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Uomini di Basket
DOMENICO SORGENTONE, FRA ANGELO BRANDUARDI E CELESTINO V...
Domenico Sorgentone, esonerato oggi dalla guida tecnica del Chieti, in una foto del 2009, ospite del magazine ‘Pane & Basket’.

Massimo Maffezzoli, nuovo coach del Chieti.

Il Chieti ha esonerato il mio amico allenatore, sostituendolo con Massimo Maffezzoli. Un pensiero, per Domenico.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 02 Febbraio 2021 - Ore 16:30

«Alla fiera dell'est, per due soldi, un topolino mio padre comprò.
E venne il cane, che morse il gatto, che si mangiò il topo
che al mercato mio padre comprò...»

(Angelo Branduardi, Alla fiera dell’est, 1976, frammento.)

«Io Papa Celestino V, spinto da legittime ragioni, per umiltà e debolezza del mio corpo e la malignità della Plebe [di questa città], al fine di recuperare con la consolazione della vita di prima, la tranquillità perduta, abbandono liberamente e spontaneamente il Pontificato e rinuncio espressamente al trono, alla dignità, all'onere e all'onore che esso comporta, dando sin da questo momento al sacro Collegio dei Cardinali la facoltà di scegliere e provvedere, secondo le leggi canoniche, di un pastore la Chiesa Universale.»
(Celestino V, Bolla pontificia, Napoli, 13 dicembre 1294.)

Alcuni anni fa chiesero ad Angelo Branduardi perché appariva poco in televisione e il riccioluto e anticonformista artista rispose, più o meno, che i 5 minuti che gli proponevano per fare l’esibizione a lui servivano per accordare il violino.

Uno fuori tempo, insomma. A questo ho pensato oggi, quando ho letto dell’ineffabile esonero di coach Domenico Sorgentone dalla guida tecnica del Chieti. Lui, arrivato a guadagnarsi la chance di guidare da capo allenatore una squadra in Serie A2 alla veneranda età di 63 anni, dopo aver vinto 11 campionati: 5 volte la Serie B (Roseto, Atri, Ribera, Chieti, Scafati), 5 la Serie C (Forze Armate, 2 volte a Vasto, Atri, Ortona) e 1 volta la Serie D (Giulianova). Che poi sarebbero una dozzina, visto pure quello di Serie B vinto da vice allenatore, nella sua Roseto.

Uno fuori tempo, Domenico. Che dopo Branduardi mi fa pensare a Pietro Angelerio – detto Pietro da Morrone e conosciuto come Celestino V – il molisano incoronato Papa all’Aquila il 29 agosto 1294, ormai ottuagenario. Un monaco eremita catapultato in un mondo a lui estraneo, che preferì tornarsene al romitaggio che tanto amava.

Solo che Domenico non si è dimesso come Pietro da Morrone, ma è stato esonerato.

Un’emozione provata per ben due volte, da quando a Chieti ha servito la causa del patron Gabriele Marchesani, che la prima volta lo allontanò per chiamare Piero Coen (per poi richiamarlo, dopo una vicenda alquanto articolata) e oggi gli ha preferito Massimo Maffezzoli, veronese classe 1976, che come vice allenatore ha un ricco palmares, essendo nello staff dell’Italia (assistente insieme a Molin e Conti) e  avendo vinto lo Scudetto 2015 a Sassari, 2 volte la Coppa Italia a Sassari (2014, 2015), la Supercoppa Italiana 2014 sempre con i sardi e la Coppa Italia LNP del 2007 con Casalpusterlengo. Coach Maffezzoli ha invece guidato l’Avellino nella massima serie nel 2009 (2 vinte e 3 perse) e lo scorso campionato in A2 l’Eurobasket Roma (7 vinte e 13 perse).

Ma torniamo a Domenico, fra Branduardi e Celestino V, perché a una cosa penso e ripenso: la bloccata società italiana, fatta in ogni settore in larghissima parte di caste e categorie. Con rare, rarissime eccezioni: Non a caso, ogni volta che un “figlio di nessuno” arriva a fare qualcosa di commendevole, passando da un ambiente all’altro o salendo un gradino, si sprecano servizi e approfondimenti. Perché è stato davvero bravo, nuotando controcorrente e arrivando a toccare terra senza lasciarci le penne.

Perciò penso a Domenico e al concetto di “allenatore di categoria”, che quando diventa un pregiudizio è abominevole. Perché un conto è scegliere di fare un tipo di carriera (allenatore delle giovanili, delle minors, della cadatteria, etc.), mentre altro è subire un “timbro” e portarselo dietro una vita.

Domenico ha vinto una dozzina di campionati e ha avuto soltanto in tarda età la possibilità di allenare “gli americani”. Quale dovrebbe essere l’unico metro di giudizio, per lui come per tutti i lavoratori di tutti i settori? Il risultato, in rapporto ai mezzi a disposizione e agli obiettivi prefissati.

Bene, l’esordiente Sorgentone lascia il Chieti (squadra matricola, frutto dell’acquisizione del titolo di Montegranaro) a 10 punti in classifica, frutto di 5 vittorie e 8 sconfitte, al nono posto e 2 punti dalla zona playoff. Nelle ultime 5 ne ha vinte 2 e dietro in classifica ha Ravenna (8), Latina (8), San Severo (6) e Stella Azzurra Roma (2), nel girone a 13. Nell’ultima mezza dozzina di partite ha giocato senza il play titolare, Piazza, che per quanto ottimamente sostituito da Meluzzi ha lasciato la squadra con una rotazione a 7. A me pare un risultato discreto (che è 7, in una scala da 0 a 10) o, almeno, più che sufficiente (6+). Dati alla mano, intendo, e cioè al di là dell’amicizia che da un quarto di secolo mi lega al mio concittadino Domenico.

Evidentemente, non la pensa così la dirigenza teatina e così il patron Gabriele Marchesani lo ha esonerato per la seconda volta. Fa parte del lavoro di un professionista, nulla da dire.

E però a me resta l’amaro in bocca, perché penso a Domenico Sorgentone, che a 63 anni, dopo 12 campionati vinti, si era guadagnato il diritto di provare a condurre un campionato in A2 e al fatto che in Italia c’è questa classificazione preconcetta, per cui se sei un “allenatore da Serie B”, devi andare in pensione in cadetteria. Secondo me non è così. E avrei voluto poter vedere Domenico concludere il campionato anche per avere un riscontro al mio pensiero. Pazienza.

In bocca al lupo a Chieti e al nuovo coach Maffezzoli, il mio abbraccio a Domenico, affinché torni presto al basket allenato, magari concludendo una stagione “con gli americani”.

Luca Maggitti
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