Perdere una finale significa vincere la Medaglia d’Argento. Questo affermò Carlo Recalcati, Italia Basket Hall of Fame e uomo di basket che ha vinto quasi tutto sia da giocatore sia da coach, parlando dello storico secondo posto della sua Italia alle Olimpiadi di Atene 2004.

L’8 aprile 2019, davanti a 72.000 spettatori in uno stadio a Minneapolis negli Stati Uniti, Davide Moretti ha chiuso la sua seconda stagione NCAA arrivando al secondo posto con i suoi Red Raiders di Texas Tech, battuti in finale dai Cavaliers di Virginia, dopo un tempo supplementare. Certo, la conclusione perfetta sarebbe stata la vittoria, dopo aver guidato da playmaker titolare e leader in campo il suo college alla vittoria della BIG XII Conference e all’ingresso della Final Four: due traguardi mai ottenuti prima dall’ateneo texano fondato nel 1923. Però Davide Moretti è comunque entrato nella storia di quella università e di uno stato intero, continuando un percorso di altissimo livello iniziato in Italia, praticamente da bambino.

Infatti, il ragazzo nato a Bologna il 25 marzo 1998, tra i due derby di Eurolega del 24 e del 26 marzo fra Virtus e Fortitudo, a 15 anni – nel 2013, a Genova – vinse il Trofeo delle Regioni dopo un supplementare militando con la Toscana e segnando 37 punti in finale. Nel 2014 venne inserito nel miglior quintetto del Campionato Italiano Under 17, disputato con la Stella Azzurra Roma arrivando al quarto posto. Nel 2016, a Pistoia, l’esordio in Serie A a 16 anni, la vittoria dello Scudetto Under 17 (sempre inserito nel miglior quintetto) e la medaglia d’Argento nella Finale per lo Scudetto Under 19. Poi, dal 2015 al 2017, due stagioni da juniores con Treviso in Serie A2, giocando sempre i playoff e venendo nominato nella seconda stagione miglior Under 22 del campionato. Con l’Italia Under 18, invece, nel 2016 la conquista della Medaglia di Bronzo sia al torneo “Albert Schweitzer” (sorta di Campionato del Mondo di categoria) sia al Campionato Europeo.

La scorsa stagione, il salto in NCAA, a Lubbock, in Texas e un promettente campionato da matricola. La consacrazione definitiva è avvenuta in questo campionato, con gli allori conquistati sul campo e il premio “Elite 90 Award”, assegnatogli dalla NCAA come atleta con il più alto standard accademico fra tutti quelli che praticano sport a livello universitario negli Stati Uniti, ricevendo una valutazione di 3,71 su un massimo di 4.

Insomma, il figlio d’arte di un campione come Paolo Moretti è davvero un ragazzo d’oro, che sui suoi canali social ha così commentato la fine della stagione: «Ho sempre dato tutto quello che avevo, ed è forse questo il motivo per il quale non perderò mai. Fa male più di qualsiasi cosa, e farà male ogni volta che ripenserò a ciò che è accaduto due giorni fa, la passione con cui gioco è così grande che ancora mi fa piangere come un bambino e non mi lascia dormire. Il meglio deve ancora venire, e quello che è appena accaduto può solo che rendermi più forte e aiutarmi a raggiungere i mie sogni. Si era un sogno, si era così vicino, ma oggi è un nuovo inizio, oggi inizia il mio nuovo capitolo. Ho avuto un’intera nazione che ha fatto il tifo per me e niente può descrivere quanto orgoglioso e felice ero di rappresentarla su quel campo. Grazie a tutti, il vostro supporto è stato irreale e lo ricorderò per sempre. Sarò per sempre grato e riconoscente per la famiglia con cui ho avuto la possibilità di condividere questo viaggio bellissimo. Ho sempre potuto contare sui miei fratelli, e su alcuni di loro potevo contare ogni giorno: significa il mondo per me questo, perchè ho sacrificato tutto quello che avevo, e voi siete tutto quello che ho qui. Grazie».