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Musica
DI JORIO E LE MUSICHE PER BANDA


Antonio Di Jorio.

Atteso concerto nel Teatro Comunale di Atri, sabato 29 dicembre 2018 alle 17.30, e a seguire alla chiesa di Scerne di Pineto.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 26 Dicembre 2018 - Ore 11:45

Sabato 29 dicembre 2018, alle ore 17.30, il Teatro Comunale di Atri ospiterà un interessante concerto con le musiche originali per banda di Antonio Di Jorio, ritrovate recentemente nell’omonimo Archivio Musicale del Comune di Atri.

Il Concerto Bandistico di Casoli di Atri, diretto dal Maestro atriano Concezio Leonzi, proporrà in anteprima al pubblico e alla critica tutte le composizioni che sono state incise in un Cd di prossima pubblicazione.

Le opere musicali di Antonio Di Jorio (1890-1981), il compositore abruzzese celebre soprattutto per la sua produzione dedicata all’Abruzzo, da qualche decennio sono oggetto di una continua attività divulgativa promossa principalmente dall’Archivio musicale a lui intitolato, che ha sede nell’ottocentesco Teatro Comunale di Atri.

La collana discografica dell’Archivio, infatti, sta pian piano restituendo all’ascolto del grande pubblico pagine incantevoli, molte delle quali insospettabili, destinate altrimenti all’inevitabile oblio.

Potremo ascoltare, in prima esecuzione in tempi moderni, splendide marce militari e sinfoniche, la sinfonietta “Sogno di bimbi” e un delizioso valzer brillante. Ingresso gratuito. Alle ore 21 dello stesso giorno si replica presso la Chiesa Sacra Famiglia di Scerne di Pineto.

ANTONIO DI JORIO
Antonio Di Jorio nacque ad Atessa, in provincia di Chieti, il 28 giugno 1890 da Girolamo e Antonia Cinalli, ultimo di sette fratelli. Il suo primo strumento, già iniziato a studiare in tenera età, fu il corno (poi anche la tromba), che suonava nella banda di Atessa, con cui ebbe modo di effettuare anche giri di concerti all’estero. Non tardò molto a dimostrare qualità musicali straordinarie. Su consiglio di Camillo De Nardis, importante compositore abruzzese docente al conservatorio di Napoli, la famiglia decise così di mandarlo a studiare a Napoli, con Francesco Ancona per l’armonia e De Nardis stesso per il contrappunto. Nel 1909 si diplomò in Strumentazione per banda presso il Conservatorio S. Pietro a Maiella. A Napoli rimase fino al 1914, conducendo una vita piuttosto bohémienne, impartendo lezioni private, suonando per i caffè e i cinematografi e, soprattutto, componendo canzoni napoletane di successo, edite per lo più dalla casa partenopea Izzo. Ben presto divenne un acclamato compositore di canzoni napoletane, entrando in contatto con molti artisti, letterati ed editori, e conobbe, tra gli altri, Giuseppe Garofalo, poeta con cui instaurò un sodalizio artistico e di amicizia di lunga data. Nel 1914 fece ritorno nella sua Atessa, dove assunse la direzione della locale banda, senza però interrompere i legami con Napoli. Nel 1916, per gli eventi bellici, fu destinato al centro di mobilitazione a Siena, dove tuttavia non gli mancarono occasioni per continuare la sua attività artistica, anche come autore di operette (già a Napoli ne aveva scritta qualcuna). E fu qui che conobbe la senese Caterina Rafanelli, che divenne sua moglie alla fine della guerra. Dal matrimonio nacque, nel 1921, l’unica figlia Pasquina.
Con il nuovo trasferimento ad Atessa, iniziò una nuova fase della vita di Di Jorio. Conobbe il poeta Cesare De Titta e diede vita a una produzione ininterrotta di canti in dialetto abruzzese, in particolare dopo la nascita a Ortona della prima «Maggiolata» abruzzese, nel 1920, festa di canzoni organizzata dallo stesso Di Jorio in collaborazione con Guido Albanese e chiamata in quella prima edizione «Piedigrotta abruzzese». Senza abbandonare, tuttavia, la produzione operettistica. Dal 1921 al 1925 si trasferì ad Atri, come direttore della banda cittadina e con altri incarichi musicali al Teatro Comunale e nella Cattedrale: ricorderà sempre i suoi anni atriani come tra i più intensi della sua vita, per i contatti umani, per le occasioni artistiche, per le amicizie importanti che vi strinse, prima fra tutte con l’umanista Luigi Illuminati. Nel 1923, ormai acclamato in ogni angolo d’Abruzzo, venne fatto Cavaliere della Corona d’Italia, su iniziativa del ministro abruzzese Giacomo Acerbo. Scaduto il contratto atriano, si trasferì con la famiglia a Ripatransone, nelle Marche, ma ritornerà ben presto ad Atri, sua amata «seconda patria». Nel 1931 al Comunale di Atri venne rappresentata Costa Azzurra, su libretto di Garofalo, e nel ’33 fu messa in scena all’Excelsior di Roma l’operetta La bottega fantastica su libretto dello scrittore, commediografo e giornalista Luigi Antonelli, altro importante compagno di vita conosciuto ad Atri.
La difficile situazione economica di quegli anni, tuttavia, lo indusse a tentare il concorso come professore di musica negli istituti di istruzione superiore, vinto il quale, nel 1935 si trasferì a Forlimpopoli, dove fu professore del locale Istituto Magistrale, diventandone successivamente preside. L’anno successivo, mantenendo l’incarico a Forlimpopoli, trasferì la residenza sua e della famiglia a Rimini, dove divenne direttore della banda municipale e apprezzato organizzatore musicale (nel 1936 vi fondò il primo Festival della canzone italiana, manifestazione che, passata la Seconda Guerra Mondiale, fece da apripista al più longevo e internazionalmente noto Festival di Sanremo). A Rimini rimase, continuando a comporre fervidamente in ogni genere musicale, dal sinfonico all’operistico, dalla canzone popolare alla musica da camera, fino alla morte, avvenuta il 12 dicembre 1981. Ma mai aveva abbandonato il suo intimo legame con l’Abruzzo, dove, sempre osannato da tutti, tornava periodicamente per la sua attività artistica: all’Abruzzo dedicò i suoi maggiori lavori teatrali, tra cui il melodramma di grande successo La Magalda, del 1960, nonché i suoi capolavori sinfonici, Abruzzo, Terra d’Aligi, ecc. e quasi tutta la produzione da camera, oltre che una serie innumere di canzoni abruzzesi. Nel 1996, con il lascito bibliografico e documentario fatto dalla figlia Pasquina al Comune di Atri, venne inaugurato nella stessa città l’Archivio-Museo A. Di Jorio.

Marco Della Sciucca
ROSETO.com
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