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Giovedì, 28 Marzo 2024 - Ore 13:32 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Uomini che fanno imprese [Giannicola De Antoniis Bacchetta]
LUIGI ALESSI
Luigi Alessi.

Luigi Alessi con il fratello Tiberio.

Giannicola De Antoniis e Luigi Alessi.

Giannicola De Antoniis Bacchetta, business coach rosetano, intervista imprenditori e liberi professionisti che hanno avuto successo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 26 Settembre 2018 - Ore 12:15

Oggi con noi Luigi Alessi, Artigiano di fama mondiale nell'ambito della tappezzeria, per il quinto appuntamento con “uomini che fanno imprese”.

Ci tengo a precisare che queste interviste non servono per far emergere, incensare o adulare il personaggio di turno ma per dar loro la possibilità di essere utili. Ci offrono spunti pratici e pensieri interessanti per dar forma ad un futuro migliore, per chi sa e vuole approfittarne, attraverso questa memoria scritta.

Niente è più interessante del modello mentale, dei pensieri, dei presupposti, delle credenze, della visione di persone che ce l’hanno fatta, di imprenditori innovativi, di liberi professionisti all’avanguardia che si raccontano con il loro personale modo di esprimersi, con il loro singolare linguaggio.

Perché, alla fine, l’elemento indispensabile è sempre lo stesso: le Persone.
E nessuno dovrebbe mai fare l’errore di preferire un oggetto ad una bella conversazione…

Per tutto questo ringrazio Luca Maggitti, perché senza di lui tutto questo non si sarebbe realizzato.

Ognuno come può…
Abbi Gioia!


Giannicola De Antoniis
Business Coach


PS - Alla fine, trovi il link per vedere il video integrale dell’intervista e in più puoi scaricare un micro-report speciale in omaggio che ti aiuta nel tuo Business

G: nuovo appuntamento con “uomini che fanno imprese”. Oggi ho l'onore di avere con me Luigi Alessi, numero uno al mondo nel suo settore! Se fino ad oggi abbiamo parlato di imprenditori e uomini che fanno business, liberi professionisti con il loro fascino e la loro dimensione, a dire la verità una persona come Luigi non ho mai avuto il piacere di intervistarla. E se oggi, come al solito diamo consigli a chi ci ascolta, una piccola introduzione la voglio fare perché Luigi, nel suo settore, è un po' come parlare di Moto Guzzi o Ducati tra le moto, di Lamborghini e Ferrari tra le auto o come di Valentino e Gucci nella moda.
Con le sue mani, con la sua testa e con il suo cuore riesce a portare il made in Italy all’estero, conosciuto in tutto il mondo. Quindi fatta questa introduzione ti chiedo di raccontare a me e a chi ci ascolta di che cosa ti occupi.
L: intanto buongiorno a tutti, diciamo che abbiamo un po' esagerato, sicuramente non siamo al livello di Valentino e di Ducati, né di Guzzi, né di Ferrari e nemmeno di Lamborghini però siamo un’azienda artigianale che progetta e produce pezzi di tappezzeria artigianale con metodo tradizionale, per cui con materiali naturali e con le antiche tradizioni e conservando le antiche tecniche di lavorazione. Facciamo tende, poltrone, parati al muro, moquette, che è poi l'arredamento della casa.

G: questa scelta di mantenere la tradizione quanto ha premiato la vostra attività?
L: al momento tanto. Se facciamo il conto delle imprese simili alla nostra che nell'arco degli ultimi vent'anni sono sparite perché si sono messe in competizione con un prodotto industriale, presumibilmente penso sia stata la scelta giusta, quello che ha premiato.
Mantenere uno standard qualitativo alto per una lavorazione tradizionale e fare un prodotto particolare, diverso da quello che propone l’industria è molto impegnativo ma la differenza è tutta lì.


G: mi dicevi che la tua non è un'attività che hai iniziato tu, è un'attività che si perdere negli anni…
L: sono 75 anni che ci occupiamo di tappezzeria per cui partiamo da nonno, da papà.

G: quali sono i consigli che ancora oggi tu metti in pratica nella tua attività, visto che si tratta di una tecnica tradizionale, che derivano direttamente dagli insegnamenti di nonno e di papà?
L: beh diciamo che di consigli ce ne sono tantissimi, man mano che si lavora uno riesamina continuamente tutto quello che c'è stato detto in precedenza dalle generazioni precedenti, ma se dovessimo fare una spremuta, un riassunto di quello che ricordo di mio nonno è che lui diceva: “noi facciamo un prodotto di alta qualità e nel nostro settore fanno parte personaggi importanti e i ricchi sono capricciosi e noi siamo qui per servire i ricchi… quindi fattene una ragione e stai appresso ai loro capricci!”
Di mio padre, invece, ricordo più consigli tecnici per cui quello che mi rimane sempre in mente è che alla base di tutti lavori che si iniziano a fare e che si fanno quotidianamente c’è un insegnamento di base che risponde ad una domanda. Io tante volte chiedevo: "ma qui come devo fare, come deve essere portata avanti questa lavorazione?" E lui mi guardava e mi diceva: “hai la testa per ragionare, non devi perdere mai di vista l'obiettivo, devi sapere come deve essere questo prodotto finito, devi trovare col mestiere, con la creatività e con il tuo ingegno il sistema per farlo come ce l'hai in testa”, per cui non c'è un sistema di lavorazione, ma c'è un prodotto finito che tu devi avere, in testa e devi fare il tipo di lavorazione che serve per arrivare ad avere quel prodotto, e questo è valido tantissime volte nell'arco della giornata, non solo durante il lavoro. Non bisogna mai perdere di vista l'obiettivo principale e dobbiamo impegnarci sempre a trovare il sistema per arrivarci!
Ogni giorno ce n'è uno diverso quindi non può mai essere lo stesso.
Noi facciamo produzione di pezzi unici e praticamente è una sfida e un nuovo insegnamento di continuo, ad esempio se parliamo di divani non c'è un sistema per fare tutti divani uguali, quello accade nelle industrie, e ogni divano ha una propria interpretazione, un sistema di lavorazione e una tecnica per portarlo alla conclusione che è diversa da quello precedente e questa è la parte bella del nostro lavoro perché non è mai ripetitivo.


G: qual è la differenza che fa la differenza? Tu hai parlato prima di divani, quindi facciamo un esempio tra quello che è un pezzo artigianale come lo potete produrre solo voi, quindi unico, e i pezzi di grandi produzioni come quelli che oggi si sentono tanto in televisione, quelli industriali, quelli che parlano di qualità e artigianato, quelli che sono la maggior parte in commercio.
L: le differenze, e non parliamo di qualità e di materiali perché sarebbe un discorso molto lungo, ma la differenza di base è intanto il cuore e la passione che uno mette in un pezzo unico. Ovviamente un pezzo di produzione di serie è uguale agli altri 5000 e non avrebbe sicuramente niente da raccontare, nessuna storia.
Come riconoscerli? Già dal momento in cui parliamo di modello, quando entriamo in un negozio, ci viene proposto il tipo A o B e questo presuppone che ci sia una lavorazione di serie per cui io faccio 10.000 modelli A, 5.000 modelli B e questo è un prodotto di serie. Facile! Il nostro prodotto invece è un prodotto che non ha un modello A o B perché sarebbe modello “UNICO” quindi un solo modello: il TUO!

G: quindi, per capire, io vengo in negozio e il divano lo scelgo per come lo voglio io, addirittura mi dicevi anche per le dimensioni…
L: le dimensioni, le linee, le dimensioni ergonomiche, per esempio una persona alta 1 metro e 90 avrà un divano diverso da una persona alta 1 metro e 70.

G: e allora scopriamo le carte: all’interno di un divano artigianale cosa c'è di diverso rispetto ad un divano industriale?
L: il divano artigianale nasce, brevemente, con una cinghiatura di iuta su cui viene cucito e disteso un letto di molle di acciaio, su quest'ultima c'è una prima imbottitura di fibra di cocco e una seconda imbottitura di crine di cavallo che sono due materiali traspiranti e non allergici.  Sopra l’imbottitura di crine di cavallo c'è un sottofondo di ovatta di cotone prima della stesura del tessuto.
Il prodotto industriale ha al suo interno uno schiumato di gommapiuma. È uno stampo prodotto in migliaia di pezzi e il gioco è fatto, per cui questo serve per contenere i costi, molto economici, lavorazioni ridotte a manodopera quasi zero provenienti, nella maggior parte dei casi, da paesi asiatici (Cina in particolare) e materiali oltretutto non controllati come lo sono in Italia.

G: come dicevi prima, hai a che fare con clienti di livello sociale molto alto, persone famose e ricchissime, allora la domanda che mi viene è questa: visto che ognuno può chiederti di assecondare la propria fantasia, nella creazione di un divano, di una sedia, un letto, etc… quali sono le richieste più curiose e bizzarre che vi sono state fatte?
L: dobbiamo dire che nel 90% dei casi I nostri clienti sono persone di alto livello ma comunque sempre con i piedi per terra. Quelli che facciamo sono prodotti destinati a durare molti anni per cui c'è sempre un'attenzione a fare un pezzo che non sia di moda oggi ma tra qualche anno ti ha stancato e diciamo che tendenzialmente siamo più rivolti ad una produzione di oggetti con linee classiche e tradizionali ma ogni tanto c'è il cliente che esce è un po' fuori dalle righe.
Ad esempio personaggi dell’alta moda italiana che ti chiedono divani fatti di velluto di tigre piuttosto che di zebra o comunque cose stranissime e particolari, le attrici che pensano sempre al letto tondo (non s’è ancora capito il motivo!), però diciamo che ognuno di questi lavori è una nuova avventura che si presenta sempre in maniera diversa perché quel pezzo lì non lo hai mai fatto prima. È ovviamente è un piacere, ogni richiesta è una sorta di sfida con noi stessi e vogliamo vedere se riusciamo a soddisfare anche quel cliente.

G: questo che dici è molto bello, nel senso che è anche un bell’insegnamento per chi ci ascolta. Il fatto di essere sempre alla ricerca di una nuova sfida da affrontare per trovare il sistema di risolverlo su oggetti mai fatti prima.
L: ogni elemento, ogni lavoro che si fa, viene progettato partendo dall’inizio, dal disegno, perché se sono diverse le forme tutto deve essere pensato diversamente, dal modo di costruzione della forma in legno in poi. Bisogna ogni volta fare tutto daccapo che è poi il bello di questo lavoro.

G: oggi è stato smarrito anche il lato "romantico" delle attività, cioè oggi è tutto molto scandito dai tempi, dalle procedure e da procedure standardizzate invece quello che stai dicendo tu è completamente differente e perciò la domanda che ti pongo è la seguente: "se qualcuno volesse iniziare un'attività artigianale, qual è il consiglio che tu ti senti di dare?"
L: beh, quello che ci diciamo ogni mattina io mio fratello che è poi quello che ci tiene in piedi oggi: di mantenere altissimo il livello qualitativo e di fare un prodotto che non sia confondibile con un prodotto industriale. Bisogna differenziarsi completamente dalle proposte commerciali di qualsiasi produzione di serie, credo che sia l'unica maniera per un artigiano che vuole proseguire nel tempo la sua attività. Ogni volta che vado da un cliente io non mi posso preparare, quando busso alla porta e il cliente mi apre lui mi dirà qual è la sua esigenza e io devo risolverla in quell'istante poiché non è possibile prepararsi nulla non avendo un catalogo e non sapendo la richiesta che il cliente farà. È come una sorta di appuntamento al buio.

G: Luigi, negli ultimi vent'anni com'è cambiato il mercato?
L: diciamo che negli ultimi vent'anni il numero dei clienti si è notevolmente ridotto. Ovviamente queste produzioni industriali hanno portato via una fascia di mercato media incrementando invece la fascia più alta. Quindi è diminuito il numero dei clienti però è aumentata la richiesta dell'alta qualità: rimaniamo con gli stessi numeri di fatturato facendo un lavoro di pezzi in numero inferiore.

G: tuo nonno ti diceva che i ricchi erano capricciosi, è cambiato qualcosa o le caratteristiche di questi clienti sono rimaste le stesse? Cosa chiedevano prima e cosa oggi?
L: non è cambiato niente ma il capriccioso lo dobbiamo virgolettare, non si parla di capriccio, si parla di esigenza. I clienti hanno richieste ben precise, sanno bene quello che vogliono e sanno soprattutto cosa stanno comprando e questa è una cosa che a noi fa un enorme piacere. Cioè quando si tratta con delle persone che effettivamente stanno apprezzando quello che chiedono; vogliono qualcosa di particolare che è poi quello che dobbiamo offrire, per questo mio nonno mi diceva che i clienti sono capricciosi ma noi dobbiamo comunque servirli. Tanto è vero questo che se non fossero capricciosi ed esigenti troverebbero soddisfazione e gradimento in qualsiasi altra proposta commerciale  e noi non esisteremmo più.

G: qual è stato il tuo errore più grande mai commesso in ambito lavorativo? Questa è una domanda che faccio sempre agli ospiti di “uomini che fanno imprese” perché mi piace vedere, oltre alla vetrina dei nostri ospiti, anche la “pattumiera”, cosa c'è dietro, cioè l'esperienza di un grave errore con un cliente o sul lavoro.
L: nell'arco di tanti anni sono innumerevoli gli errori commessi ma una volta mi sono trovato di fronte ad un cliente che aveva scelto un tessuto molto costoso (500.000 lire al metro alla fine degli anni ‘80) per il rifacimento di un suo piccolo divano di antiquariato per cui bisognava ripristinarlo, rimettere a nuovo con questo velluto. Il divanetto, terminato, era veramente molto bello e il cliente, innamorato di quel velluto, mi richiamò anni dopo per fare un tenda con lo stesso tessuto di quel piccolo divano. Ovviamente il metraggio di una tenda è molto più grande (sul divanetto era limitato a 4-5 metri e il metraggio della tenda era invece intorno ai 20). Quando andai a ordinare il tessuto dal mio fornitore, nel giro di due anni, questo tessuto era aumentato da 500.000 lire a quasi 900.000. Io rimasi un po' allibito e cercai delle alternative da proporre al cliente per non far sembrare la spesa troppo eccessiva, perciò mi  misi alla ricerca e trovai dei velluti per proporglieli come alternativa.
La risposta del cliente fu:"ma c’è stata qualche volta che non ti ho pagato il conto? Io voglio quel tessuto qualsiasi sia il suo costo!”
Io sono diventato rosso come il velluto che stavo proponendo ma la preziosa lezione imparata, da quel momento, è stata che non bisogna mai pensare al posto del cliente ma ascoltarlo attentamente ed essere in grado di accontentare le sue richieste.

G: Luigi tu sei una persona modesta e questo ti fa onore, quindi lo dico io a posto tuo che c'è la tua mano, il tuo stile in posti unici al mondo come Castel Sant'Angelo a Roma, per citarne uno. Ci vuoi dire per quale motivo la lavorazione Alessi è arrivata fino alla stanza del Papa a Castel Sant’Angelo?
L: abbiamo una vasta scelta di tessuti pregiati per cui possiamo lavorare oggetti di antiquariato con estrema facilità e siamo ovviamente a conoscenza delle tecniche di lavorazione antiche per cui quando si tratta di fare recuperi, restauri, ripristini e bisogna lavorare gli oggetti con gli stessi metodi di lavorazione di come sono stati prodotti, diventiamo la scelta obbligata per il committente.

G: cioè quindi se si parla di una sedia del 1600 cosa bisogna fare? Quali materiali dell’epoca bisogna utilizzare?
L: se parliamo di restauro della parte lignea bisogna fare attenzione agli incollaggi perché le colle non sono tutte uguali ma bisogna utilizzare la colla con gli ingredienti del tempo: una colla sbagliata infatti potrebbe irrimediabilmente deteriorare l’oggetto. Bisogna quindi lavorare con testa e mestiere.
Tra i lavori fatti a Castel Sant’Angelo, nella camera di papa Paolo III, abbiamo anche montato dalle tende sul letto a baldacchino dove suggerii di appenderle, nonostante la soprintendenza ai beni culturali mi avessero ordinato di montare dei bastoni a muro, con un sistema particolare di mia invenzione, sull'infisso (che era di nuova produzione, ovviamente, non originale dell’epoca). Tutto questo per salvaguardare il muro sul quale c’e un affresco di inestimabile valore. Non mi sarei mai permesso di bucare quella meraviglia!
Per cui bisogna prestare attenzione alle tante soluzioni che si possono adottare per conservare integro il valore degli oggetti che si hanno tra le mani e che ci offrono l’onore di sistemare.

G: stiamo parlando con il numero uno al mondo, senza dubbio! Mi trovo anche in difficoltà a parlare con te per via dell’unicità della tua attività. Tutto quello che fai è unico e irripetibile e quindi stiamo parlando della Singolarità fatta sostanza, allo stato puro…
L: è così, anche se un pezzo fosse ripetuto (non è mai capitato) non sarebbe mai uguale per dimensioni, tessuto, altezza, profondità, etc… In più, tutto quello che c’è di bello nel nostro lavoro non si vede! Nel senso che è sotto il tessuto. L’arte è tutta lì sotto e infatti fotografiamo passo passo tutti i passaggi e alla fine offriamo un libro ai nostri clienti con la lavorazione dall’inizio alla fine, garantita a vita, che abbiamo messo in atto per realizzare il loro pezzo.

G: e allora, per chiudere, dove va o dove sta andando l'artigianato?
L: bella domanda. All'estero? Probabilmente il nostro artigianato, se riusciamo a salvaguardarlo e a salvarlo da questi ultimi anni, probabilmente troverà più sfogo verso Paesi esteri piuttosto che in Italia. Qui devo dire che i nostri “bravi governanti” ci hanno dato una mano per far sì che ciò accadesse! In Italia non siamo più apprezzati e tanti nostri clienti, per conoscenza diretta e/o per loro spostamenti, ci fanno fare lavori all’estero. Perciò al di fuori della nostra nazione siamo più apprezzati di quanto non siamo in casa, e purtroppo questo è un lato negativo e triste.

G: va bene Luigi è stato un onore e un piacere averti qui con noi e ti ringrazio per i preziosi consigli.
L: Grazie a voi.

www.giannicoladeantoniis.com
Il video dell’intervista lo trovi su
https://www.singolarmente.net/rosetocom-luigi-alessi/

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