Dopo aver lottato come un leone fino all’ultimo contro un tremendo male, oggi ci ha lasciato coach Gianfranco Di Ridolfo, decano degli allenatori abruzzesi di pallacanestro, apprezzato, stimato e benvoluto da chiunque abbia incrociato la sua strada.

Il nome di Gianfranco Di Ridolfo, atriano doc, è indissolubilmente legato ad Atri ed al basket cittadino, al quale il coach ha dedicato praticamente tutta la vita – prima da giocatore e poi, soprattutto, da allenatore –, avendo iniziato la prima scalata dell’Hatria Basket dai campionati regionali di promozione fino ad approdare in Serie C1, tra la metà degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, tornando poi sulla panchina rossoverde anche in altre circostanze e guidando la squadra sempre con ottimi risultati, oltre a crescere e forgiare intere generazioni di giovani atriani che si avvicinavano alla palla a spicchi.

Conoscitore della pallacanestro come pochi e vero e proprio guru delle minors abruzzesi, di cui conosceva ogni singolo giocatore, allenatore e dirigente, riusciva ad ottenere il massimo e anche di più pure da organici che, alla vigilia dei vari campionati, venivano indicati come di medio bassa classifica, come dimostrano le sue stagioni a Roseto con il Basket Ball ad inizio millennio, quando guidò un manipolo di giovanissimi ragazzi, tra cui il compianto Antonio Evangelista, ad una crescita esponenziale nel corso degli anni, fino addirittura ad una finale per la promozione in Serie C1 contro la corazzata Chieti.

Gianfranco, oltre che essere un eccellente allenatore, era anche una persona dalle qualità umane immense che, come già detto, lo facevano essere apprezzato e benvoluto ben oltre la pallacanestro.

Una particolarità che lo rendeva unico era lo spiccato accento atriano, che spesso e volentieri lo hanno reso protagonista di innumerevoli aneddoti divertenti, tra cui il famosissimo “tìr da sètt” (tira da sotto), quando intimava a un atleta a non intestardirsi allontanandosi dall’area e anzi a usare centimetri e fisico nei pressi del canestro. Il malinteso fonetico a volte ha confuso qualche giocatore, non abruzzese, che con stupore si chiedeva come fare a realizzare un tiro da sette punti!

Gianfranco lascia un vuoto enorme ad Atri, non solo per quanto riguarda la pallacanestro, in quanto persona garbata, gentilissima e sempre disponibilissima anche nell’ultimo periodo in cui la malattia ne aveva segnato profondamente il corpo, mentre lo spirito positivo e combattivo lo ha accompagnato fino agli ultimi giorni.
 
Alla sua famiglia, al fratello Marco, alla moglie Alessandra ai figli Giuseppe e Pierfrancesco e a tutte le persone a lui care, vanno le più sentite condoglianze ed un abbraccio immenso da parte del sottoscritto, di Gabri Di Bonaventura (allenato da coach Di Ridolfo a Giulianova), da Luca Maggitti e da tutti i collaboratori di Roseto.com.

Che la terra ti sia lieve, grande coach.