Ieri, guidando la sua Cantù nella sconfitta di Cremona, Cesare Pancotto ha comunque brindato a un risultato storico per un allenatore: 1.000 (mille!) panchine nel campionato italiano di Serie A (considerando la Serie A, la Serie A1 e la Serie A2 sino alla stagione 2001/2002, quando Serie A1 e A2 hanno smesso di fare parte di una unica Lega).

Dall’esordio in A2 alla guida della sua Porto San Giorgio, Cesare ha collezionato altre 13 squadre: Reggio Emilia, Forlì, Sassari, Pistoia, Siena, Trieste, Roma, Teramo, Udine, Fortitudo Bologna, Avellino, Cremona, Cantù.

Coach Pancotto è quarto nella classifica di tutti i tempi per le vittorie totali, con 492, dietro a Carlo Recalcati (546), Tonino Zorzi (525) e Cesare Rubini (501).

Il tecnico di Porto San Giorgio è invece secondo per numero totale di panchine, dietro al solo Paròn Zorzi, che ne ha 1.073.

L’elegante, ironico, simpatico, Cesare ha pure vinto 2 volte il premio come miglior allenatore della Serie A, a 10 stagioni di distanza: Udine 2005/2006 e Cremona 2015/2016.

Nel suo palmares, 4 promozioni: Porto San Giorgio dalla Serie B alla Serie A2 nel 1984; Pistoia dalla Serie A2 alla Serie A1 nel 1992; Siena dalla Serie A2 alla Serie A1 nel 1994; Trieste dalla Serie A2 alla Serie A1 nel 1999.

Personalmente, ho 4 ricordi molto belli fuori dal campo con coach Pancotto: 3 cene e un pranzo.

Il primo è una cena nella stagione 2004/2005, quando mi chiese di intercedere perché voleva conoscere coach Neven Spahija e io organizzai una cena a 3 alla Cantina di Epicuro di Roseto. A fine cena, Cesare mise mano alla carta di credito, ma fu bloccato da Neven che lo gelò così: “Se tu paghi a casa mia, questa amicizia non va bene”. Pagò il tecnico di Sebenico, estraendo una carta di credito tutta nera, e nessuno si fece male.

Il secondo ricordo è sempre a cena, quando Cesare venne ospite del team di Sotto Canestro – Giorgio Pomponi, Lorenzo Settepanella, Marco Rapone e io – insieme a Ernesto Ciafardoni, che fu suo atleta a Porto San Giorgio nell’anno della promozione. Il buon Alfonso Borghese, patron dell’Hercules, ci vide andare via dopo l’una di notte, con il nostro tavolo rimasto unico atollo abitato nel mare selle sedie, alzate per fare posto allo straccio.

Il terzo è invece un pranzo, qualche estate fa, intorno alle tre del pomeriggio. Cesare stava risalendo dalla Puglia con moglie e coppia di amici e mi telefonò, per chiedermi se nella magica Roseto in quell’orario così inappropriato qualche ristoratore pazzo avrebbe potuto fargli mangiare gli arrosticini, che di solito si mangiano a cena. Giuliano Spizzico fece il miracolo e io mi unii alla compagnia per un brindisi.

L’ultimo ancora a cena, sempre all’Hercules di Roseto, negli anni in cui coach Piero Millina ha allenato a Campli. Pizze con chilometriche disquisizioni di pallacanestro fra Piero, Cesare, il buon Pino Rutolini, Luca Marani, Luigi Lamonica, Angelo Tullio ed Ernesto Ciafardoni. Ovviamente, di fronte al torrenziale eloquio di  Millina, quasi nessun altro poteva prendere la parola.

Complimenti a coach Pancotto per le mille partite e in bocca al lupo per gli altri luminosi traguardi.

“Le mille e una notte” è già stato scritto, ma come dissi a Cesare a margine degli arrosticini pomeridiani, seduti nella veranda di Spizzico, direi che “Le mille e una panchina” potrebbe essere il titolo del suo libro di memorie cestistiche, quando l’uomo col nome che è garanzia di dignità imperiale deciderà di scriverlo.

Io una traccia gliela spedii...