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Memorie di Luigi Braccili
QUANDO GINO PAOLI DISEGNO’ LOGO E COPERTINA PER ROSETO
Il marchio turistico di Roseto, disegnato nel 1960 da Gino Paoli.

La copertina del pieghevole turistico di Roseto, disegnato nel 1960 da Gino Paoli.

Gino Paoli negli Anni ’60 del secolo scorso.

L’articolo pubblicato in prima pagina sul MESSAGGERO Abruzzo mercoledì 24 settembre 2014.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 31 Maggio 2015 - Ore 00:30

Ieri Gino Paoli ha compiuto 80 anni, sottolineando che la sua vita è stata molto influenzata dal “Fattore C”, visto che si ritrova ottuagenario dopo aver bevuto per vent’anni una bottiglia di whisky al giorno, fumato come una locomotiva ed aver anche tentato, per fortuna con mira sbagliata, di farla finita sparandosi.
 
Chissà se l’autore di tanti brani che compongono la spina dorsale della canzone italiana avrebbe voluto trascorrere il suo compleanno mangiando ancora la zuppa di fagioli di un’osteria del borgo antico di Montepagano, dove lo portò nel 1960 Luigi Braccili, scrittore e giornalista rosetano, collaboratore del Messaggero fino al 1957, per far ideare il marchio di Roseto degli Abruzzi al quel genovese che allora, già artista, era pure grafico pubblicitario.
 
Il compianto Braccili, scomparso lo scorso giugno, ricordò così l’incontro:
 
«Gli feci due richieste: la copertina di un pieghevole turistico ed un marchio. “Ci vedremo sul posto”, mi disse e fu così che lo portai con la mia Bianchina a Montepagano, a “Porta da piedi”. Cacciò fuori una cartella da disegno, tipo scuola d’arte e con una matita e gessetti colorati, disegnò il bozzetto, poi ritoccato in studio. In basso sotto, a destra, la firma in maiuscolo PAOLI. Gli offrii, in una trattoria paganese, un piatto di zuppa di fagioli. “Voi abruzzesi non vi smentite mai” – ringraziò. Il cantautore-designer, con una loquela che ricordava Gilberto Govi, mi disse: “Questo è un bel paese, quello laggiù diventerà una città”».
 
Braccili precisò che le trattative per il marchio furono più complicate, visto che lui voleva una “R” maiuscola, con a destra il sole e le barche. A sinistra un delfino, in piedi, con una rosa in bocca, mentre, per dirla con Braccili:
 
«All’autore di “Senza fine”, mettere la rosa in bocca al cetaceo non andava», tanto che gli disse candidamente: «Ma perché, amico mio, vuoi contaminare la bocca di codesto animale con una rosa?».
 
Luigi gli rispose: «Per distinguerlo dal delfino della Pescara Calcio, un delfino che gioca a calcio mentre il nostro, in piedi, gioca a basket, come tanti nella nostra Roseto».
 
Alla fine vinse Paoli, perché l’artista quando vuole blocca ispirazione e matita. “Gigino” Braccili esorcizzò il delfino senza rosa in bocca con l’ascolto de “Il cielo in una stanza”.
 
Luca Maggitti
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