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Alessio Baldinelli
LONGEVITA’ E’ VITA SENZA INGANNI.
Alessio Baldinelli premia Francesco Da Ponte alla Roseto Summer League 2004.

L’ultimo saluto terreno.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 02 Marzo 2005 - Ore 21:00

Alessio,

“Longevità è vita senza inganni”, ricordavano oggi le sacre scritture.

Eravamo tutti lì, in una chiesetta stracolma di Ancona. Gente più alta del normale con gli occhi gonfi e sciarpe dell’Osimo strette al collo di tifosi singhiozzanti. E saranno servite pure per asciugare le lacrime versate per te, che non avresti voluto vedere musi lunghi.

“Longevità è vita senza inganni”. Ci ho pensato e mi è venuto spontaneo concludere: quindi Alessio non morirà mai.

Già, perché se c’è uno che conosco e che ha vissuto senza inganni, quello sei tu.

Cerca di capirmi, da qualunque posto ti trovi. Per me che non conosco altre dimensioni e che non ho strumenti per mettermi in braccio a una fede che mi rassicuri, è importante essere serenamente certo che non morirai mai.

E’ importante sapere che tu sei ancora con noi e che il tuo sorriso pronto a ingentilire la lucida pelata non ci mollerà mai. E non è una frase fatta.

L’altra sera, gonfi di tristezza, Giorgio e io ce ne siamo andati a bere Passerina alla tua salute, per non rimanere in casa, irrimediabilmente soli, a dilaniarci pensandoti mentre partivi senza più tornare. Quindi brindisi, sorriso inciampato nel sale delle lacrime e tanto affetto per te che ci hai sempre detto, con atti concreti, che la vita è troppo breve per bere un vino mediocre. E che bisogna, vivaddio, fare le cose sul serio … non prendersi sul serio.

Ecco allora i ricordi, tanti. Ogni singolo frammento è “di qualità”. E allora penso che sono stato fortunato quando Giorgio mi presentò quel suo amico fraterno, marchigiano, allenatore dei miracoli.

Penso che Ernesto e Marco, che oggi era a salutarti con la sua ormai passata tuta osimana, sono stati fortunati ad averti per amico.

Tu che eri un po’ come l’albatro cantato da Baudelaire. Quell’uccello … “principe delle nuvole, che snobba la tempesta e se la ride dell’arciere; poi, in esilio sulla terra, tra gli scherni, con le sue ali di gigante non riesce a camminare”.

E invece tu eri pure riuscito a camminare. E allenare. Eccome! Anche se una chance in Serie A avrei voluto vedertela addosso. Per ridere ancora insieme parlando del gioco di D’Antoni e di quello tuo. Entrambi sbarazzini, entrambi vincenti.

Per chiederti ancora come facevi a far giocare qualsiasi giocatore ti capitasse fra le mani, convincendolo di essere un buon giocatore e una brava persona. Riuscendoci.

Sarà un caso, ma sei l’unico allenatore del quale nessun giocatore mi ha parlato male. E, credimi, è un grande record.

I tuoi ti volevano bene davvero. E questa è la cosa che ti tiene ancorato a terra, fra noi. Longevo, appunto.

Voglio ricordarti ripensando alla nostra ultima telefonata, quando mi dicesti che avresti preso in moglie la dolce Francesca e quando io, paraculo a fin di bene, ne approfittai e ti forzai a fare una intervista telefonica.

Tu capisti subito che era una cosa dedicata ai tanti che non ti avevano più sentito e accettasti, per la mia gioia e la commozione di Giorgio, mai così impacciato in una diretta. Accettasti leggero, come sempre. E poi, colmo della nostra gioia di amici impotenti di fronte al male, ci inviasti un sorriso mediante sms, ringraziando per quel momento che ti aveva idealmente fatto abbracciare tutti quelli che ti volevano bene, annunciando che saresti diventato marito di Francesca.

Alessio carissimo, te ne sei andato lo stesso giorno di Mario Luzi, sommo poeta che chiamo in aiuto, dedicandoti un suo canto.


A UN COMPAGNO
E la musica ansiosa che bruiva
nel biondo dell'estate
ora densa di ruggine risale
confusa col tuo nome alle colline
mentre un cielo violato dal ricordo
mesce nubi con la marea di biade
instancabile, rotta alle pendici
dei borghi di Toscana.
Voci rare feriscono il silenzio
eterno, ancora accese
qui dove indugio, anima sulla riva
del fiume inquieto ferma ad ascoltare.
Il passante ravviva
le croci di papaveri votivi
alle svolte della strada.
Ed ora che per te
morire sempre più profondamente,
per me essere è non dimenticare,
la forza di quel gesto ci conviene
usata a ritrovarci,
a difenderci l'un dall'altro quando
striscia un vento recondito di morte.


Coach, ti ho portato, oggi, la maglietta nera “UNIVERSITY OF ROSETO” che ti faceva sorridere e, penso, ti piaceva. In assenza di certezze, spero tu possa indossarla e divertirti, magari giocando a basket in qualche altra dimensione.

Ciao amico mio, conosciuto troppo poco. Che la terra ti sia lieve.
Luca Maggitti
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