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Danza classica
BENEDETTA MONTEFIORE: UNA STELLA ROSETANA ALLA SCALA.
Benedetta Montefiore interpreta ‘Tarantella’.
[Benedetta Folena]


Benedetta Montefiore in allenamento alla sbarra.
[Pierluigi Abbondanza]


Benedetta Montefiore durante le prove di uno spettacolo.
[Silvia Montefiore]


Intervista alla ballerina ventunenne, che dopo aver studiato all’Accademia Teatro alla Scala ha lavorato con il Béjart Ballet in Svizzera e oggi è tornata a Milano.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 19 Agosto 2018 - Ore 12:00

Fra le eccellenze che compongono l’immaginaria brigata dei “Rosetani buoni per il Mondo”, capitanata dal cantante del Volo Gianluca Ginoble (c’è poi il calciatore Jacopo Dezi, insieme a numerosi altri professionisti che si fanno onore in vari campi) c’è una ballerina di danza classica che fa onore al Lido delle Rose danzando nei teatri più prestigiosi del mondo.

Si chiama Benedetta Montefiore, ha 21 anni e già una esperienza significativa alle spalle, essendosi formata alla prestigiosa Accademia Teatro alla Scala dove ha esordito, prima di una esperienza all’altrettanto importante “Béjart Ballet” a Losanna, in Svizzera, per poi tornare alla “alma mater”, rientrando fra i ranghi del corpo di ballo Scaligero.

Le abbiamo fatto questa intervista, per conoscerla e farla conoscere.

Benedetta, hai una famiglia numerosa che è una eccezione per i nostri tempi, giusto?
«Sì. Mamma Cinzia e papà Benedetto, il fratello maggiore Gianluigi e la sorella più piccola Silvia».

Quindi trasferirti all’Accademia della Scala deve essere stata una scelta dura...
«Sì. Mi sono  trasferita a Milano all'inizio della prima media, quindi a 11 anni. Il ciclo di studi in Accademia è durato 8 anni: alla fine di ogni anno accademico ho tenuto un esame per passare all’anno successivo. E, anche se ormai ho terminato la scuola di ballo, non smetterò mai di imparare e dunque di studiare ogni giorno».

Qual è stata la molla a farti decidere, così giovane, per un futuro così impegnativo?
«La danza è sempre stata un mondo che mi ha incuriosito e affascinato moltissimo, ma  probabilmente ha contribuito anche un pizzico di incoscienza».

Hai mai pensato, durante gli 8 anni del corso, di barattare la fatica quotidiana con un’avventura televisiva, magari nel campo dei talent?
«No, mai. Riconosco che i talent sono un’ottima vetrina e possono darti molta visibilità, ma ho sempre preferito il mondo del teatro perché ha una dimensione più intima e un maggior contatto con il pubblico. E poi è come la mia seconda casa: è dove sono cresciuta»

Quali “armi” hai dovuto avere per farcela? Passione, spirito di sacrificio, determinazione o cos’altro?
«Tutte quelle che hai detto, unite a una grande voglia di andare avanti e migliorarmi sempre. Naturalmente, non è sempre stato facile vivere lontano da casa senza la spensieratezza che di solito hanno gli adolescenti, ma io ho sempre avuto chiaro il mio obiettivo».

La tua ballerina preferita e di riferimento?
«Non ho mai avuto una sola ballerina di riferimento, perché cerco sempre di prendere il meglio sia dagli insegnanti avuti in Accademia – che sono stati dei ballerini affermati – sia dai colleghi con cui ho avuto il piacere di studiare e lavorare. Da sempre mi ha affascinato molto di più assistere alla preparazione di uno spettacolo, quindi vedere come giorno dopo giorno ogni ballerino studia un ruolo per poterlo interpretare al meglio per poi vederlo in scena, piuttosto che guardare il balletto direttamente perfetto per il pubblico. Mi piace molto pensare a cosa c'è dietro ogni cosa, non solo  nella danza. Forse è per quello che ho sempre preferito, passo dopo passo, ammirare e “rubare” qualcosa agli altri ballerini che mi circondano, invece che guardarmi dei video su YouTube».

Lo spettacolo interpretato del quale hai il ricordo più bello, finora?
«Probabilmente “Shock”, il primo progetto a cui ho preso parte quando avevo 11 anni, insieme ad alcuni ballerini del corpo di ballo della Scala che attualmente sono dei miei colleghi... cosa che ogni volta ci fa effetto pensare. Più recentemente, invece, ho avuto il piacere di portare sulla scena del Teatro alla Scala la “Tarantella” di George Balanchine: un passo a due di elevata difficoltà tecnica e forte carisma. È stato un lavoro molto impegnativo, ma che mi ha dato grosse soddisfazioni anche perché amo questo coreografo e il suo stile. I suoi balletti sono delle sfide contro l’impossibile, ma le emozioni che ti fanno provare sono indescrivibili».

Dalla Scala al Béjart Ballet: da un mito all’altro. Hai fatto un’audizione o come è capitato?
«Ho voluto darmi altre opportunità, orientandomi su un altro stile, quello di Bejart, e cosi ho partecipato all'audizione per entrare al “Bejart ballet Lausanne”, che mi ha offerto un contratto di lavoro e la possibilità di portare la danza sui palcoscenici di tutto il mondo. Abbiamo iniziato con una tournée a Tel Aviv, poi Dubai, San Pietroburgo, Libano, Asia e gran parte dell'Europa. È stata una bella esperienza, che mi ha fatto capire in quale direzione voglio andare».

Torniamo ai lunghi anni di gavetta. Quante ore ballavi e quante studiavi?
«Per  i primi quattro anni sono stata nel convitto interno all’Accademia. Negli anni successi, prima in una casa famiglia, poi con una mia amica e mio fratello e, per gli ultimi due anni, con mio fratello. Durante le scuole medie, la mattina andavo a scuola e nel pomeriggio danzavo in Accademia. Nei 5 anni successivi, la mattina fino alle 15 ero in Accademia e nel pomeriggio fino alle 21 e 30  frequentavo, insieme ai miei compagni di corso, il liceo linguistico. Durante gli anni, le ore e l’impegno da dedicare alla danza sono stati sempre maggiori».

Oggi sei tornata alla Scala di Milano e sei una giovane professionista. Qual è la tua “giornata tipo”?
«La “giornata tipo” di una ballerina inizia presto. Una volta in teatro, come ogni mattina mi metto alla sbarra. Poi, finita la lezione di danza classica, tutta la compagnia partecipa alle prove per lo spettacolo in preparazione. Secondo calendario, la sera siamo impegnati con le rappresentazioni, altrimenti io amo passare il mio tempo libero in tranquillità, in compagnia del mio ragazzo e dei miei amici spostando i pensieri al di là della danza, anche se è quasi impossibile».

Quali sono i tuoi prossimi impegni professionali?
«Da metà agosto il calendario prevede la ripresa del lavoro, con la preparazione dei balletti “Giselle” e “Don Quixote” che porteremo in scena nella prossima tournée in Cina, nel mese di settembre, e in Australia, nel mese di novembre. Poi rientreremo a Milano per continuare la programmazione del calendario Scaligero».

Salutiamoci con un pensiero sulla nostra amata Roseto degli Abruzzi. Giri il mondo e raccogli applausi e soddisfazioni, ma il “Lido delle Rose” ti manca?
«Milano mi ha dato l’opportunità di crescere e lavorare ed è in questa città che vedo il mio futuro, ma se penso alla mia casa penso sicuramente a Roseto. E poi a Milano non c’è il mare».

Luca Maggitti
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