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ROSETO NELLA CULTURA ITALIANA ED EUROPEA
La copertina del libro.

L’introduzione, firmata da Adelmo Marino, di un libro pubblicato nel 1997 a cura di Luigi Braccili e Mario Giunco.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 25 Maggio 2019 - Ore 18:30

[INTRODUZIONE]

Ci sono paesi che con il tempo regrediscono, altri che non crescono e altri ancora che rapidamente conquistano un proprio fascino e una propria personalità.

Roseto degli Abruzzi, come Pescara ed altre città del Novecento, appartiene a questa terza categoria essendo passata in poco più di un secolo da semplice espressione geografica (Marina di Montepagano) a insediamento rurale (le quote) e da piccolo paese (Rosburgo) a città capoluogo di Comune strappando il titolo all’antica Montepagano da cui dipendeva.

Il successo non è stato né fortuito, né casuale, ma il risultato di un’azione proficua e convergente tra l’intellettualità locale, la borghesia provinciale e le nuove opportunità. La capacità turistica (“lido delle rose”), la facilità dei collegamenti stradali e ferroviari, la nascita degli insediamenti industriali sono stati veicolati fruttuosamente dai suoi uomini rappresentativi come Giovanni Thaulero, che senza dubbio, dopo il clero ricettizio della collegiata di Montepagano, può essere considerato il padre del primitivo borgo ottocentesco. A lui si devono le prime opere sociali, le prime strutture cittadine e la prima illuminazione pubblica mentre Pasquale e Raffaello Celommi fissavano sulle loro tele la laboriosità degli agricoltori e il lavoro pericoloso dei pescatori.

Pier Giuseppe Di Blasio e il coetaneo Vincenzo Scialletti, inserendosi rispettivamente nell’arte della ceramica artistica e in quella della produzione enologica richiamarono sulla città l’attenzione degli studiosi e dei commercianti italiani e stranieri.

Tra le due guerre mondiali gli americani in modo particolare hanno avuto modo di conoscere Roseto attraverso il pensiero dell’economista Vincenzo Moretti che, laureandosi in Scienze Economiche e Commerciali a Venezia nel 1932, era andato a insegnare economia prima a Chicago e poi a Princeton.

Raffaele D’Ilario invece è stato il primo che in diversi scritti, recuperando fortunosamente i documenti di Montepagano, ha collegato il nuovo con il vecchio Comune liberandolo da uno stato di inferiorità culturale.

Nel secondo dopoguerra due eccezionali giornalisti, Enzo Coticchia e Libero Pierantozzi, sia pure su posizioni culturali e politiche diverse, non hanno mai trascurato di parlare di Roseto nei loro servizi dall’Italia e dall’estero.

Quel che hanno pensato e pensano di Roseto degli Abruzzi gli intellettuali italiani e stranieri, non residenti in città, è l’oggetto della presente pubblicazione sapientemente curata dal giornalista Luigi Braccili e opportunamente coordinata da Mario Giunco.

Il volume prima ancora di essere un’antologia o come amano dire gli illustri compilatori “un testo-mosaico”, è una dichiarazione d’amore a più mani e nello stesso tempo un documento di eccezionale importanza laddove si considerino la qualità della pagina e i paesi di provenienza degli autori.

Sono testimonianze ricche di patos, di emotività e di grande partecipazione personale in ognuna delle quali si scoprono aspetti e momenti spesso inediti riguardanti uomini e avvenimenti della storia rosetana e più in generale abruzzese.

Enzo Siciliano, Bonaventura Tecchi, Sigismondo Savini, Michail Nicolas, Nerino Rossi ecc. deliziano infatti il lettore, non solo per la vigoria e la maschia eleganza dello stile ma anche per quel che raccontano. Pertanto, il volume è un’ottima strenna per la città , che quest’anno festeggia il suo settantesimo compleanno e per i turisti, che soprattutto nel periodo estivo affollano le sue spiagge e per quanti l’amano.

Roseto degli Abruzzi, infatti, oltre ad essere una città che rimane nel cuore dei suoi abitanti quando momentaneamente si allontanano e dei molti intellettuali che l’avvicinano, è anche una città che in pochissimo tempo è entrata nella storia e nella cultura italiana ed europea.

Adelmo Marino


Roseto degli Abruzzi
Data di fondazione: 22 maggio 1860.
Denominazione “Le Quote”, dal 22 maggio 1860 al 22 maggio 1887.
Denominazione “Rosburgo”, dal 23 maggio 1887 al 20 febbraio 1927.
Denominazione “Roseto degli Abruzzi”, dal febbraio 1927.


ROSETO NELLA CULTURA ITALIANA ED EUROPEA
A cura di Luigi Braccili
Coordinamento di Mario Giunco

Edigrafital
Luglio 1997


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