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Venerdì, 29 Marzo 2024 - Ore 10:49 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Uomini che fanno imprese [Giannicola De Antoniis Bacchetta]
DAVIDE MATTIUCCI
Davide Mattiucci con la modella Birgit Kos.

Giannicola De Antoniis e Davide Mattiucci.

Davide Mattiucci con alcune modelle.

Giannicola De Antoniis Bacchetta, business coach rosetano, intervista imprenditori e liberi professionisti che hanno avuto successo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 27 Marzo 2019 - Ore 15:15

In questa undicesima intervista ho chiesto a Davide Mattiucci, Direttore Creativo del Brand di moda Blumarine, di raccontare come ha deciso di intraprendere la professione di Designer, come ha iniziato a muovere i primi passi e come è arrivato a ricoprire una posizione così prestigiosa all’interno dell’Azienda, su cosa è importante focalizzarsi per fare la differenza sui mercati internazionali, come affrontare le Sfide e gestire una squadra in un ambiente super competitivo come quello dell’alta moda, quali sono i fattori decisivi per fare la Differenza nel suo Business, quali Valori definiscono le fondamenta di un’Attività di successo, quali prospettive prevede per il futuro, e tanto altro… Scoprirai in particolare quanto solidi siano i suoi Valori che pone alla base della sua brillante carriera.

Come succede sempre, in questa rubrica, diamo consigli utili grazie ad imprenditori, Liberi Professionisti e Manager a chi ci legge e ascolta. Quindi attenzione perché i consigli che darà oggi Davide sono di inestimabile valore dal punto di vista del Buon Senso, dell’Organizzazione e della Creazione di una Squadra vincente.

In più ci tengo a precisare che queste interviste non servono per far emergere, incensare o adulare il personaggio di turno ma esclusivamente per dar loro la possibilità di essere utili. Ci offrono spunti pratici e pensieri interessanti per dar forma ad un futuro migliore, per chi sa e vuole approfittarne, attraverso questa memoria scritta.

Niente è più interessante del Modello Mentale, dei pensieri, dei presupposti, delle credenze, della visione di persone che ce l’hanno fatta, di imprenditori innovativi, di liberi professionisti all’avanguardia che si raccontano con il loro personale modo di esprimersi, con il loro singolare linguaggio.

Perché, alla fine, l’elemento indispensabile è sempre lo stesso: le Persone.
E nessuno dovrebbe mai fare l’errore di preferire un oggetto ad una bella conversazione…

Per tutto questo ringrazio Luca Maggitti, perché senza di lui tutto questo non si sarebbe realizzato.

Ognuno come può…
Abbi Gioia!


Giannicola De Antoniis
Business Coach


PS - Alla fine, trovi il link per vedere il video integrale dell’intervista https://www.singolarmente.net/rosetocom-davide-mattiucci/ e in più, una volta dentro l’area riservata, puoi scaricare 3 report in omaggio che ti aiuteranno nel tuo Business e molte altre risorse preziose.

G: Undicesimo appuntamento con uomini che fanno imprese, oggi con noi Davide Mattiucci, direttore artistico di una delle aziende più importanti nel mondo della moda e del made in Italy come Blumarine. Davide grazie per aver accettato e come normalmente capita in queste interviste abbiamo alcuni criteri da rispettare: il primo è quello di far conoscere delle persone che sono riuscite ad avere successo nella loro attività e tu sei un esempio perfetto. Il secondo è offrire dei consigli a chi ci legge, quindi offrire loro una possibilità di crescita personale e professionale. E non ti nego che ascoltarti lo sarà anche per la mia crescita. La prima domanda che ti faccio è: ‘come è nata la passione per la moda e come hai iniziato tu?’
D: Questa è una bella domanda. Dirti quando è nata non lo so perché sento un po’ di averla sempre avuta dentro, magari se vado indietro nel passato già nei quaderni delle elementari trovo il bozzetto dell’abito da sposa della maestra piuttosto che un altro disegnino, quindi è una cosa che nel tempo è cresciuta con me. C’è stata poi una fase in cui ti rendi conto che questo aspetto inizia a prendere il sopravvento su di te e quindi capisci che forse sei interessato all’argomento e senti che lo vuoi approfondire. Quindi penso che l’interesse c’è sempre stato. Poi nel periodo della scuola media dove ho iniziato ad avere più contatti con altre persone mi sono reso conto di voler spingere e approfondire l’argomento.

G: Quindi qual è stato il segno che ti ha fatto capire che quella poteva essere la tua strada?
D: Diciamo che quando ti trovi nella fase della decisione, quindi in terza media e scegliere la scuola superiore, io ero già molto proiettato sullo studiare moda. Però essendo la mia una famiglia che non ha un percorso nel campo della moda, erano tutti un po’ perplessi perché era tutto un chiedersi: ‘ma sai cosa fai?’, ‘sei sicuro?’
Allora lì mi sono detto: ‘provo a fare una scelta artistica ma non solamente legata alla moda, quindi scelsi di fare l’istituto d’arte’. Oggi ti dico che ho fatto la scelta giusta però dal momento che io studiavo in un istituto d’arte, di fianco coltivavo la passione per la moda. Infatti al secondo superiore ho detto: ‘mi piacerebbe realizzare qualche capo di quelli che disegno’ e così ho realizzato i miei primi tre abiti e devo dire che c’era stato molto entusiasmo intorno a questi lavori e allora abbiamo deciso di presentarli in una kermesse qui in zona, tra Roseto e Cologna, con gli enti comunali e da lì ho continuato e in quinto superiore ho detto: ‘ok faccio moda’.

G: Quindi il segno, se possiamo dire cosi, è stata l’approvazione che hai avuto da questa prima piccola esperienza?
D: Sì, perché per quanto può essere bello quello che senti dentro quando disegni però devi vedere se quello che senti poi arriva allo spettatore, perché altrimenti lo senti solo tu…

G: Da questa piccola esperienza, come sei arrivato a realizzarti in un’Azienda cosi importante come Blumarine?
D: Io dopo le superiori ho deciso di fare l’Accademia di Costume e Moda a Roma che sicuramente è stato il mio trampolino di lancio sia dal punto di vista personale che professionale, perché comunque inizi un attimo a staccarti dalla realtà del posto per arrivare poi ad una vetrina e ad un palcoscenico più importante. Con l’Accademia ho avuto la possibilità di partecipare ad un concorso di stilisti che viene fatto ogni anno a Riccione dalla CNA, concorso di una settimana. Prima è stata fatta una pre-selezione tramite il progetto disegnato, poi c’è stata la prima selezione, poi la commissione sceglie due dei tuoi bozzetti da disegnare e da portare in presentazione a Riccione. La commissione era importante, perché comunque c’erano nomi come Max Mara, Giovanni Cavagna, dove io ho fatto la mia prima esperienza dal punto di vista professionale, e altri importanti brand italiani. Lì ho partecipato per la categoria maglieria e quindi a Riccione ho presentato il progetto. C’è stata la sera di gala dove è avvenuta la sfilata con la presentazione dei capi e mi sono ritrovato ad un certo punto sul palco, che avevo vinto. È stata un’emozione unica, oltre al premio economico che era una borsa di studio: la possibilità di uno stage. Per me era in un ufficio stile a Milano, quello di Giovanni Cavagna appunto, che si occupa di fare consulenza per importanti brand, tra cui il gruppo Max Mara. Mi sono ritrovato che ho discusso la mia tesi di laurea agli inizi di novembre e in 15 giorni ero già a Milano che lavoravo. È stato tutto molto rapido e non ho avuto il tempo di pensare, però è stato bello, è stato un periodo carico di adrenalina.

G: Sei arrivato a compimento di quello che tu volevi veramente fare e hai risposto a quelle che erano la perplessità della famiglia che si chiedevano: ‘ma con la moda si lavora?’
D: La mia famiglia mi diceva: ‘noi ti lasciamo fare, non sappiamo darti consigli e ti devi adattare da solo’ ed è stata dura all’inizio. Arrivare a Milano, con gli stipendi nella prima fase che non sono quelli che ti aspetti, alle prese con una città nuova, vivi da solo, etc… Ho avuto bisogno di organizzarmi, però rifarei tutto.

G: Io sono appassionato della Singolarità e sono sempre alla ricerca di quelle informazioni che possono essere differenti e possono essere poi spendibili anche in altri ambiti per chi ci legge. Quali sono i tuoi punti di forza che ti distinguono, ti fanno fare la differenza con i tuoi colleghi? Quindi qual è la tua Singolarità?
D: Una delle cose che mi ha davvero aiutato è sempre stato di essere me stesso perché il mondo della moda, se non lo sai vivere, non è facile. Essendo me stesso e comportandomi con semplicità, cercando di lavorare con il sorriso, cercando di parlare con le persone sul posto di lavoro, mi ha aiutato tanto. Allo stesso tempo anche il fatto di portarmi dietro il mio bagaglio culturale, gli amici di sempre, la famiglia, ha arricchito quello che è l’aspetto professionale. Si potrebbe pensare che sicuramente ho perso gli amici del paese e invece no, io quando torno lo faccio sempre volentieri. Li vedo e rimangono per me dei punti di riferimento. Vedo che questo mi ha aiutato e non mi ha mai creato disagio, è sempre stata un’occasione di confronto con altre persone. Essendo sinceri, il messaggio comunque arriva e anche le persone che lavorano con te vedi che danno il massimo, non è detto che per dare il massimo devi essere cattivo o snob. Devo dire che lavorando in un’azienda di fama internazionale, ma con una conduzione familiare, questo spirito esce maggiormente. Noi anche in ufficio abbiamo ricreato un feeling di famiglia vero e proprio. Mi sento di dire che è uno dei punti di forza che mi aiuta e che cerco di non perdere, anche nelle giornate NO cerco di focalizzarmi su questo in modo da riprendermi un attimo.

G: Questo è molto bello. Quello che hai detto è fondamentale ed è un ottimo consiglio sopratutto nelle giornate NO. Avere un punto di riferimento interiore è fondamentale proprio in quei momenti nei quali le cose non vanno come dovrebbero andare.
D: Sì, perché il mondo della moda non è solo riflettori e passerelle, c’è anche la vita di tutti i giorni, comunque sia come ogni lavoro, incontri delle problematiche.

G: Roberto Cavalli dice di sentirsi un’artista, e tu?
D: Beh… Roberto Cavalli è un’artista, ha una storia importantissima e comunque penso che dal punto di vista del design e del mondo delle celebrità holliwoodiane è stato una vera icona di stile. Io sentirmi un’artista? Lo lascio valutare agli altri, però penso che quello che è importante oggi è lavorare cercando di far uscire te stessi, i propri pensieri, di far lavorare la tua testa e quello che sto cercano di fare io con quello che creo è di trasmettere sempre un messaggio. Per me poi quando il messaggio arriva allo spettatore allora lì sono contento e mi sento anche realizzato. Dirti che sono un artista magari no, non vorrei peccare di presunzione ma per il semplice fatto che comunque sia il mio è sì un lavoro individuale, però allo stesso tempo è anche un lavoro di squadra. Io senza il team non sarei nessuno e viceversa, l’unione fa la forza e ti dà la possibilità di lavorare e trasmettere un messaggio. Quello in cui mi focalizzo di più è maggiormente su un lavoro di squadra che non nel lavoro individuale.

G: Mi piace questo tuo ritornare sul lavoro di squadra, sulla famiglia, sulla collaborazione, sul ricreare questo ambiente che sembra così distante del mondo della moda. Invece è bellissimo quello che dici perché veramente riporta tutto un po' a terra, nella concretezza della vita di tutti giorni quella che è l’idea, forse deviata, della moda o comunque del lusso.
D: Sì, come ogni lavoro, dietro è fatto di persone, dietro ogni singolo abito, ogni sfilata, ogni foto, comunque c’è il lavoro delle persone.

G: Quali sono i tuoi punti di riferimento, i tuoi maestri?
D: Ma dal punto di vista dei maestri, il punto di riferimento è stato Yves Saint Laurent. Penso che il suo immaginario ha una visione fantastica ancora oggi. Prima di iniziare una collezione, butto un occhio sui suoi libri. Del panorama italiano ho sempre guardato tanto il lavoro di Gianfranco Ferrè, infatti quando è venuto a mancare, è venuta a mancare una parte di storia. Penso alle sue camicie bianche e dopo di lui nessuno è stato più in grado di farle. Poi per quanto riguarda il mondo della couture, mi piace tantissimo il lavoro fatto in passato e adoro il lavoro che stanno facendo adesso in Valentino. Sia prima con il Maestro Valentino ma tutt’ora con Pierpaolo Piccioli. È stato un grande maestro in grado di far tornare in auge un marchio con una storia importante. L’ha saputa rendere contemporanea senza cadere nel fatto di fare la brutta copia, passami il termine, di quello che era già stato fatto. Ha saputo proprio dargli quel twist moderno, rimanendo al passo con quello stile. Devo dire: ‘tanto di cappello!’

G: Grazie che mi fai notare queste finezze, perché io non sarei mai in grado di capire la camicia bianca di Ferrè che differenza può avere da una camicia bianca di qualcun altro! Casomai ora qualcuno inizierà a ricercare la camicia bianca di Ferrè su Google e la differenza che c’è con le altre… Donatella Versace dice questo: ‘la moda è management, è strategia. Tutte cose che ho imparato di recente, prima mi dedicavo di più alla creatività’. Ora tu sei il direttore artistico, quindi un  creativo, di Blumarine. Quanto è importante secondo te la creatività e quanto è importante il management? Insomma, qual è il punto di equilibrio?
D: Parole sante quelle di Donatella Versace. Sicuramente l’aspetto più importante di chi fa il mio lavoro è la parte creativa, però oggi la parte creativa non può essere solo creativa, infatti noi a monte, prima di metterci a lavorare su una collezione, facciamo una serie di riunioni con gli addetti alle vendite, con il CEO dell’azienda, con tutte le figure che lavorano sulla seconda fase della collezione, quindi di più sull’aspetto commerciale. Ci aggiorniamo su quelle che sono le esigenze di mercato, i report magari delle collezioni precedenti, i best seller della collezione, quindi capire quello che il cliente sta cercando. In più quando si lavora su un marchio internazionale devi pensare anche alle esigenze dei vari mercati perché la clientela italiana ha delle esigenze, la clientela americana ne ha delle altre, i mercati arabi hanno delle esigenze ancora diverse anche legate al clima, fino ad arrivare al mercato asiatico dove è importante la proporzione, perché loro essendo minuti rispetto a noi, sai che devi creare delle linee che possano andare incontro alle loro esigenze. Devi tener presente un po' tutti questi aspetti. Quindi ti direi che oggi è una fase importante da tenere in considerazione, infatti, una volta realizzata la collezione cerco anche di avere un contatto diretto con il cliente e magari con gli store manager più importanti in giro per il mondo in modo da interfacciarmi e ricevere più informazioni possibili dall’esterno. Perché oggi c’è il sogno, la creatività, però deve esserci anche la parte concreta, quella della realtà, del business.

G: Io quando collaboro con aziende ho alcuni punti di riferimento fissi. Vediamo se questi possono essere condivisi anche da te:
1- bisogna capire qual è il target, e qui mi hai già detto che c’è la donna italiana, americana, asiatica, etc…
2- osservare come si muove la concorrenza;
3- possedere un messaggio preciso che esalti la tua Singolarità, e anche qui già mi hai risposto quando parlavi di creatività.
Sei d’accordo su questi tre punti?
D: Sì sono d’accordissimo! Osservare la concorrenza è importante. Quando si crea la collezione, parti dal messaggio creativo che vuoi lanciare, il messaggio creativo deve essere affiancato a quelle che sono le caratteristiche del DNA del brand, perché noi di Blumarine, alla base, abbiamo una donna sexy, femminile, romantica, con l’amore per i fiori. Questi sono gli elementi e devi cecare che la nuova ispirazione raccolga questi elementi distintivi del marchio e allo stesso tempo devi mettere dentro la tendenza del momento, arrivare più vicino possibile a quello che chiede il cliente. Se hai questi elementi puoi dire di avere tutto e di poter fare un buon lavoro.

G: Questi che dai sono consigli preziosissimi perché in qualunque ambito tornano davvero utili. Che sia nell’alta moda o che sia nel campo della frutta e verdura, l’importante è il processo. E a proposito di processi, qual è il tuo processo creativo? Facciamo finta che io oggi venissi da te a lezione di creatività, come m’insegneresti ad essere più creativo?
D: Di base si parte sempre dalla realtà, perché comunque sia quello che i nostri occhi guardano ogni giorno sono cose concrete che ci teniamo dentro. Poi sta a noi, con la nostra testa e il nostro pensiero, saperle manipolare. Questo come punto di partenza. Poi devi mettere di fianco il sogno. Ora, in questa fase dove si sono concluse le sfilate e si ha più tempo, prima di re-iniziare la nuova collezione, ci metti dentro un viaggio o andare a vedere una mostra e cercare di prendere il più possibile da quelle esperienze. I viaggi, personalmente, sono quelli che mi danno un’ispirazione più completa, perché con l’occhio vedi posti nuovi e c’è sempre un effetto sorpresa. Sei a contatto con persone di culture diverse, banalmente mangi cibo diverso, respiri aria diversa, questo ti distoglie dal tuo quotidiano e ti offre l’occasione di iniziare un percorso diverso. Le mostre, invece, aiutano tantissimo perché comunque è un contatto diretto con l’arte, con la palette colori, con le forme, etc… Ma anche semplicemente stare a casa sul divano e leggere un classico libro aiuta tantissimo più di stare sui social per vedere l’ultimo post di tizio o di caio. Lo faccio anche io ma con equilibrio, preferisco sempre di più leggere un libro.

G: Grazie mille per questi consigli. Leggo le parole di Yves Saint Lauren: ‘avrei voluto inventare una sola cosa nella vita: i blu jeans. Non c’è nulla di più spettacolare, di più pratico, rilassato e disinvolto. Hanno espressione, modestia, semplicità, tutto ciò che vorrei per i miei vestiti’.
Tu quale credi sia il colpo di genio della moda?
D: Oggi potrebbe essere tutto e niente perché fondamentalmente tutti abbiamo dei vestiti a casa, non ci si veste più per esigenza. Secondo me il colpo di genio è nel messaggio che si lancia e in questo penso che oggi, chi lo sta facendo nel miglior modo possibile è Gucci con Alessandro Michele. Anche lì, in un brand storico, ha cercato di lanciare un messaggio nuovo, molto legato al mondo dell’arte, con una visione più profonda del semplice capo di abbigliamento. Nella scorsa collezione ha fatto sfilare questi modelli che portavano in mano i loro visi riprodotti in cera e quindi vedevi sfilare questi uomini e donne con la loro testa nella mano! Comunque sono messaggi forti e vedi che nello spettatore rimangono, quindi sta tutto nel messaggio che si vuole trasmettere. Per me e per l’azienda in cui sono, siamo distanti anni luce dalla visione di Gucci perché per noi è molto importante trasmettere un messaggio positivo, di gioia, di una donna energica, che guarda il mondo in maniera positiva. Lavoriamo sicuramente su un’estetica diversa e penso che il successo oggi sia trasmettere il proprio messaggio ma farlo senza forzatura, altrimenti si arriva ad un punto di confusione per il cliente perché diventa palese il fatto di non essere se stessi. Anche perché non deve essere legato ad una sola collezione, deve essere legato proprio al percorso che un designer fa con un brand. È un percorso che deve continuare, quando inizi a cambiare messaggio da una collezione all’altra significa che qualcosa non va.

G: Questi, quelli che cambiano ogni volta che cambia il vento, io li definisco ‘respiriani’, cioè quelli che come motto hanno: ‘basta che respiri’… e si buttano sul fare qualcosa che in quel momento funziona, ma sono più dei ricercatori di opportunità che delle persone che vogliono in qualche modo condividere, oppure inviare un proprio messaggio per arricchire il mondo. Sei d’accordo?
D: Certo! Ne abbiamo visti tanti di marchi che nascono, 6 mesi, 1 anno e poi non li senti più. Delle volte te la prendi anche un pochino perché magari sai che ci sono persone che lavorano duro e non riescono ad emergere, poi arriva il fenomeno del momento che ti butta lì la sua idea.

G: A proposito di questo continuiamo il gioco delle citazioni e ristrutturiamole alla ‘Mattiucci maniera’. Giorgio Armani dice: ‘lo stile aveva il coraggio delle proprie scelte e anche il coraggio di dire NO. È gusto e cultura’. Tu a cosa dici NO?
D: Dico NO al cattivo gusto perché oggi se ne vede tanto in giro, spesso il cattivo gusto non è legato solo all’estetica di un capo ma anche da come viene indossato, comunque sia il senso estetico è importante. Ognuno di noi ha una fisicità e ognuno ha le sue caratteristiche. Per me è SÌ quando indossiamo dei capi che ci fanno sentire noi stessi ed è importante questo perché quando sì è se stessi si riesce a trasmettere un messaggio positivo. È NO quando vedi che la persona inizia ad essere costruita. A volte incontri ragazze che nel loro immaginario si sentono pazzescamente belle però magari vedi che non sono a loro agio, non si godono la serata perché sono più preoccupate di come portare la borsa o a cosa pensano gli altri.

G: Quali sono le cose che ti piacciono di più e quelle che ti piacciono di meno del tuo mondo e del tuo lavoro?
D: La parte che mi piace di più diciamo che la divido in due momenti: la prima fase è la più personale e poi allo stesso tempo di gruppo, che è la fase del primo approccio creativo, quando si lavora sullo scheletro delle collezioni, sull’ispirazione, sul mood, sulla cartella colori, sulla scelta dei materiali, etc… per me quella parte lì è molto interessante e molto stimolante allo stesso tempo perché devi cercare di tirare fuori tutto quello che hai immagazzinato negli ultimi mesi. La seconda parte è quando si accendono riflettori: è bella perché tu vedi in quei 10 minuti il lavoro di 6 mesi, la progettazione, le difficoltà che hai avuto per portare a termine il lavoro e in quei 10 minuti sembrano sparire. Ci sono delle volte che, con dei miei colleghi, diciamo: ‘questa stagione è stata veramente dura’ e questo lo diciamo dieci giorni prima della sfilata. La sera della sfilata, dopo aver fatto la presentazione, ci troviamo a cena con l’entusiasmo del primo giorno e sembra che tutti i problemi che ci sono stati siano passati e dimenticati.

G: Immagino che una parte di questo lavoro è la parte conviviale. È vero che c’è l’impegno di una professione importante, sopratutto per via della responsabilità che uno ha, quindi evitare certi errori, un po’ di ansia, etc… e quindi tutto quello che un “normale” lavoro comporta, però poi dall’altra parte c’è la fase anche bella della festa che, casomai, altri lavori non hanno. Sei d’accordo?
D: Sì, certo. Quando sei alla Milano Fashion Week o al Festival di Venezia o al Festival di Sanremo dove abbiamo vestito due personaggi, sono tutti momenti importanti perché è vero che sei lì per lavoro ma allo stesso tempo ti godi la situazione e sei sempre in ambienti super belli e con persone stimolanti. È una parte importante ed è anche quella che ti dà lo stimolo per ripartire perché sai che l’arrivo sarà sempre positivo ed esaltante.

G: Tu prima parlavi di famiglia, di collaborazione, etc… Ora ti faccio una domanda, che mi ha suggerito mia figlia, e che non è legata al tuo gruppo di lavoro interno, cioè a quelle persone con le quali hai tutti i giorni hai a che fare: ‘com’è avere a che fare con modelle di fama mondiale? Cioè, quanta pazienza ci vuole nel gestire queste situazioni?’
D: Devo dire che anche questo è diventato un po’ un mito!
Oggi le modelle non sono più come negli anni 90’ dove avevi le cinque donne istituzionali, le top come Claudia Schiffer, Naomi Campbell, etc… Oggi le modelle, anche quelle di fama internazionale, sono più semplici. Io ho lavorato con Irina Shayk tre mesi dopo il parto della sua bimba e nonostante la gestione della bimba sul set fotografico con tutto quello che puoi immaginare, è stata una delle persone più piacevoli che ho incontrato nel settore. Quando penso a lei, al di fuori della sua bellezza, penso proprio al lato umano che ha trasmesso e che è la cosa più importante. Ma la stessa Amber Valletta o Sara Sampaio sono tute donne che oggi hanno fama internazionale, che si sono fatte da sole e questo ti porta a vivere con loro momenti piacevoli e profondi; non è solamente capriccio! Poi può succedere che, dopo 8 ore di lavoro, iniziano ad essere un po’ cattive perché le lasci ancora sui tacchi con una scarpa 38 e magari loro hanno il 40! E quando tu dici che devono mantenere per forza quel numero, con i piedi doloranti, vedi che anche loro hanno i loro i 5 minuti di stress. Però devo dire che anche lì riescono a trovare una dimensione comunque umana. Anche quest’anno a San Remo con personaggi come Elisa piuttosto che Serena Rossi, ti trovi a vivere realtà molto importanti però ti rendi conto che in quel momento ci stai parlando come fossero delle tue amiche o vicine di casa. Poi si accendono i riflettori e diventa tutta un’altra situazione.

G: Sempre continuando il gioco delle citazioni ne prendiamo una di Coco Chanel, lei dice: ‘alcune persone pensano che il lusso sia l’opposto della povertà. Non lo è, è l’opposto della volgarità’.
Quindi il lusso è una condizione mentale?
D: Sì, direi di sì. Concordo con Coco Chanel perché io dico sempre che o ce l’hai o non ce l’hai. Comunque ci sono delle cose che o ci sei in maniera naturale oppure puoi anche avere la possibilità economica, però se il buon gusto e il ‘lusso’ non fa parte del tuo modo di essere, non riesci a farli venire fuori. E questa è una cosa che si manifesta tanto. Vediamo molte persone che magari hanno disponibilità economiche importanti ma non riescono ad essere di buon gusto. Manca loro il savoir-faire. Perché poi il lusso e l’eleganza sono trasmessi da tante piccole sfaccettature che messe insieme fanno la persona. Oggi comunque rimanendo sul discorso del capo d’abbigliamento, si può essere estremamente eleganti con un abito semplicissimo nero, un classico tubino, come Chanel insegna, con un filo di perle e magari anche con un abito acquistato in una fascia prezzo inferiore, però poi sta tutto nel come lo presenti e fai vivere tu.

G: Allora possiamo dire che per essere una persona di lusso bisogna avere una personalità di lusso?
D: Concordo! Hai detto benissimo e hai colto in pieno.

G: Senti, dove sta andando il business della moda e come ti prepari tu e il gruppo Blumarine per affrontare il futuro?
D: Dove sta andando sicuramente c’è sempre più lavoro da fare, perché comunque nel mondo della moda siamo tanti e siamo tanti ad essere bravi, comunque sia non c’è un marchio che è meglio dell’altro e ognuno deve essere bravo a spingere e a portare avanti la propria Singolarità. Noi come ci stiamo preparando? Sicuramente con l’ultima collezione a spingere e supportare tanto le caratteristiche del marchio perché è molto importante il messaggio, tornando a quello che dicevamo prima, e sopratutto quando si entra sul mercato con il prodotto si cerca sempre di far spiccare il tuo vestito in mezzo agli altri e ci riesci solo se il capo rispetta il DNA del brand. Noi in questa fase stiamo guardando molto gli archivi, stiamo guardando 43 anni di storia del marchio e tutto il lavoro fatto dalla signora Molinari in passato, proprio per re-interpretarlo e renderlo contemporaneo. Questo è quello che ha premiato l’ultima sfilata, l’elogio della critica internazionale così come la stampa nazionale, quello che è arrivato è che Blumarine è tornata ad essere Blumarine e il suo DNA, cosa che nelle altre stagioni avevamo invece cercato di spingere maggiormente su un pubblico più giovane. È stato interessante da un punto di vista di lavoro stilistico perché tu devi cercare di scavalcare quelli che sono i tuoi concetti base, però devo dire che dal punto di vista finale ha portato un po’ di disorientamento al cliente. Quindi sbagliando, perché delle volte succede anche quello, cerchi di tornare sulla giusta strada e adesso quello che stiamo facendo è proprio di tenere presente quello che è il DNA e di portarci avanti. Naturalmente dobbiamo essere bravi a dare ad ogni stagione quel twist in più che ti fa essere contemporaneo, mai banale, sempre sul pezzo. Ogni 6 mesi c’è una presentazione, abbiamo appena sfilato con l’autunno-inverno, però stiamo lavorando sulla primavera-estate 2020. Quindi i tempi sono veramente stretti e oggi la società ti porta a correre e se sbagli sei fuori. Devi stare molto attento in questa fase di studio ad essere chiaro e avere un focus preciso.

G: Ti ringrazio Davide, è un orgoglio per me averti avuto qui e posso dire che è un orgoglio anche per noi di Roseto avere una persona come te che ci rappresenta. Ti auguro tanto successo come già hai ma te ne auguro sempre di più.
Grazie mille
D: Grazie a te, è stato un piacere.

Ognuno come può…
Abbi Gioia!
Giannicola

www.giannicoladeantoniis.com
Il video completo dell’intervista lo trovi su

https://www.singolarmente.net/rosetocom-davide-mattiucci


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