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Venerdì, 29 Marzo 2024 - Ore 14:55 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

ROSETO 100 – 1921-2021: un Secolo di Pallacanestro nel Lido delle Rose.
GIAMPIERO PORZIO: L’ALLENATOR PIÙ GIOVINE CANTATO DA VINCENZO DI BONAVENTURA.
Roseto degli Abruzzi, ristorante Il Moro, primavera 1977. Giampiero Porzio con la madre Lilda Di Marco e il padre Carlo, il lunedì successivo alla vittoria in trasferta a Fabriano.

Roseto degli Abruzzi, Arena 4 Palme, 2010. Giampiero Porzio con Ettore Messina.

Roseto degli Abruzzi, via Seneca 5, 2006. Giampiero Porzio con Mario Boni.

Un canto del grande Vincenzo e, in calce, uno scritto di Giampiero del 2006. Perché a Roseto la pallacanestro è di casa da un secolo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 14 Maggio 2021 - Ore 16:30

Vincenzo Di Bonaventura, rosetano di nascita e uomo di teatro, regista e attore capace di emozionare con il suo talento, continua a onorare il primo secolo di pallacanestro rosetana inviandoci un pensiero sul suo amico Giampiero Porzio, che è stato il più giovane coach della storia del Roseto, parlando di prima squadra.
Il più giovane in Serie A è stato Demis Cavina, mentre in assoluto la palma va a Giampiero, che poco più che ventenne guidò la squadra del Lido delle Rose in cadetteria.
Seppi di questa storia direttamente da Giampiero – che all’epoca non conoscevo – nel 2006 quando mi inviò una email. L’articolo che ne derivò lo trovate in calce a questo poetico pezzo di Vincenzo Di Bonaventura dedicato a coach Porzio.

Luca Maggitti


GIAMPIERO
...
Mio eternato illusorio satrapo oltre piacente amico dell’età mia nova, rimembro il tuo affaccendato ardere in stilemi e miti, tu, ingenuo corsaro di idee illusorie magate al vortice insensato del Fato dolce, tu, aperto, nobile, tu, mio dolcissimo e profondissimo ingenuo della vita acre, tu, che ora salvi la terra dal morire, salvasti me dal bruto mostriciattolo del futuro, tu, che sai della vita in pericolo più di ogni altra faccendiera sorte, ti dico grazie, tu, che anticipasti il collasso che abbrumerebbe la vita se ci si perdesse in fiducia corsara, tu che mi indicasti  la via, dicendomi  che il vincere era un dettaglio privo di cospirazione e di felicità costrutta, tu, Giampiero Porzio, il più grande allenatore fabbricato dal destino, coerente coriaceo e malfermo al caso, tu che producesti arte sull’audacia con poesia periferica suburbana, tu che aravi  fenditure di luce sul nostro amato gioco, sapesti mostrarci la via sicura, e ci conducesti impavidi a Damasco.
Tu sapevi da sempre il segreto del Lem di Giorgio Papo’.
...
Nella Roseto canestrara, in un tempo senza tempo come gli anni 80, come raggio tenue di sole mattino, compare un giovane studente di medicina a dirigere l’orchestra della pallacanestro popolar sacerdotale.
Giampiero Porzio, allenatore maniscalco del più scorticato manipolo di campioni che mai ebbe storia nella Rosburgo marinara.
Era la Serie B, faccendata e stridula di quei tempi, con compagini avide e  arcaiche, assai  permanenti nei bassorilievi delle rocce appenniniche.
I palasport erano palestre, tentativi occasionali di ferocia edile compromissoria.
Pubblici malaticci e pretestuosi, nuovi per lo più, circa la  disputa del gioco new entry, ululanti grugniti sghembi ad ogni canestra avventizia, assai lontani dalle decisioni arbitrali o dalle regole motrici delle giocate sotto o fuori dal traliccio canestro.
Esofaghi in tumultuoso affare raccogliticcio, esiti poco chiari per quasi tutti gli astanti, sovente  abbrumati dal  delirio infantile e furfantello.
Il girone del sud, che si addipanava tra Pescara, Chieti, San Severo, Brindisi, Reggio Calabria, Roma, Cagliari, fino ad Ancona, Rimini, Pesaro, San Giovanni Valdarno, ecc..
Eravamo così belli.
Bruttamente mendichi di egemonia latente, perversamente proiettati alla ricerca di uno stile, cocciutamente fatui per poca identificata nomenclatura, bravamente accademici per blasonata eredità imperiale.
Eravamo la Roseto rosetanamente intesa lontana dai quadrilateri di provincia, così ortodossa per elitarietà avventizia e incidentale che, pur dimenticandolo, già  invadevamo il  futuro.
Il basket alare, professionale, incidentale, carismatico essenziale della riveduta visionarietà del mondo a venire.
Giocatori rosetani, cresciuti a pane e acqua, Arena 4 Palme e sole di tornei, canicola, sudore salato quanto la battigia riarsa di agosto, a tutte le ore di Dio.
Allenamenti sulla spiaggia, sotto l’abatjuor della luna, l’Adriatico in sussulti metafisici, la sabbia in tintura promenade, le canottiere gialle su spalle basculanti e snelle.
Il fior fiore dei belli e ingenuamente sognanti volti del bel cielo di Betlemme.
Giocatori cari, volatili e leggiadrissimi, muscolari e furenti sugli abitacoli del volo, a caccia di palloni vaganti, di intuizioni cosmiche, di magie irriverenti, sempre accesi al tripudio della canestra profanata.
Il nobile Sandro Ndì, inspiegabilmente in bivacco con il gesto risolutore della vittoria.
Tommaso Ginoble morso abitualmente dalla taranta, sverniciava i ferri di mezzo mondo.
Luigi Marini, essenziale materico in coerenza bruta con la destinazione coassiale della sfera, palleggiava il cuore di tutti noi come segnali di guerra.
D’Alessio ferro filato attorcigliava la sera in continue danze propiziatorie.
Ernesto Ciafardoni sparviero grifagno e micidiale.
Gianni Rosa gancio plurale di aforismi cinetici.
Lorenzo Di Fino improbabile falco di Federico secondo di Svevia.
Marco Romani neuronica svolta corsara.
Il maramaldo Nardi salvifico nume tutelare e giovani lacedemoni in predicato di accesso sul parquet della scriteriata palestra D’Annunzio.
Tutti a sentire il prosodico sdire di Giampiero il figlio del maresciallo Porzio.
O potere del sogno!
O vaghezza del Fato che concedi venie a prodi infaticabili!  
La più bella e rimarchevole squadra di basket allenata dal più improbabile condottiero di Roncisvalle.
Giampiero aveva dalla sua gli occhi che scorgono il Mito.
Figurava idealità di traiettorie e risultati  solo  basandosi sulla fiducia illimitata dei suoi lacedemoni.
Giampiero il principe.
Il veggente.
Il vincitore.
Il calore di un ragazzo che professa un credo che si avvale di fiducia e sangue pulsante.
Il rischio.
L’audacia.
La responsabilità.
Perdemmo malamente un derby con Pescara.
Umiliati quasi.
Eravamo impreparati.
Assenze.
Inizio  stagione torneo.
Nello sport vige una regola indiscussa.
Allenamento, preparazione, continuità, fiducia, rivalutazione dei propri limiti, proprio come farebbe uno oplita greco.
Fare dei propri limiti un capolavoro.
Un coacervo di forze aggruppate e coese, nature motrici del nuovo vivere l’impresa e la vita.
Così.
Quando telefonai a Giampiero, oncologo presso l’Ospedale dell’Aquila, chiedendo consigli circa il mio tumore all’intestino dopo resezione avvenuta, udii il caldo incedere della fiducia sul mondo dei vivi.
O voce, o caro manto di rarefazione sillabica, o care parole che allietano i cuori degli uomini stanchi!
Fiducia.
Fede.
In te.
In Dio.
Amico mio dell’età mia nova.
Noi non sfidiamo la morte, giacché già ne siamo la sorte, ma invochiamo la vita, tutta rappresa com’è di sé e del battito pieno di un cuore rosso.  
Giampiero il cortese fidando in sé e in magnificat, eresse in me la scalinata di salvezza.
Giampiero l’allenatore e il maestro di basket praticava l’evento con lo sguardo di occhi di chi vede orizzonti di cielo.
Alla palestra D’Annunzio non passa lo straniero.
Sandro dichiarava la sua cultura della felicità, con quasi 40 punti, e Tommaso Ginoble avrebbe divelto il canestro con i denti.

ROSETO.com > Archivio
26 Gennaio 2006
Basket e storia, basket e storie.
GIAMPIERO PORZIO, IL PIU’ GIOVANE COACH DEL ROSETO BASKET.
Una bella storia, vera e tutta da leggere.
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=3228


ROSETO.com
Roseto Basket Story
TUTTI GLI ARTICOLI E TUTTI I VIDEO DI “ROSETO 100”
http://www.roseto.com/news.php?id_categoria=73&tipo=basket

Vincenzo Di Bonaventura
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