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Opera a Roseto degli Abruzzi
L’ATTUALISSIMA FAVOLA DI CENERENTOLA: PARLANO I PROTAGONISTI.
Durante le prove al Palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi.

Durante le prove al Palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi.

Artisti dalla Corea del Sud, Roma, Lecce, Pescara, Lanciano e Scafa. Le interviste a regista e cantanti dello spettacolo che andrà in scena venerdì 27 luglio alla Villa Comunale.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 24 Luglio 2018 - Ore 11:45

Venerdì 27 luglio 2018 alle ore 21.30, il teatro all’aperto della Villa Comunale riapre per la messa in scena de “La Cenerentola”, melodramma giocoso di Gioachino Rossini su libretto di Jacopo Ferretti.  L’opera prevede la partecipazione di oltre 50 artisti fra orchestra, coro, solisti, clavicembalista, pianista accompagnatrice e regista.

Da oggi pomeriggio, martedì 24 luglio 2018, le prove si svolgono a Scerne di Pineto, all’interno del Centro Studi Madre Ester, per la prima giornata di prove con l’orchestra e tutto il cast. Manfredo Di Crescenzo, concertatore e direttore d'orchestra dell’opera, invita tutti gli appassionati a seguire le prove che saranno aperte al pubblico (oggi dalle 14.30 alle 20.30), così come la prova generale della vigilia che si terrà alla Villa Comunale.

Ieri, siamo andati a curiosare al palazzo del Mare di Roseto degli Abruzzi, durante le prove, intervistando il regista e i cantanti.

Tonino Simonetti, regista dell’opera, condivide con noi le sue note, sottolineando che la messa in scena è focalizzata sulla solitudine e la tristezza di Cenerentola, con una lettura in chiave moderna dove non manca il lieto fine. È uno spettacolo pop, innanzitutto per le musiche, perché, come chiosa il regista: «Gioachino Rossini era il musicista più pop della sua epoca ed è sempre attuale, oltre ad essere stato un compositore super modero, per i ritmi molto avanti per l’epoca. Abbiamo colto tutti i suoi aspetti, cercando di trasferirli in questo spettacolo». Simonetti spiega ulteriormente: «Nel nostro allestimento, si “rovescia” il concetto dell’affermazione raggiunta solo nella sofferenza, stabilendo invece una stretta relazione e una sintonia con la sensibilità, le conquiste sociali e personali, “l’aria” del nostro tempo. L’essenza della storia rimane, anche se la fata madrina diventa una specie di mago Alidoro. Non ci sono però le zucche, né i topi disneyani. Invece della pantofola di vetro, c’è un bracciale». Infine, sulla figura della protagonista, il regista conclude: «Cenerentola è una giovane più vicina al mondo reale, non più una vittima ma una donna. Seppure ancora subordinata rispetto al patrigno e alle due perfide sorellastre, personaggi deliziosamente comici, conserva intatta la sua trasognata dolcezza, la grazia, il fascino e l’idealismo adatti al ruolo. Qualità che condurranno al lieto fine».

Dopo il regista, abbiamo avuto il piacere (sentirsi rispondere con voci bellissime è un gradito “plus”) di intervistare i protagonisti. Eccoli.

Isabella Amati (contralto) nel ruolo di Cenerentola, da Roma.
«Cenerentola, per me, oltre che la bontà in trionfo – come recita il titolo dell’opera – è un miracolo di equilibrio psicologico. Lei ha una forza psichica non comune, perché dall’opera si evince che le vessazioni alle quali è stata sottoposta sono iniziate quando lei era molto piccola. Tanto è vero che Cenerentola, interrogata da Don Ramiro travestito da servitore che le chiede: “Chi siete?”, risponde: “Io non lo so”. Una risposta che riassume il travaglio di una ragazzina che in tenerissima età  vede la madre, rimasta vedova, risposarsi e poi – con la madre morta – diventare lei stessa praticamente la madre delle due sorellastre che la trattano come una serva, senza che lei possa avere coscienza del suo ruolo, senza potersi ribellare come farebbe una figlia maggiore che reclama il patrimonio. Lei, vessata fin da piccolissima, non è stata in grado di opporre resistenza. Quindi, una personalità meno forte e psichicamente strutturata sarebbe crollata, impazzita. Cenerentola no, anzi. Nel dire: “Io al trono salgo e voglio starvi maggior del trono” dimostra quanto lei  abbia una concezione alta di se stessa. Cioè lei non vale perché sta sul trono, ma vale come persona. E il suo affermare: “Sarà mia vendetta il mio perdono” è la prova di una mente valida e una personalità forte, che si può permettere di esercitare la forza perdonando».

Alessandro Pento (baritono) nel ruolo di Don Magnifico, da Scafa.
«È uno dei ruoli più importanti, nella figura rossiniana dei buffi. Ho il ruolo del cattivo che vessa Cenerentola e vizia, aiutandole, le sorellastre Clorinda e Tisbe. Ne viene fuori una figura maliziosa nei confronti di Cenerentola. Nei ruoli da buffo, questo secondo me è completissimo».

Federico Buttazzo (tenore) nel ruolo di Don Ramiro, da  Lecce.
«Interpreto il principe ed è un ruolo che mi piace tanto perché non è il solito principe azzurro estatico, innamorato e basta. No, lui vuole essere certo che la donna che sposerà sarà una brava ragazza e non si ferma alla bellezza, tanto che organizza con Dandini il travestimento per appurare l’anima delle ragazze. Ed è coerente fino alla fine, perché disprezza fino alla penultima pagina le sorellastre di Cenerentola che si sono comportare male per tutta l’opera. Dal punto di vista vocale è un bel personaggio: una bella sfida che dà tante soddisfazioni».

Min Ji Kang (soprano) nel ruolo di Clorinda, dalla Corea del Sud.
«Sono la sorella maggiore di Cenerentola, Clorinda, che è convinta di poter vincere questa gara e sposare il principe senza amore. Non le interessa l’amore, lei cerca solo potere e soldi.  Ed è convinta di poterci arrivare, proprio come succede nei nostri giorni».

Laura Surricchio (mezzo soprano) nel ruolo di Tisbe, da Pescara.
«Io sono Tisbe. Insieme a Clorinda, siamo le figlie di secondo letto di Don Magnifico e abbiamo ancora bisogno del papà, visto che a livello caratteriale siamo un po’ deboli. Per questo motivo ci appelliamo a questo principe dell’opera e cerchiamo di fiondarci sul potere e su quello che, in realtà, alla fine non è altro che un fumo».

Vittorio Prudente (basso) nel ruolo di Alidoro, da Lanciano.
«Il ruolo di Alidoro è quello che – nella fiaba  che tutti consociamo – è della fatina. Lui è questa figura umana, ma anche non umana, che governa un po’ tutto quel che succede nell’opera. Infatti, si presenta in casa di Don Magnifico travestito da servitore, vede come viene trattato dalle tre sorelle, capisce che una delle tre ha un cuore diverso dalle altre e decide di aiutarla. Quindi comincia a macchinare tutto un percorso, affinché il principe venga indirizzato verso la scelta di Cenerentola. Alla fine, compiaciuto, conclude l’opera dicendo che tutte le sue intenzioni sono state accolte dal cielo, dal destino».

Hyunmo Cho (baritono) nel ruolo di Dandini, dalla Corea del Sud.
«Ho il ruolo di Dandini, che è un cameriere del principe e fa finta di essere il principe, mentre il principe fa finta di essere il cameriere. C’è questo scambio di ruoli e Dandini tiene il gioco a Don Ramiro, che così può scegliere meglio la donna da sposare. Dandini prende in giro i personaggi dell’opera, compreso il principe. La sua caratteristica è di esagerare alcuni atteggiamenti per sembrare nobile».

Luca Maggitti
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