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Venerdì, 29 Marzo 2024 - Ore 14:21 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Serie A2 Est – Roseto Sharks
ROSETO NON SI SPOSTA. APPUNTO.


Riflessioni sull’accordo biennale fra Roseto Sharks e Stella Azzurra Roma.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 16 Giugno 2018 - Ore 16:00

“Non è la più forte delle specie che sopravvive, né la più intelligente, ma quella più reattiva ai cambiamenti”.

(Charles Darwin, 1809-1882, padre della teoria sull’evoluzione delle specie.)


“La lontananza sai e come il vento, che fa dimenticare chi non s’ama...”.

(Domenico Modugno, 1928-1994. La lontananza, 1970, frammento.)


PREMESSA.
Sono nato a Roseto degli Abruzzi il 12 ottobre 1969, in via Seneca. Dove vivo.
Salvo l’anno del servizio militare in Marina (1989), trascorso tra Taranto (1 mese) e Ravenna (11 mesi), non ho mai vissuto altrove. Non lo dico certo per vantarmi, ma è andata così.
Nel 1998 ho fondato www.roseto.com e da 20 anni seguo il basket rosetano, indipendentemente dalla categoria di militanza della prima squadra.
Al basket rosetano ho dedicato buona parte dei miei ultimi 20 anni di lavoro da giornalista sportivo, 3 libri e 4 trasmissioni televisive.
Non dico che sono autorizzato a parlare per questa premessa (tutti sono autorizzati a parlare, restando nel rispetto e nelle regole), dico solo che ne ho viste molte finora, per provare a riflettere sulla storica svolta impressa al basket rosetano.

LA SVOLTA, IN SINTESI.
Il Roseto Sharks ha sottoscritto un accordo biennale con la Stella Azzurra Roma. Provo a riassumerlo, sufficientemente sicuro di ciò che dico.
Le società restano distinte, il titolo sportivo di Serie A2 del Roseto resta ai soci rosetani, non esiste nessun accordo di eventuale prelazione sull’acquisto del titolo al termine del biennio da parte della Stella Azzurra.
A livello pratico, la Stella Azzurra porta metà squadra (i suoi giovani under) al Roseto che non deve pagarli, oltre allo staff tecnico (il coach sarà Germano D’Arcangeli, patron della Stella Azzurra) che si occuperà di costruire la squadra di Serie A2. Inoltre, la società capitolina ci mette un responsabile delle giovanili (Raffaele Rossi), che avrà il compito di organizzare e sviluppare il settore giovanile del Roseto, lavorando secondo il protocollo della Stella Azzurra (che nel 2018 ha perso la finale di Eurolega U18 e ha un florido settore giovanile).
La squadra di Serie A2 del Roseto Sharks si allenerà fino al giovedì a Roma, nelle strutture della Stella Azzurra, per poi arrivare a Roseto il venerdì e giocare le partite normalmente al PalaMaggetti. I costi fino al giovedì per vitto, alloggio e spostamenti sono a carico della Stella Azzurra Roma.
Il Roseto ci mette invece il gruppo dirigente, prende un contributo di circa 200.000 euro per ogni stagione dalla Stella Azzurra e in più risparmia la logistica (appartamenti, vitti, alloggi) per tutti dal lunedì al giovedì. Mal contati, dovremmo parlare di un possibile risparmio per il Roseto che supera i 300.000 euro a stagione.

PERCHÉ QUESTO ACCORDO?
Molti tifosi rosetani si chiedono: perché? Proviamo a dare qualche risposta.
La Stella Azzurra sottoscrive questo accordo perché vuole valorizzare i propri giovani e ritiene il palcoscenico rosetano (Serie A2, piazza storica, molti tifosi), ben più visibile e performante della Serie B (la prima squadra degli stellini è in cadetteria). Per questo è disposta a pagare e assumersi una parte dei costi di gestione della stagione.
Il Roseto Sharks sottoscrive perché, con questi chiari di luna, l’unico modo – attualmente – di andare avanti a fare basket in Serie A2 in una città come Roseto (nel campionato appena passato fra le più piccole realtà in mezzo alle 32 squadre, la più povera di budget e insieme quella con il maggior afflusso di tifosi in rapporto agli abitanti) è ritenuto – dalla proprietà – quello di stringere una partnership con una società romana che non vuole fare la “terza società di Roma” e giocare in un palasport con poche decine di tifosi, ma cerca un palcoscenico importante. E, soprattutto, una società che è disposta a pagare, consentendo così al Roseto di continuare l’opera di “messa in sicurezza” dei conti iniziata da qualche stagione.

IL PROBLEMA DEGLI ALLENAMENTI.
Per alcuni tifosi, che si stanno facendo sentire in città anche mediante striscioni e scritte, il problema è che la società non si allenerà più al PalaMaggetti, bensì nelle strutture della Stella Azzurra a Roma, dove la squadra vivrà fino al giovedì. Insomma: non va bene che la Stella Azzurra “scippi” la squadra al Lido delle Rose.
È un vero problema?
Secondo me l’importante è che la squadra sia di Roseto, il titolo sia di Roseto e a Roseto resti e la squadra giochi con il nome di Roseto al PalaMaggetti di Roseto. Anche perché, senza queste caratteristiche, non sarebbe stata giudicata appetibile dalla Stella Azzurra.
Alcuni tifosi però dicono: così la squadra perde l’identificazione con la città e quel legame forte che è stato importante nelle stagioni più fortunate. Indubbiamente, i giocatori che non “vivono” Roseto tutta la settimana non sentiranno il clima al 100% di una piccola, calda e generosa piazza storica del basket italiano, ma l’importante – e spero che siamo tutti d’accordo su questo – non è mica far sentire il calore nel corso di un allenamento. L’importante è far sentire il calore alla squadra quando la domenica gioca al PalaMaggetti o quando va in trasferta (per chi vuole andarci). Questo conta.
Nelle città più avanzate – intendendo cioè laddove il basket diventa qualcosa di gestito in maniera seria – ormai il palazzetto viene usato soltanto per le partite (per il resto deve aiutare l’economia cittadina e può essere utilizzato anche per altro), mentre la squadra si allena in altri luoghi.
E vogliamo parlare del calcio? La Juventus di Torino si allena a Vinovo (comune della cintura), la Lazio di Roma a Formello, l’Inter di Milano ad Appiano Gentile (comune della provincia di Como). Embè? Ai tifosi deve interessare dove possono allenarsi i giocatori, oppure dove giocano difendendo i colori e una storia secolare?
Qualcuno dice: eh, ma vuoi mettere la pressione che la tifoseria può mettere durante l’allenamento? Davvero? A me sembra – fatti salvi i tempi della Serie A1, quando c’erano centinaia di tifosi agli allenamenti – che oggi agli allenamenti vada un gruppo di pensionati e un pugno di appassionatissimi. E direi che per 40 o 50 persone si può trovare agevolmente un diversivo serale (e che questo non mi pare un problema).
Inoltre: quando i tifosi organizzati hanno parlato alla squadra prima di una partita importante sono andati sempre il venerdì sera. E il venerdì sera la squadra si allenerà a Roseto, quindi possono farlo ancora.

COME TRASFORMARE UN PROBLEMA IN UNA OPPORTUNITÀ.
Se la lontananza della squadra fino al giovedì sera da Roseto è considerato un problema (anche se a me non sembra che i giocatori facessero poi tutta questa vita sociale quando erano a Roseto), la Società potrebbe pensare a realizzare azioni sul territorio mirate alla conoscenza ulteriore del sodalizio, come ad esempio impiegare il sabato mattina per visitare scuole, enti (parchi marini e montani) o sponsor e rinforzare così il legame sul territorio.
Per il resto: ma che ci dobbiamo fare con i giocatori, fuori dal campo di gioco, dal lunedì al giovedì?

LA DIFFICOLTÀ DI ABBRACCIARE IL CAMBIAMENTO.
Il cambiamento fa parte dell’essere umano, ma cambiare è difficile per quasi tutti.
Ricordo a Roseto, nel 1998, una giusta levata di scudi di quasi tutta la tifoseria perché Martinelli avvicendò coach Trullo (che aveva brillantemente condotto la squadra alla promozione in A2 e alla vittoria della Coppa Italia) con coach Melillo. C’erano molti musi lunghi, che diventarono moltissimi quando la squadra degli idoli (Bonaccorsi, Facenda, Gaeta, Meneghin, Coppo, Rizzo, Acunzo) fu smembrata tenendo il solo Busca.
Eppure quel cambiamento portò ai playoff nella stagione 1998/1999 e alla storica e unica promozione in Serie A1 al termine del campionato 1999/2000.
Questo solo per dire: nessuno sa se questo accordo sarà la fortuna del Roseto o la sua rovina, perché solo il tempo darà le risposte.
Le premesse sono incoraggianti o scoraggianti? A me sembra qualcosa di nuovo e lungimirante, quindi spero sia incoraggiante per la vita del Roseto.
Ma, al di là di ciò che io possa pensare, al di là di ciò che pensa una parte di appassionati e tifosi, c’è la realtà dei fatti. E la realtà dei fatti dice che - numeri alla mano – questo accordo oggi è l’unica soluzione per tenere viva la fiammella del basket rosetano di vertice, che altrimenti sarebbe stato venduto fuori Roseto. E allora dico: meglio Roseto a Roseto e i giocatori che si allenano a Roma fino al giovedì, piuttosto che una squadra che deve ripartire dalla C2 o dalla B di qualcun altro.

PERCHÉ ROSETO DOVREBBE ESSERE ORGOGLIOSA...
Secondo me, Roseto degli Abruzzi deve essere orgogliosa – come comunità – del fatto che una società di Roma, la Capitale d’Italia, che è anche un vivaio giovanile di rilevanza internazionale (2° posto all’Eurolega Under 18) paghi per attivare una partnership biennale con il Roseto Sharks, dimostrando di ritenere valido un marchio che per noi di Roseto è storico, ma che fuori da Roseto è difficile poter “vendere”.
Si avvera cioè il senso più profondo di ogni coro della tifoseria: “Roseto numero uno”. Non è forse così?

LE MIE PREOCCUPAZIONI.
Personalmente, ho altre preoccupazioni. Che nulla c’entrano con la logistica e gli allenamenti (scusate, ma chissenefrega!).
Le mie preoccupazioni sono, come credo sia giusto parlando di basket, riconducibili ad aspetti di basket pianificato e giocato. Provo a riassumerle.
LO STAFF TECNICO. Dovrebbe essere integralmente “by Stella Azzurra” ed è logico, visto che la squadra vivrà fino al giovedì in quel progetto e in quel campus. Ma trattandosi di Serie A2, coach D’Arcangeli (guru con i giovani ma esordiente in A2, escludendo la disgraziata mezza stagione a Veroli) e i suoi collaboratori terranno botta? Roseto ha portato fortuna, di recente, al bravo esordiente Emanuele Di Paolantonio: c’è da sperare che la storia si ripeta (anche perché che fai se va male, esoneri un coach che è pure il patron della squadra con cui hai fatto l’accordo?). Oppure c’è da pensare a fornire una sorta di consulente senior per il tecnico esordiente (sempre che egli lo gradisca). Il nome è ovvio, vivendo a Roseto: Phil Melillo. Infine, peccato per lo staff che si perde e che negli anni ha saputo fare molto bene: i tecnici Nando Francani e Danilo Quaglia e il preparatore Domenico Faragalli.
LO STAFF DELLA COMUNICAZIONE. La Stella Azzurra ha un suo staff, ma a Roseto chi fungerà da “ufficiale di collegamento”? Secondo me – anche vista la portata storica dell’accordo e come esso entra nelle dinamiche quotidiane di un posto in cui il basket è il primo sport – ci sarebbe bisogno di qualcosa di più dei comunicati stampa finora scritti da Antonio Norante e diffusi (inappuntabili, per carità, ma “sanno di Notaio” e non aiutano a far innamorare). Sicuri che il team manager Alex Petrilli (laurea, inglese e francese parlati ottimamente oltre l’italiano) e l’addetto stampa Fabio Talamonti siano facilmente rimpiazzabili con professionalità esterne, che nulla conoscono di questo posto dove comunque dovranno quotidianamente operare?
LA SQUADRA. Se lo scorso campionato si è potuto (o, meglio, dovuto) allestire una squadra debole causa mancanza di soldi, quest’anno anche il solo pensiero di un iniziale 0/8 mette i brividi e prefigura rivoluzioni in strada. La squadra va perciò costruita forte. Anche perché se vinci, i problemi dell’allenamento e altre cose laterali e secondarie saranno presto dimenticati mentre se perdi, i problemi si amplificheranno rendendo le cose davvero difficili per squadra e staff. Il primo tassello, ancora non ufficializzato, è Brandon Sherrod: ex amato a Roseto e miglior rimbalzista della A2 Ovest a Scafati lo scorso anno. Posso soltanto augurarmi che Brandon prosegua nel suo percorso di crescita e che – visti i giovani e promettenti stellini, ma pur sempre giovani – ci siano altri giocatori solidi e bravi a fargli da compagnia nel pacchetto dei senior. Certo, questo mercato si sta contraddistinguendo per cifre mai sentite da qualche anno a questa parte: le 3 promozioni e le 5 retrocessioni hanno acceso una miccia pericolosa e giocatori che giocavano per 67.000 euro annui oggi ottengono 100.000, mentre atleti pagati 33.000 oggi strappano biennali da 70.000 + 75.000. Insomma: un bel problema per Roseto, dove l’ottimo under Di Bonaventura lo scorso anno è costato 8.000 e il volitivo Contento 25.000.

IL SISTEMA ROSETO.
Spero che questo accordo biennale produca i suoi effetti. E cioè: miglioramento del settore giovanile rosetano e magari qualche giocatore da portare in prima squadra; bilanci rosetani virtuosi in virtù dei contributi ricevuti; squadra di vertice stabilmente a Roseto senza più problemi (anche perché l’accordo biennale è rinnovabile); Stella Azzurra contenta di aver valorizzato e piazzato in qualche squadrone i suoi atleti più promettenti dopo le due stagioni rosetane.
Se in questi due anni le cose andranno bene, io sogno l’avverarsi di quel “Sistema Roseto” che ormai teorizzo e auspico da qualche anno e cioè l’unione virtuosa e la gestione integrata di: Roseto Sharks di A2; Settore Giovanile; Trofeo Lido delle Rose (il torneo estivo di basket più antico d’Europa e forse del Mondo); Centro Tecnico Federale Permanente di Basket 3X3 (da qualche giorno l’Italia Femminile è Campionessa del Mondo e sarà sport dimostrativo alle Olimpiadi di Tokyo 2020) e Museo del Basket all’interno del PalaMaggetti (trasformabile e implementabile a Università del Basket, come teorizzato decenni fa dal Colonnello Aldo Anastasi).
 
SOGNO E REALTÀ.
SOGNO. La squadra del Roseto Sharks allenata da un rosetano da 10 generazioni (anche se non ne esistono in natura, essendo Roseto degli Abruzzi stata fondata nel 1860), 10 rosetani doc in squadra, timeout in dialetto rosetano, sponsor tutti rosetani, 5.000 abbonati e quindi biglietteria chiusa perché ogni partita è esaurita da inizio campionato (a prescindere dalla categoria).
REALTÀ. Città di 25.000 abitanti che non potrebbe permettersi l’attuale basket di A2 e che finora c’è riuscita grazie al sacrificio di tanti imprenditori che non meritano fischi bensì elogi e grazie a una tifoseria con pochi eguali in Italia e nel Mondo. E che per andare avanti deve trovare soluzioni anche originali e strane come quella dell’accordo biennale con la Stella Azzurra.
Nella vita, bisogna fare i conti con la realtà.

ROSETANI DOC E DI ADOZIONE.
Nell’ultimo secolo, di rosetani doc che hanno avuto l’onore e l’onere di guidare il basket cittadino abbiamo avuto Aldo Anastasi (nato a Montepagano nel 1910, come mi ha detto Mario Giunco), Romano Chiappini e Domenico Alcini. Fra i primi tre, importanti, che ricordo.
Poi però Giovanni Giunco era di Campli e aveva fatto grandi cose in Lombardia. Michele Martinelli è romano. Enzo Amadio è pescarese. E, che piaccia o no, è a questi tre uomini – uniti a Domenico Alcini – che è legata la pagina più gloriosa del basket rosetano che ha più di un secolo di storia.
Grazie a Daniele Cimorosi, Ettore Cianchetti e Peppe Di Sante – altri 3 rosetani doc – il basket è rinato dalla C2 nel 2009/2010 e oggi siamo qui a parlarne.
Questi sono i fatti: rosetani doc e forestieri (rosetani di adozione), insieme, hanno fatto grande il basket rosetano nel corso di oltre un secolo (e mi scuso per i cognomi che ho omesso di chi ha dato il proprio apporto). Io spero che la storia continui.

Forza Roseto!

Luca Maggitti
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