La Monti Confezioni, fino agli Anni ‘70 del secolo scorso, ha rappresentato il principale serbatoio occupazionale di Roseto.
Erano oltre duemila i dipendenti che varcavano i cancelli dello stabilimento nella zona sud della città, poi riconvertito a zona residenziale e commerciale e di recente oggetto di processo a Teramo, in relazione al Prusst che ha riqualificato la zona.
I fasti di quella fabbrica, che produceva abiti e capi in spalla di qualità, sono stati ricordati sabato scorso al ristorante Hercules, dove hanno deciso di ritrovarsi circa 90 ex dipendenti, in gran parte operai.
L’iniziativa è nata dalle ex operaie Lina Iachini e Liliana Di Tecco, che hanno attivato un circolo virtuoso fatto di telefonate e passa parola, dopo aver saputo che nella vicina Alba Adriatica abitava Giuseppe Marinelli, che oltre 40 anni fa aveva un ruolo dirigenziale nella produzione della fabbrica.
Il pranzo è stato condito dalle lacrime di persone che si sono ritrovate dopo 42 anni, mentre altre, trasferite dopo la diaspora conseguente alla chiusura dello stabilimento rosetano che portò lavoratori sia a Santa Petronilla di Roseto sia a Montesilvano e altrove, non si rivedevano da una ventina d’anni.
Marinelli, ancorché quasi ottuagenario, ha riconosciuto le sue “ragazze” dell’epoca e in qualche caso ha anche centrato le rese che le singole avevano, nel confezionamento di parti degli abiti.
Molto commosso Gabriele Terramani, all’epoca sindacalista ed ex dipendente e poi politico locale, che ha ripercorso le lotte per non far chiudere l’azienda, come quando le giovani operaie scioperarono in blocco sedendosi in mezzo alla ferrovia o quando protestarono bloccando la Strada Statale 16, subendo anche pestaggi da parte di camionisti con percosse e addirittura un braccio rotto.
Il pranzo è diventato un pomeriggio di ricordi di una Roseto che non c’è più e i partecipanti si sono ripromessi di rivedersi, allargando l’elenco degli invitati.