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Giovedì, 28 Marzo 2024 - Ore 16:14 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.]
A TROVARE JOHN A SIDMOUTH, NEL DEVON...
Sidmouth, Devon.

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 22 Maggio 2021 - Ore 18:00

Il sipario della mia vita  tende a calare e il desiderio di scoprire cosa c’è dietro l’angolo, mi procura rammarico. Sono cosciente di quante cose mi rimangono da scoprire, ma purtroppo (o per fortuna) non mi è dato sapere fino a quando detto sipario rimarrà sollevato.

Sono sempre stato voglioso di vedere come gli altri vivono la loro vita, come sanno interpretare il loro ruolo e, nel corso del conseguente confronto con la mia stessa vita, mi è capitato  spesso di poter spazzare via certi miei supposti dubbi.

Quando vado in giro, cerco di essere privo di pregiudizi e metto in moto tutti i sensi. Vivo così esperienze ed emozioni che rimangono vive in me, mi verrebbe da dire: per sempre.  

La finalità (sperata) dello scritto che segue è principalmente quella di provare a fare “annusare” a chi legge, almeno una delle tante sensazioni da me vissute nel corso dei “giri” nel Regno Unito, vale a dire Galles, Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord.

Visto che a voler essere esaustivi occorrerebbero un elevato numero di fogli A4, troppi per noi che abbiamo sempre tanta fretta di arrivare, mi autolimito, convinto di assecondare il recondito desiderio del potenziale lettore.

Da dove comincio? Da John! Lui è il mio amico di penna inglese col quale ci sentiamo ogni settimana via Skype. Entrambi tentiamo di fischiare la lingua l’uno dell’altro.  Decido di andarlo ad incontrare di persona. Mia moglie e mio figlio sono con me. Guidiamo dall’aeroporto di Heathrow fino a Sidmouth nel Devon. È lì che  incontriamo John.  

Lui è un tipo estremamente interessante. In gioventù ha frequentato una di quelle scuole seriose inglesi che formano gli chef internazionali. Ci mostra una serie di fotografie del severo collegio che ha frequentato per cinque anni. A vedere la grinta e gli abiti che indossano i docenti, senti che davanti a loro, i discenti, peraltro tutti in divisa scura, avessero l’obbligo di rimanere sempre sugli  attenti.

John ha girato tantissimo e lavorato negli alberghi più prestigiosi. È un poliglotta. Conosce benissimo francese, tedesco e po’ di italiano. S’è ritirato in campagna (in the country), fuori Sidmouth perché ama la pace ed odia il traffico di Londra. Ha messo su un’attività particolare: cede in uso le registrazioni di suoni, ivi comprese colonne sonore di sua esclusiva proprietà e produce musica. Svolge il suo lavoro esclusivamente via internet. Lui e la moglie sono provetti ballerini. Si allenano nella sala comunale.  

Sidmouth, come tutte le cittadine di mare  del Regno Unito è molto curata,  tanto da sembrare finta. È fuori dai circuiti turistici di massa. Campi verdi? Innumerevoli.  Scopro che il loro club di rugby nasce intorno al 1860 (data di fondazione di Roseto degli Abruzzi) e dispone di ben quattro campi da gioco. Tutto è pulito, tutto è ordinato, tutto è bello. Visitatori “abbastanza pochi”. Abbiamo l’impressione di essere  gli unici stranieri.

Il nostro alloggio è un bungalow, ossia una casa con giardino posteriore e garage, al solo piano terra. Constatiamo come d’inverno le case inglesi siano molto più fredde delle nostre. Se fuori nevica, i 18-20° di riscaldamento ti lasciano le stecche di ghiaccio sui baffi. Evviva gli americani. D’inverno da loro rimani in canottiera.

Il bungalow è inserito in un più ampio complesso residenziale, la cui manutenzione è eccellente. Una serie di cartelli bene in vista, avvisano i potenziali  “ladri” che le telecamere presenti provvederanno a filmarli e che la polizia arriverà prestissimo, visto che i residenti si affretteranno a chiamarla.  

Una fermata d’autobus è poco distante dal complesso residenziale. I britannici sanno aspettare. Sono così abituati a farlo che se arrivano alla fermata dell’autobus e non c’è nessun altro, si dispongono immediatamente in posizione tale che chi arriva dopo di loro, gli si posiziona dietro. La fila per loro è la “Queue”. È qualcosa di sacro.

Hai incertezza su che ora esattamente sia? E che problema c’è? Basta guardare  il cartellone sopra la tua testa e quando scatterà l’orario in cui l’autobus deve passare, eccolo che arriva.

L’autista-bigliettaio ti saluta quando sali e quando scendi. Tu fai altrettanto. Capisci subito che lui è fiero del proprio lavoro e la gente gli è davvero grata per il servizio che rende. Piove? Nevica? Tutti in fila ad aspettare il proprio turno. Nessun furbetto!
   
Per guidare in Gran Bretagna, oltre alla particolare attenzione che devi mettere, visto che si guida a sinistra, occorrono pochi minuti di pratica. Ti aiuterà il comportamento degli altri guidatori, generalmente più rispettosi di noi del codice stradale. Sembra che siano tutti freschi di scuola guida!

Nessuno si innervosisce alle rotatorie se chi lo precede aspetta che tutti quelli che hanno diritto di precedenza sono passati. Ti viene da chiederti: è mai possibile che nessuno voglia passare prima dell’altro?

Stai attento poi che, se all’auto che ti sta di fronte fai cenno coi fari (lampeggi), non dai  certo il messaggio che daresti in Italia, vale a dire: “stai attento”, ma gli dici chiaramente:  “passa prima tu che io aspetto!”... visto com’è facile evitare incidenti in Gran Bretagna?

Sentite questa! Accompagno John in farmacia. Lui entra ed  io aspetto fuori per discrezione. Guardo verso il marciapiede opposto e su una vetrina leggo “Barrister-Solicitors”, semplificando, avvocati.
 
Mi incuriosisco e, nel cercare di vedere meglio, pur rimanendo col corpo all’interno del marciapiede, il mio piede destro rimane un po’ fuori dal marciapiede stesso.
Guardo meglio e mi accorgo che alla mia sinistra ed alla mia destra si sono fermate almeno dieci macchine i cui conducenti: ritenendo che io voglia attraversare la strada, attendono pazientemente che io lo faccia.

Non un clacson isterico si alza nell’aria. Tutti questi aspettano me! Ma dove mi trovo?  Sogno o son desto? Un po’ mi vergogno. E adesso: che faccio? Attraverso e  loro passano! Ad onor del vero a Londra la storia è un po’ diversa!

Sidmouth si affaccia sulla Manica e fa parte del Devon. Guardando la cartina della Gran Bretagna noi diremmo che il Devon è in basso a sinistra, i britannici, invece, che usano spesso i punti cardinali, dicono che si trova nel South-West.   

La caratteristica delle strade del Devon è quella di essere quasi sempre tracciate al di sotto dei terreni che le circondano. Tu passi sotto, e tutto ti sta sopra. Una sorta di tunnel a cielo aperto.

Ti trovi a guidare per lunghi tratti e raramente vedi cosa ti circonda. Quello che ti manca è un panorama da gustare come da noi. Insomma: pure se pensi di essere il nuovo Flavio Gioia, non capisci bene dove ti trovi. Mappe cartacee e gps a portata di mano sono necessarie.

Se ti porti verso il mare, lo riesci  a vedere soltanto quando ci sei proprio vicino. Ma quando ci arrivi ti rendi conto che è bellissimo e capisci subito che è molto più “grosso” di quello che hai finora visto a casa tua. È questo l’oceano? Ti intimorisce, ma allo stesso tempo ti invita ad ammirarlo e rispettarlo.
 
Dalla cima di altissime scogliere, tu stai lì a guardare come questo mare porti a sbattere contro la base della scogliera, onde di  dimensioni che non hai mai visto. Gli impressionanti boati che si producono ti fanno tremare il petto.

Volgi lo sguardo intorno per vedere arrivare un’altra onda ed un’altra ancora. È un susseguire di boati e di emozioni, uno spettacolo che non sembra stancarti mai.

Guarda quelle luci! Ma dai, non è possibile! Chi uscirebbe mai con questo mare? È una imbarcazione di salvataggio che sta uscendo dal porto per portarsi in mare aperto. L’equipaggio è composto da volontari che s’avventurano con questo mare in tempesta. Vengono i brividi: sono incoscienti o coraggiosi? Mi permetterei di definirli  altruisti coraggiosi!
 
Nel  Regno Unito la presenza di questo tipo di imbarcazioni è fissa in ogni più piccolo villaggio sul mare. Appartengono ad una istituzione: la Royal National Lifeboat Institution (RNLI). È amata dall’intera cittadinanza che provvede a farla sopravvivere attraverso donazioni.

Non c’è porticciolo che non  presenti degli scivoli che consentono a queste imbarcazioni di prendere immediatamente il mare. In un piccolo villaggio abbiamo visto in funzione anche un trattore, usato per calare l’imbarcazione in acqua.

Le scolaresche vengono portate in “gita sociale” a visitare i capannoni dove le imbarcazioni sono posteggiate. Qualcuno dei ragazzi diventerà certamente un componente dell’equipaggio. È un po’ come per noi diventare calciatore della nostra cittadina.

Se hai la fortuna di poter girare senza una specifica meta, ti capita di arrivare su spiagge bianchissime con un mare color smeraldo. Lo devi riconoscere:  a volte sono più intriganti di quelle delle nostre isole.
 
L’unica differenza è data dal fatto che la temperatura dell’acqua sconsiglia di fare il bagno anche in piena estate, a meno che tu non sia un nativo. Vederli rimanere in acqua a nuotare per così tanto tempo aumenta in te la voglia di rimanere ben coperto.

Quando il sole tramonta, il freddo t’è penetrato nelle ossa e pur se sei equipaggiato per sopravvivere al Polo Nord, accetti il silenzioso suggerimento di trovare un posto al caldo. Prima di rientrare a Sidmouth ci chiediamo: e un giro in Cornovaglia? Un altro giorno!

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Mario Martorelli
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