Affermato giornalista sportivo rosetano, attuale coordinatore dell'area marketing e comunicazione per la Lega Basket Femminile, e profondo conoscitore sia della pallacanestro in rosa che del contesto in cui operano da diverse stagioni le nostre Panthers: chi meglio di Giorgio Pomponi, che ringraziamo per la cortesia e disponibilità, poteva darci una visione a 360° su questa realtà e sulle sue prospettive presenti e future?
Ecco l'intervista completa!
Giorgio, è stata una partenza di campionato folgorante: te l'aspettavi?
Mi aspettavo un inizio forte ma, ad essere sincero, non così scoppiettante. La partenza di Erica Degiovanni, che per me è stata una meravigliosa scoperta quando l'ho commentata alle Finali Under 20 dello scorso maggio, immaginavo si sarebbe fatta sentire. Ma è stata bravissima la società sul mercato, con l'innesto di una giocatrice importante come Claudia Pallotta, delle due esterne Servadio e Lucente che possono anche giocare in categoria superiore, e poi con l'apporto di altre ragazze che a turno diventano protagoniste. A De Vettor manca solo un po' di continuità ma in prospettiva è un'altra che può stare al piano di sopra, la giovanissima Rospo è già andata un paio di volte in doppia cifra, senza dimenticare la leadership di Francesca Marini. E' un bel gruppo, spesso vedo nove/dieci giocatrici a referto, e poi c'è la difesa che è il vero marchio di fabbrica di coach Franco Ghilardi: il bilancio di 8-1 maturato fin qui, con l'unica sconfitta arrivata al fotofinish contro il San Raffaele e con soli 4 punti complessivi della coppia Pallotta-De Vettor, parla da solo. E poi, questa squadra ha già dimostrato grande carattere: vincere una partita dopo tre supplementari, e la settimana dopo andare a Roma e vincere ancora all'overtime contro l'Elite, non è cosa da tutti.
Un pensiero anche sulla società Panthers, che ormai da diverse stagioni porta avanti questo progetto?
Mi viene molto più di un pensiero, e sono tutti pensieri positivi. Roseto ha la pallacanestro nel DNA, ma purtroppo (e parla uno che ha seguito gli uomini per 25 anni) negli ultimi tempi è stata quasi esclusivamente legata a quella maschile. La passione di Gianpaolo Pigliacampo e Giuseppe Marini ha portato alla nascita di questa realtà, ma ogni anno sembrava potesse essere l'ultimo: c'è sempre stata poca attenzione verso le Panthers e scarsa presenza al palazzetto. Eppure la loro perseveranza ha fatto sì che il progetto acquisisse notorietà e soprattutto autorevolezza: un progetto serio, che non urla ma c'è, continua, resiste, combatte e non lo fa per venti spettatori in più o uno sponsor da aggiungere sulla maglia ma perchè crede nel progetto, e questo pian piano ha finito per contagiare anche la gente. Il settore giovanile sta crescendo anch'esso moltissimo, per la prima volta c'è anche una squadra Esordienti e sono state bellissime le parole di coach Tavani dopo l'esordio di queste giovani atlete in un campionato tutto maschile. C'è tanta passione e questa traspare a ogni livello della società: la pallacanestro è un gioco complicato, il pallone è il più grande e pesante fra tutti gli sport, e quel canestro è maledettamente alto. Se non hai passione, se non hai voglia, se non hai perseveranza, come puoi raggiungere un obiettivo così difficile?
L'impressione è che, soprattutto dopo il mondiale di calcio, lo sport femminile stia guadagnando sempre più spazio e visibilità. Credi che anche a Roseto si possa crescere in questo senso?
Il mondiale femminile di calcio è stata una grande operazione di marketing ben sostenuta dalla FIGC, ma non vorrei che ci si fermasse solo al marketing come è un po' successo con il Sei Nazioni di rugby. Roseto in passato ha avuto un periodo d'oro del basket femminile, ma quella generazione non riuscì a mettere dei semi. Voi lo state facendo, e mi piacerebbe che a Roseto si arrivasse ad avere 'One Basket': che la pallacanestro fosse una, e tra maschile e femminile si potesse giocare in un'alternanza solo di calendario e non di pubblico, perchè Roseto ha la pallacanestro, Roseto E' la pallacanestro, anche se Aldo Giordani ogni tanto la chiamava 'Spineto degli Abruzzi' perche le rose hanno le spine: le spine servono a ricordarci che le cicatrici ci hanno resi più forti. Sono convinto che a Roseto il basket femminile possa arrivare allo stesso livello di attenzione o quasi di quello maschile: certo, bisogna avere ambizioni. Le ambizioni costano, non solo sacrifici ma anche soldi: già un campionato come quello di quest'anno, con tante trasferte lunghe, pesa molto sul bilancio. Per andare più in là bisogna continuare a lavorare molto sul marketing come sta già facendo molto bene Stefano Blois, emozionare le persone, essere empatici. Il territorio non è facile, essere profeti in patria ancora meno: ma il più grande rimpianto sarebbe quello di non averci provato.
Chiudiamo con un doppio pronostico: dove pensi arriveranno le Panthers in questo campionato, e quanto pubblico ti aspetti al PalaMaggetti per la sfida di vertice contro il San Raffaele del 19 gennaio?
Credo che Roseto possa ambire a uno dei primi tre posti. Ho visto giocare il San Raffaele ed è una squadra forte, che già l'anno scorso è andata vicinissima al salto di categoria, stesso discorso per la Stella Azzurra che ha perso solo due volte: alla prima giornata e in un derby di un punto. Poi ci sono Aprilia, Esquilino, le stesse Elite e Orvieto che alla lunga verranno fuori. Per quanto riguarda il pubblico, io sogno che questo filotto di vittorie continui e si arrivi alla partita di ritorno con il San Raffaele con una presenza di pubblico 'a quattro cifre': sarebbe una festa non solo per le Panthers, ma per tutta la pallacanestro a Roseto. E io spero di essere tra questi!