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Roseto Basket Story
UN SECOLO DI BASKET. LA SERIE A2 DI NUOVO SFIORATA, UN BIVIO DIFFICILE E UNA STAGIONE DA NON RICORDARE: GLI ANNI DI MARCELLO PERAZZETTI.
Il Roseto Basket 1983/1984, di coach Marcello Perazzetti.

Coach Marcello Perazzetti.

Coach Marcello Perazzetti a Pescara, allenando la squadra femminile nella quale giocava anche la futura campionessa Malì Pomilio.

Daniele Francani, curatore dei video di Roseto Basket Story, intervista l’ex coach e poi procuratore sportivo. Puntata 4: Marcello Perazzetti.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 02 Febbraio 2022 - Ore 11:06

Scrivendo questo capitolo, ho avuto l’ennesima percezione di quanto sia stata buona l’idea di carpire alla fonte, coinvolgendo direttamente i protagonisti, i ricordi e gli aneddoti legati ai loro anni nel Roseto Basket. Di quanta fortuna abbia avuto nel raccogliere le loro memorie, qualche confidenza, ed alcuni segreti “inconfessabili”, direttamente dalle loro voci. Perché, alla fine, è come essere al loro fianco.

Per l’uomo di basket di oggi, poi, il sottoscritto ha avuto sempre una sincera ammirazione, perché è un altro per il quale il curriculum parla chiaro, chiarissimo. Tre volte vincitore della serie B maschile (d’eccellenza, a doppio girone, fate voi) a Pescara, Ferrara e Napoli, due volte della serie A2 femminile ed altre svariate stagioni di assoluto livello sulle panchine di mezza Italia. Col grande unico rimpianto di non essersi mai confrontato nel maggior campionato di A1.

Non aveva certo bisogno di questa “sviolinata” il professor Marcello Perazzetti, classe 1950, abruzzese DOC, laureato in Matematica ma col basket nel sangue. Anche lui è passato per il Lido delle Rose. Anzi, per quanto concerne il basket maschile, Roseto è il suo “giorno zero”.

Questo tassello meritava di essere ricordato, per cui ha accettato di buon grado di fare quattro chiacchiere con noi, con la gentilezza che da sempre lo contraddistingue. Coach Marcello Perazzetti arrivò a Roseto come capo allenatore per la stagione 1983/1984, in Serie B, dopo la drammatica retrocessione dalla serie A2. Ho chiesto al coach la prima istantanea circa quest’esperienza.

«Fu un esperienza assolutamente importante per me: in primis, perché era la prima come head coach di una squadra maschile, avendo in precedenza avuto (per 7 stagioni, con 2 promozioni in Serie A1, nda) lo stesso ruolo ma per la femminile del Pescara… il basket femminile era parecchio bistrattato… e poi perché, ripensandoci oggi, all’epoca la Serie B era un campionato di altissimo livello, imparagonabile anche alla Serie A2 odierna. Nel senso, credo che una squadra di un’attuale A2 faticherebbe non poco se, ipoteticamente, dovesse giocare contro una compagine di prima fascia di quella Serie B… e infine perché… Roseto è Roseto, come piazza la conosciamo tutti, con tutti i pregi e i risvolti non positivi… la sanguinosa retrocessione della stagione precedente fece scendere, forse inevitabilmente, un velo di scetticismo nei confronti di quella rosa, nata dalle ceneri di quella che, solo qualche mese prima, battagliava su tutti i parquet della A2… Con a capo poi, un allenatore pescarese…».

Nonostante ciò, alla fine credo si riuscì ad allestire un organico di tutto rispetto… E fare un campionato coi fiocchi.

«Sì. Assolutamente sì. Oltre ai promettenti giovani del vivaio (Battistoni, Stama, Tassoni…), c’erano giocatori di altissimo livello per quel campionato… ricordo Stefano Servadio, che proprio da Roseto iniziò una luminosa carriera, bombardando in A2 i canestri con la maglia del Fabriano… Marco Aureli e Roberto Tortù, che in corso d’opera confermarono le buonissime potenzialità di cui disponevano… Sandro Maggiotto, play con esperienza da vendere. Ma la punta di diamante era Sergio Rizzi, “l’eroe di Anversa”, decisivo per la conquista della Coppa dei Campioni nel 1975 della gloriosa Ignis Varese di Morse e Yelverton, Meneghin e Bisson… sono certo che, senza la fermata per i suoi poi noti problemi, staremmo parlando di un epilogo diverso per quel campionato… quando fu fermato, era ai vertici delle classifiche sia per punti segnati, sia per rimbalzi presi, e noi in vetta… nonostante ciò, si erse a protagonista assoluto ad esempio, anche Walter Xillo, tipo contro Montegranaro… perennemente bistrattato, contro una signora squadra, allenata da coach Michelini all’epoca, seppe tirar fuori gli artigli e risultare decisivo… e comunque, vorrei sottolineare che tutto il gruppo era notevolmente affiatato: mi piace ricordare i vice De Simone (una leggenda per Roseto) e Trullo, “l’uomo ovunque” Vittorio Fossataro, Matteo Fusco per l’aspetto atletico… tutte persone per le quali conservo un ricordo umano veramente ottimo».

Di quel campionato, coach, c’è una gara che ricordi con particolare piacere?

«Due: In pole position… la prima giornata: giocavamo a San Severo, campo sempre difficile per Roseto… nonostante ciò, nonostante lo scetticismo, vincemmo 89 a 70 in un “pallone”. A fine partita, quasi materializzandosi dal nulla, un nugolo di tifosi venne ad abbracciarci e a complimentarsi… dico questo perché, durante la partita, vuoi per timore (ma non credo), vuoi per lo scetticismo di cui ti parlavo prima, nessuno di noi si era accorto della loro presenza… fu una bella “prima” per noi: fu come liberarsi degli spettri della stagione precedente… nel senso… OK, siamo in Serie B. Giochiamocela, contro tutto e contro tutti. La seconda, in casa contro il Master Valentino Roma (la squadra di Castellano e Scodavolpe, per intenderci, nda) essendo noi al completo, li detronizzammo… per questo, provo un certo rammarico nel ripensarci oggi… magari dopo abbiamo capito i motivi: ma senza Rizzi…».

OK. Però adesso una parentesi felice, felicissima, ci sta bene. Contro quella Master, un paio di stagioni successive, ti prendesti una rivincita mica da poco…

«Eh sì… l’allenatore era Giancarlo Primo, qualche anno prima di lui, in panchina c’era Nello Paratore… stiamo comunque parlando di gente che ha scritto pagine di storia del basket italiano ed è passata per Roseto… e comunque, ci si trova a vivere situazioni che solo il basket sa regalare. A 42 secondi dalla fine, eravamo sotto di 7, 88 ad 81… ci furono un paio di scelte, diciamo così, rivedibili da parte loro… sta di fatto che Capisciotti e Masini ci regalarono una pagina indimenticabile. Lasciamelo dire, per tutto il basket abruzzese… L’Abruzzo cestistico avrebbe riavuto la Serie A, grazie alla Facar Pescara…».

Quindi quella squadra al gran completo, tornando al Roseto 1983/1984, poteva ambire all’immediata risalita ai piani nobili?

«Credo di sì… anzi, ne sono convinto… conta che, alla fine, arrivammo a due punti dagli spareggi per la promozione, a discapito di Porto San Giorgio (dove giocavano un certo Roberto Quercia ed Ernesto Ciafardoni) e Master Roma, sempre loro (entrambe partivano dal nostro girone)… e noi sempre senza Rizzi… per cui fu veramente un gran peccato non potersela giocare ad armi pari per più di mezza stagione…».

E quella seguente, invece? Perché, se non ricordo male, c’eri anche per la stagione 1984/1985…

«Beh, quella seguente fu particolare come annata… nel senso che, ripartendo dall’ottimo campionato disputato nella stagione precedente, “provammo a riprovare” ciò che per un soffio non eravamo riusciti a fare giusto qualche mese prima… ma, verso dicembre, una situazione societaria quantomeno difficile ci mise di fronte ad un bivio: per la società, in crisi economica, chi voleva, poteva, di fronte ad offerte irrinunciabili, cercare altre strade. Fu l’inizio di un paio di anni bui che porteranno la gloriosa Roseto, a retrocedere in B2, ma Giovanni Giunco, altra persona di cui conservo un ricordo indelebile e un’ammirazione sconfinata, si mise presto al timone per non cancellare una storia troppo importante per un epilogo simile. Rinunciai a qualche introito, ma portai a termine la stagione e, anche in quel campionato, non sfigurammo affatto (Roseto finì sesta su 16 squadre, anche stavolta a ridosso delle prime, nda). Poi, tornai a Roseto nella Serie B 2006/2007, ma quella è un’esperienza che preferisco non ricordare…».

E va bene così, caro Marcello. Una persona che entrambi conosciamo bene, spesso dice: “Per il basket, tutto parte da Roseto, poi si espande”. Per cui davvero sento di ringraziarti, per questa splendida mezzora passata assieme. Che magari non aggiungerà prestigio al tuo curriculum, ma farà ricordare a parecchi che anche tu sei stato splendido protagonista da queste parti. Ed il sottoscritto, un semplice custode di ricordi lontani.

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UN SECOLO DI BASKET: I RICORDI DI TITO ROCCI.
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Daniele Francani
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