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Olimpiadi: storie di soprusi e rivalse.
MELBOURNE 1956: LA PARTITA DEL SANGUE NELL’ACQUA!
L’ungherese Ervin Zador esce dalla vasca olimpica dopo aver ricevuto un colpo allo zigomo dal sovietico Prokopov.

Il logo delle Olimpiadi di Melbourne 1956.

Ferenc Puskas, talento cristallino dell’Ungheria che non partecipò alle Olimpiadi australiane a causa dell'embargo interno al suo Paese.

Saltano le Olimpiadi di Tokyo? Niente paura, c’è Emanuele Di Nardo con le sue ‘storie a cinque cerchi’. Puntata 04.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 14 Luglio 2020 - Ore 16:15

Il 1956 segnò senza dubbio una grande pagina di storia con il proliferare di una crisi politico-economica che, come vedremo, avrebbe inciso sulle Olimpiadi.

La Guerra Fredda stava lentamente spaccando il mondo in due blocchi ed il complesso scenario internazionale ne risentiva profondamente. L’Egitto, non avendo ottenuto dal Fondo Monetario Internazionale un prestito per costruire la diga di Assuan, decise di reperire i fondi necessari provvedendo alla nazionalizzazione del canale di Suez, controllato da compagnie inglesi e francesi fino a quel momento. Di fronte a questa presa di posizione ritenuta illecita, l’Inghilterra e la Francia, sostenute da Israele, invasero l’Egitto. Il dado ormai era tratto.

Gli Stati Uniti, rimasti fino a quel momento in uno stato semi quiescente, insorsero preoccupati anche della parallela questione ungherese: l’Ungheria, che dopo la Seconda Guerra Mondiale divenne un Paese satellite dell’URSS subendo l’istituzione di un governo comunista, rivendicava una propria indipendenza dai sovietici, sia politica che militare. D’altro canto l’Unione Sovietica non poteva tollerare di perdere il controllo di uno Stato così importante per i suoi interessi e decise d’invadere i magiari, bombardando Budapest e imponendo un nuovo governo filo-sovietico.

Mentre i gerarchi di tutto il mondo tessevano le trame di una crisi politica così profonda, prendevano il via i Giochi olimpici di Melbourne ’56, i primi ad essere organizzati nell’emisfero sud del mondo ed i primi disputati, per l’occasione, a dicembre ovvero la stagione estiva per gli australiani. Già la designazione di Melbourne provocò pesanti critiche contro il CIO, deciso invece ad universalizzare ancora di più i Giochi, organizzati fino a quel momento quasi sempre in Europa (tranne due comparse negli States). Eppure le Olimpiadi australiane furono ridimensionate dal boicottaggio sistematico di diversi Paesi in aperta protesta con la questione egiziana (Egitto, Iraq e Libano) e con quella ungherese (Spagna, Olanda e Svizzera).

Ma proviamo a contestualizzare le Olimpiadi di Melbourne nel solco della rivoluzione magiara: i Giochi partirono il 22 novembre, poche settimane dopo l’invasione sovietica a Budapest. L’Ungheria negli Anni ’50 disponeva nel monopolio quasi assoluto in due discipline: la pallanuoto maschile ed il calcio. E fu proprio la prima disciplina a rendere celebre Melbourne ’56. Infatti il torneo olimpico vide l’URSS e l’Ungheria (campione olimpico in carica dopo Helsinki ’52) affrontarsi in piscina in una gara letteralmente all’ultimo sangue il 6 dicembre.

Nonostante il risultato finale non sembrerebbe dire molto (un sonoro 4-0 per gli ungheresi), quel match passò alla storia come “la partita del sangue in acqua”, chiamata così dopo che l’ungherese Ervin Zádor uscì dall’acqua con il sopracciglio destro sanguinante, a causa di un colpo ricevuto dal sovietico Valentin Prokopov.

In realtà, già prima del fischio d’inizio, ci furono schermaglie tra le due squadre ma, una volta entrati in acqua, si passò direttamente all’azione con diversi azzuffamenti nel corso della gara. Zador, nei minuti finali, insultò la famiglia del sovietico Prokopov il quale, in tutta risposta, tacciò gli avversari come “fascisti” colpendo Zador. La formazione magiara abbandonò la piscina mentre sugli spalti si accese un’altra zuffa tra le due tifoserie, fortunatamente sventata dalla polizia.

Alla fine l’Ungheria avrebbe bissato il successo di Helsinki vincendo un altro oro mentre i sovietici conquistarono la medaglia di bronzo. Ma, come abbiamo detto prima, gli ungheresi disponevano di una squadra assolutamente competitiva anche nel calcio.

Eppure perché la nazionale ungherese non prese parte ai Giochi, pur disponendo del più grande bomber europeo dell’epoca ovvero Ferenc Puskás? La verità è che, mentre scoppia la rivoluzione in patria, Puskás ed il suo Honvéd erano in giro per l’Europa in una tournee di amichevoli. Tornati a casa, la compagine magiara avrebbe dovuto affrontare l’Athletic Bilbao negli ottavi di finale della Coppa dei Campioni. Ma alcuni giorni prima della gara iniziò a circolare la voce (falsa) della morte di Puskás impegnato al fianco dei rivoluzionari. Dopo aver perso l’andata in Spagna (3-2), l’Honvéd non andò oltre il pareggio al ritorno (3-3) sul campo neutro di Bruxelles decretando la sua uscita dalla competizione europea.

Qui si consumò il dramma di questi giocatori: la rivoluzione fu repressa duramente ed il 10 novembre (pochi giorni prima dell’inizio delle Olimpiadi) il governo ungherese ordinò ai calciatori dell’Honvéd di tornare in patria. Molti disertarono e la FIFA decise di squalificarli per due anni mentre l’Honvéd venne sciolto dallo Stato. Iniziò allora un lungo peregrinare di questa squadra nel mondo, andando a giocare amichevoli anche in Brasile, mentre la preoccupazione principale dei calciatori ungheresi era quella di fare fuggire clandestinamente i propri cari dalla patria.

Puskás fece una breve apparizione anche in Italia giocando un’amichevole con la maglia del Signa (squadra toscana) contro l’Empoli nel 1958. Dopo diversi anni d’inattività a livello professionistico, il Real Madrid acquistò il suo cartellino affiancando il centravanti ungherese alla stella argentina Di Stefano e assemblando una delle coppie d’attaccanti più prolifiche della storia.

Tornando a Melbourne 1956, l’URSS vinse la medaglia d’oro nel calcio battendo la Jugoslavia in finale ma cosa sarebbe successo se l’Ungheria avesse partecipato alla manifestazione? La storia non può essere fatta sulle supposizioni ma deve basarsi su dati certi. Eppure il rimpianto di non aver potuto vedere un confronto sportivo tra queste due formazioni resta una dei più grandi “what if” delle Olimpiadi.

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Emanuele Di Nardo
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Emanuele Di Nardo
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