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Mancanze
CIAO ALFONSO GIOVANNANGELO
Poggio Cono di Teramo, 1993. Alfonso Giovannangelo alla festa dell’Associazione Il Poggio.

Città Sant’Angelo, 2003. Alfonso Giovannangelo durante un convegno sull’ippoterapia.

Roseto degli Abruzzi, 2005. Da sinistra: Luca Maggitti, Giovanni Maggitti, Alfonso Giovannangelo, Roberto Clementoni.

Scompare una persona speciale e un grande uomo di cavalli.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 31 Maggio 2012 - Ore 23:45

Oggi se n’è andato Alfonso Giovannangelo, classe 1944.
Me lo ha comunicato Paolo Torlontano, che c’era quando incontrai per la prima volta Alfonso, in Puglia, nel 1992.
 
Alfonso, grandissimo fumatore (“di sigarette degli altri”, come amava ripetere), astemio e consumatore industriale di acqua frizzante (“la più gassata che avete”, era la sua richiesta), aveva la magrezza e la barba del profeta, unite ad una voce talmente rauca da essere un vero e proprio ruggito della coscienza. Soprattutto quando parlava di cavalli e regolamenti, tecniche di allenamento e strategie di gara.
 
Sentirlo prima, ascoltarlo poi, infine comprenderlo era una esperienza formativa, facendosi accompagnare da quel moto perpetuo delle sue braccia e delle sue mani, che tutto pesavano e misuravano. Braccia che si aprivano per diffondere nozioni, mani che in combutta agivano da mannaia quando un concetto doveva essere rinforzato.
 
Occhi vivissimi e sorriso pronto, intellettuale mai domo e pronto a “suonare come Gino Bartali”, quando – con furore iconoclastico – si scagliava contro i sepolcri imbiancati del potere equestre (fisino o antino, poco cambiava), al motto di: “Gli è tutto sbagliato, tutto da rifare”.
 
Alfonso Giovannangelo ha avuto la forza di cavalcare sempre in direzione ostinata e contraria – per dirla con Fabrizio De André – e questo gli ha provocato alcune antipatie, soprattutto fra i potenti. Ma non c’era lotta: parlare con Alfonso era molto più formativo e divertente che parlare con qualche trombone, che snocciolava a memoria teorie prive di amore su come far rendere un cavallo.
 
Alfonso è stato un essere umano speciale sotto tanti punti di vista, oltre che un grande uomo di cavalli. Oggi si direbbe: “uno che era avanti”. Io preferisco dire che ha sempre galoppato in “assetto leggero”, fedele al “Sistema di equitazione naturale” del capitano Federico Caprilli.
 
Tecnico Federale di 3° livello FISE (Federazione Italiana Sport Equestri), Guida ANTE (Associazione Nazionale Turismo Equestre), Alfonso Giovannangelo viveva a Città Sant’Angelo (PE), dove aveva fondato l’Associazione Sportiva Tropea per gli Sport Equestri, affiliata FISE dal 1981.
 
Nel 1988 è stato Cavaliere della Nazionale Italiana di Endurance, ai Campionati Mondiali disputati negli Stati Uniti d’America, classificandosi al 9° posto.
Nel 1988 si è classificato al 2° posto, al Campionato Italiano di Endurance di Ovada.
Nel 1989 ha disputato i Campionati Europei di Luriano (Italia).
 
In qualità di Tecnico e preparatore delle amazzoni e dei cavalieri tesserati con l’Associazione Sportiva Tropea per gli Sport Equestri, ha ottenuto risultati di rilievo nelle specialità olimpiche e F.E.I. (Federazione Equestre Internazionale) regionali, nazionali (Dressage, Salto Ostacoli, Concorso Completo di Equitazione) e internazionali (T.R.E.C.).
Fra i tanti binomi portati al successo, ricordo Paolo Torlontano, Campione Europeo di T.R.E.C. nel 1993.
 
Alfonso ha pubblicato varie dispense sulla tecnica equestre e sulla etologia del cavallo ed è stato docente nei corsi professionali FISE organizzati dal Comitato Regionale Abruzzo.
 
Personalmente, devo ad Alfonso Giovannangelo la scrittura del mio primo libro: “Abruzzo - Guida  guida al trekking equestre”. Era il 1996 e l’Editore CARSA cercò lui, che invece volle che fossi io a coordinare e scrivere. Alfonso diede un mano fondamentale, ma volle restare un passo indietro, come spesso gli capitava quando i suoi atleti vincevano le competizioni equestri e lui sorrideva, fumando sornione, compiacendosi per i suoi giovani e non avendo bisogno di elogi o applausi.
 
Oltre al libro, ho fatto tante cose con Alfonso, sempre in ambito equestre. Un ricordo per tutti: l’organizzazione dell’Equiraduno Nazionale ANTE 1996 a Sulmona (che portò alla realizzazione del libro).
 
Conservo, fra le cose care di casa mia, una pietra che mi regalò, con scolpita la dedica: “A Luca, per tutto” e la firma “A.S. TROPEA 1981-2001”.
Solo un uomo verticale e originale come Alfonso poteva pensare a un pezzo di pietra scolpito, al posto di una normale targa in metallo.
E, in merito a quella pietra, adesso va fatta giustizia. Sono io che lo ringrazio. Per tutto.
 
Voglio ricordarlo Maestro di equitazione a terra, a Roseto degli Abruzzi, mentre io cavalco la mia Ustica e lui mi spiega che il cavallo si conduce con il polpaccio e che la redine va sostenuta delicatamente. Voglio ricordarlo così, mentre mi sorride compiaciuto perché – qualche giro dopo – ho imparato la lezione e Ustica galoppa leggera ed elegante, nonostante il cavaliere.
 
Ciao Alfonso, amico mio. Le cose della vita non ci hanno permesso di pubblicare il tuo “Il cavallo democratico” e questo è per me un grande dolore. Spero di avere la forza di farlo in futuro, per onorare la tua memoria.
 
Ovunque tu sia, spero ci siano cavalli e cavalieri a movimentarti l’eterno.
 
 
ALFONSO GIOVANNANGELO
[6 giugno 1944 – 31 maggio 2012]
RICORDI
 
 
2 gennaio 2003
Articolo su IL TEMPO d’Abruzzo
LA FAMIGLIA EQUESTRE DELL’A.S. TROPEA
 
Parlando di equitazione e di “famiglie a cavallo”, è doveroso soffermarsi in provincia di Pescara, a Città Sant’Angelo, dove opera, da ormai 22 anni, Alfonso Giovannangelo, fondatore della A.S. Tropea per Sport Equestri e padre di Daria, Diego e Linda, “figli d’arte” che si sono distinti e continuano a distinguersi nelle discipline equestri, sia in sella sia a terra, sotto la guida del padre.
 
Alfonso è un uomo di mezza età magro e affilato, con il gusto per la provocazione e un talento speciale per le nuove frontiere. Non dispone di grandi mezzi finanziari, non può permettersi pianificazioni con budget altissimi e quindi agisce lavorando sul materiale che ha, per portarlo a livelli di eccellenza.
 
Una eccellenza che vale, perciò, doppio, anzi triplo, perché Giovannangelo è riuscito a percorrere le numerose strade delle diverse discipline equestri, spesso purtroppo in splendida solitudine, ottenendo sempre risultati soddisfacenti, perché scaturiti dal giusto condizionamento del cavallo agonista, possibile soltanto conoscendo il sistema di equitazione naturale, che rivoluzionò agli inizi del ‘900 l’equitazione mondiale, inventato dal Capitano di Cavalleria Federico Caprilli.
 
Ricchissimo il palmares della famiglia, che comprende sia i successi che portano il cognome Giovannangelo sia quelli che portano il marchio dell’A.S. Tropea.
Alfonso si è distinto nell’endurance gareggiando nel Campionato Mondiale del 1998, negli Stati Uniti, in Virginia, arrivando nono, prima di proseguire nella carriera di maestro di equitazione e componente di giurie e commissioni varie.
 
Il figlio Diego ha corso per un periodo nell’endurance, mentre la figlia Daria si distingue, con la sua società “La Camilla”, per l’organizzazione di progetti per la conoscenza del cavallo presso le scuole e terapie riabilitative innovative con l’ausilio di animali co-terapeuti (pet-terapy).
 
Linda è invece l’agonista di famiglia. Amazzone 24enne, già campionessa regionale di salto ostacoli, completo e dressage, Linda si è fatta onore a livello nazionale anche nell’endurance e nel concorso completo, arrivando addirittura seconda, su Rosa Luxemburg, ai Campionati Italiani 1996 riservati a cavalli di 6 anni. Oggi Linda è agente del Corpo Forestale dello Stato e continua a gareggiare, in divisa, in sella a Rinaldo IV.
 
Tanti altri gli atleti che hanno gareggiato e vinto, in Abruzzo e in Italia, nelle più diverse discipline, con i colori dell’A.S. Tropea.
 
Oggi, Alfonso Giovannangelo, sempre alle prese con mille idee “con coda e criniera”, è impegnato sia in un progetto Pony, costruito con l’Assessore alle Politiche Sociali del Comune di Città Sant’Angelo, Pina Rasetta, e destinato agli alunni delle scuole materne ed elementari di Città Sant’Angelo sia in un programma che prevede l’utilizzo del cavallo in terapie riabilitative in seno alla ASL di Pescara.
 
Luca Maggitti
 
 
3 dicembre 2006
Articolo su ROSETO.com
ALFONSO GIOVANNANGELO: PESCARA JONES COLPISCE ANCORA!
Aveva chiesto 10 copie del libro Alta Marea. Le copie sono finite, i soldi ci sono ancora. Il gesto nobile di un uomo di cavalli.
 
Eravamo nel bel mezzo di una gara di endurance. Le froge dei cavalli veicolavano aria a tutta forza, il cuore pompava forte e il freddo pungeva nella mattina frizzante.
Alfonso Giovannangelo – uomo di cavalli competente e bastian contrario come pochi – se ne stava tranquillo, girando fra mucchi di paglia, secchi di avena e sifoni che danno acqua con sempre troppo poca pressione.
Aveva in testa un “borsalino” che era una poesia. Roberto Clementoni – uno che con la sua macchina fotografica farebbe cadere governi – colse l’attimo. Click! Era nato “Pescara Jones”.
Maledetta l’era della stampa su carta, del negativo, delle “diapo”. Quella foto è stampata nella mia testa. Ma non ce l’ho sul disco fisso del mio computer!
Pazienza.

Alfonso Giovannangelo – senza cappello, ma con barba bianca – si è presentato, puntuale come un cambio di galoppo atteso, all’incontro di sabato scorso con Don Luigi Ciotti.
Uomo “purosangue”, non ama però sgabbiare tanto per l’applauso, né trotterellare alzando la coda in modo nevrile. Se n’è stato in fondo alla sala. E io manco l’ho potuto salutare.
Lo avevo sentito al telefono poche ore prima. Era stato categorico: “Luca, scusami il ritardo e ricordami che devo prendere le 10 copie del libro Alta Marea che ti avevo chiesto questa estate”.

Riattacco che sto spingendo i pedali della mia bici. Sto andando ad organizzare l’incontro con Don Luigi Ciotti e ho in testa anche molto altro. Ma so che di libri me ne rimangono solo 2 copie: in mezzo a una quindicina di prenotazioni e al grandissimo cuore di tutti quelli che hanno contribuito ad “Alta Marea”, sono “saltate” le 10 copie per Franco Montorro, Pierfrancesco Betti, Alfonso Giovannangelo.

Facciamo l’incontro con Don Luigi Ciotti. Tutto bello, tanti abbracci. Alfonso è in fondo alla sala, con il solito gruppo storico (Marco e Roberto) dei cavalli.
Organizzo foto e stringo mani, Alfonso torna a casa, a Città Sant’Angelo, lasciando i suoi saluti a Marco. Non è il tipo da gettarsi nella mischia né da interrompere l’organizzazione per un saluto. Noi uomini di cavalli…

Marco però prende da Alfonso non soltanto i saluti. Anche altro: 100 euro. Quando il “buon Combare” me li chiude in mano, mi dice: “Ha detto Alfonso che sono per Alta Marea. Non importa per i libri”.
Torno a casa e infilo le due “sfoglie” da 50 euro dentro Salvatore, il salvadanaio di “L’Aquila per la Vita” che sto allevando (leggi riempiendolo con offerte di amici e conoscenti).
Infilo quei 100 euro e prendo uno dei due libri di “Alta Marea” rimasti. Lo metto da parte. E’ per Alfonso.

Poi mi ricordo che io e Alfonso ci conoscemmo sotto un albero, a Cagnano Varano, sul Gargano, durante una gara di endurance. E ricordo che la mia squadra e la sua squadra dovevano “impostare un rissone”. Dovevamo fare a mazzate – teramani contro pescaresi e per di più fuori regione – perché noi arrivammo primi (con il mitico e mai troppo compianto e ringraziato Otello) e loro secondi, ma il loro cavaliere contestava la condizione del nostro cavallo (un modo elegante per dire che, secondo lui, era “zoppo”).

Dovevamo lavare l’onta, fare a cazzotti. O almeno darci qualche spintone. Volarono anche un paio di frasi del tipo: “Occhio alla penna”, pronunciate dai più sanguigni dei due gruppi (fra noi teramani c’era uno spianatore di montagne come il carissimo Agostino).

Capitolo “moderati”: Alfonso con i pescaresi, io con i teramani. Ci sorridemmo nel bel mezzo della bufera di parole. Tenendoci a debita distanza.
Poi i pescaresi levarono le tende e andarono a mangiare. Non fu versato sangue…

I pescaresi lasciarono sotto l’albero – per dimenticanza – un preziosissimo sottosella lavorato. Era della cavalla (Osiride della Ficora, se la memoria non inciampa) che era arrivata seconda.
Presi quel sottosella e andai al ristorante, dentro il camping che ospitava la manifestazione. Trovai i pescaresi seduti intorno a un tavolo. Chiesi se il sottosella era loro. Una ragazza dolce, Sarita (che pochi minuti prima incrociava di fioretto con Agostino), disse che era il sottosella di Osiride, cavalla di Paolo (che poi sarebbe diventato suo marito). Alfonso sorrise.
Strinsi mani e andai via. Meglio di un armistizio…

Quel giorno, del 1992, ebbi la fortuna di conoscere – il modo in fondo non conta poi molto – persone speciali come Alfonso Giovannangelo, Paolo Torlontano, Sarita Paolini.
Non so se sia vero che le migliori amicizie partono “ad handicap” e cioè guardandosi in cagnesco. Non so se sia una regola fissa.
So soltanto che Alfonso e tutti gli altri ci sono sempre. E sono capaci di gesti sempre “troppo equestri”, rispetto alla bassezza bipede che galoppa ventre a terra (ed essendo bipede, non può che farlo in modo ridicolo).

Grazie Alfonso Giovannangelo, Pescara Jones carissimo che non sei altro. Ti devo un libro, un forte abbraccio… e molto altro.
 
Luca Maggitti
 
Luca Maggitti
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