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Erano fermi alla stazione di Roseto.
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Cominciò a svoltare in stradine corte e parallele. Nora prendeva nota e guardava. Via Rossetti, via Manzoni, via Mazzini, poi la statale, via Patrizi. [...] Poi il bus prese via Salara e la cittadina divenne periferia, le palazzine a due piani con l’alluminio anodizzato dorato alle finestre, campi coltivati ricoperti di piccole gallerie di plastica a coprire le colture, bar dai nomi altisonanti, Sunset Boulevard e Chat Noir, meccanici e carrozzerie, negozi di bomboniere.
Antonio Manzini, scrittore e sceneggiatore noto soprattutto per i romanzi che vedono protagonista il poliziotto Rocco Schiavone – adattati per la televisione con protagonista Marco Giallini – è in libreria da qualche settimana con il suo nuovo romanzo intitolato “Gli ultimi giorni di quiete”, in cui un assassino che esce di prigione dopo 5 anni risiede a Roseto, dove tenta di rifarsi una vita.
Lo ritrova per caso, su un treno, la madre della vittima (un giovane di Pescara). Quello è il momento in cui il romanzo ha inizio e altro non dico, per non togliere il piacere della lettura a chi vorrà scorrere le 231 pagine che vanno via in un paio di ore, forse tre.
Non avevo finora letto nulla di Manzini e il libro d’esordio (per me) di questo autore non mi ha entusiasmato. E però è ambientato a Roseto degli Abruzzi, dove si svolge tutto il grosso della vicenda – con amarissimo finale – quindi non potevo non finirlo di leggere.
Manzini racconta la nostra cittadina probabilmente avendola vista su Google Maps: una Roseto cupa e depressa (d’altronde, il romanzo parla di storie tese e prova a riflettere su questioni complesse), che personalmente non riconosco. È pur vero che sarebbe stato difficile ambientare il fatto d’estate sul lungomare, fra uno chalet e l’altro. O, di certo, avrebbe reso meno.
Un ultimo legame fra Antonio Manzini e Roseto degli Abruzzi, passando per Rocco Schiavone: il vincitore del Roseto Opera Prima 2019 – festival cinematografico riservato ai registi esordienti – è stato Simone Spada, con “Hotel Gagarin”. Lo stesso regista che ha firmato, lo scorso anno, la regia della terza serie televisiva di “Rocco Schiavone” per 4 episodi: “La vita va avanti”, “L’accattone”, “Après le boule passe” e “Fate il vostro gioco”, con la sceneggiatura di Antonio Manzini e Maurizio Careddu e le riprese realizzate tra Roma e la Valle d'Aosta.
Una cosa positiva legata al romanzo? Nella via in cui – nella finzione, anche se la storia pare essere ispirata a un fatto realmente accaduto, magari da un’altra parte – dimora l’assassino (sono andato per curiosità a fare un giro), nella realtà, per fortuna, ho trovato un’ottima pizzeria.
Di più: è una pizzeria che frequento da anni. E che ha sempre rubato la scena al nome della via in cui sta. Infatti, non associavo le due cose.
Vabbè: buona lettura. O buona pizza!
Antonio Manzini
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