisce e non poco.

Grazie Signor Antonio per quanto ha fatto per tutti coloro che sono transitati in quel palazzo. Le auguro di poter rivedere ancora una volta la sua "casa" strapiena di tifosi come ai bei tempi.
 
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