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Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.]
IN GIRO PER IL MERCATO DI VIA CATANIA, FRA EURO, LIRE PASSATE E SPAZZINI SPARITI...
L’ingresso del mercato coperto di via Catania, a Roma.

Uno scorcio del mercato dell’Alberone, in zona San Giovanni in Laterano, a Roma.

Mario Martorelli e gentil signora, Stefania Larcinese, sul lungomare Pasquale Celommi di Roseto degli Abruzzi.

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 20 Febbraio 2021 - Ore 17:45

Il sabato mattina, il mercato di via Catania è un po’ come l’università nel giorno degli esami.

Ci trovi sempre le stesse facce. Oggi vai qui a fare la spesa, ieri andavi lì a fare gli esami.

Sono entrambi luoghi in cui si tende a scambiare quattro chiacchiere. Con qualcuno le ripeti nel tempo, con altri sono soltanto “selfie”, tant’è che la volta successiva neanche ti saluti.

Di che si parla al mercato.

Come sono questi carciofi? Sono dolci queste arance?. Oppure: A Pierluigi, certo che fate certi prezzi... stai a diventà na gioielleria! E Pierluigi risponde, con gioviale serenità: “La corpa nun è mia, è dell’euro!”.

L’euro è entrato in vigore ormai da oltre 20 anni e io, che appartengo alla vecchia generazione che si sforza di rimandare il rimbocco della lapide, faccio a tutt’oggi fatica a regolarmi.

Quando vedo che le arance costano 2,50 euro al chilo, penso: beh, 2.500 lire al chilo è un prezzo accettabile... e decido quindi di prenderne 4 chili che alla fine pago 10 euro. Solo quando torno a casa realizzo che per le sole arance ho speso quasi 20.000 lire. È allora che esce fuori un bel: cacchio, Peppe!

Mi ritorna alla mente quando, da ragazzino, mia madre mi mandava con 200 lire al mercato dell’Alberone, in zona San Giovanni in Laterano dove abitavamo. Cosa riuscivo a comprare con tale somma? Non me lo ricordo.

Mi è invece ancora nitida la voce di un tale che gridava: “Aricordàteve der pepe, signora!”.

Altrettanto nitido è il ricordo della squadra di monnezzari e scopini che, alla fine della giornata, passavano con la pompa dell’acqua. Muniti anche di  ramazze e carriole, facevano ritornare la piazza pulita come un biliardo.

Oggi mi chiedo: dov’è andato a finire lo scopino, alias lo spazzino che oggi, non volendo apparire offensivi nei riguardi dell’intera categoria, chiamiamo operatore ecologico?

Qualunque sia il nome col quale lo vogliamo chiamare, rimane il fatto che dalle mie parti, vale a dire nel quartiere Nomentano, tale figura è assente da così tanto tempo che, a buon diritto, possiamo definirla latitanza.
 
Ma, allora, per la pulizia delle strade e dei  marciapiedi che facciamo?
“Aspettiamo che piova!”, mi esclama qualcuno.

E per la pulizia dei tombini? Quel qualcuno ride e chiosa: “Beh, amico mio, mo’ me pare che te stai proprio allargà!”.

Tranquillo, taglio corto: se voglio vedere strade pulite, vado d’estate a Roseto degli Abruzzi!

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Mario Martorelli
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