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Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.]
VILLA BORGHESE, IL GIRO CONTINUA FRA GIARDINO ZOOLOGICO E GALLERIA D’ARTE MODERNA...
Mario Martorelli nel suo ufficio.

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 03 Aprile 2021 - Ore 12:00

Doverosa premessa: non ho le conoscenze né di uno studioso di storia, né di arte, né di una esperta guida di Roma. Quello che segue è un approccio, una sorta di boa d’appoggio che, nell’aiutare a galleggiare, dia il tempo di “vedere e sentire” quello che un peripatetico come me vede e sente. Le innumerevoli pubblicazioni sull’argomento soddisferanno certamente chi s’è finora sfiancato a causa dei miei scombiccherati pensieri in libertà, sopportati  dall’editore di Roseto.com.

LA PRIMA PARTE DEL GIRO A VILLA BORGHESE

http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=18877

Lascio il leopardo che continua a fissarmi e vedo che per seguirmi, allunga il collo. Faccio l’indifferente, ma anch’io allungo... il passo! Smetto di fissarlo e comincio a dargli le spalle. Sento i suoi occhi dietro la schiena. Se fossero frecce, m’avrebbero già trafitto. Continuo a scendere fino a che non arrivo davanti all’ingresso del giardino zoologico: ops, bioparco!
 
Noè deve aver costruito un’arca davvero grande per contenere tutti gli animali. Chissà a quale catena di catering deve aver ordinato i pasti per tutti durante il diluvio! Eh, sì, qualcuno era carnivoro, ma c’erano pure tanti vegetariani. Far sbarcare l’arca sul monte Ararat a oltre cinquemila metri, dev’essere stato un bel navigare: ecco da chi hanno preso quelli di Luna Rossa!
 
Pensa al mal di mare patito da tutti quegli animali sballottati a destra e manca che poi, sbarcati a terra, hanno pure dovuto faticare per individuare il luogo in cui vivere per il resto della loro vita... ed è certo che qualcuno di questi è arrivato al giardino zoologico di Roma, il cui mastodontico ingresso ti da l’idea che dentro ti ci puoi perdere.

Fatto il biglietto, cominci a camminare e incontri le scimmie che fanno un chiasso da vere e proprie scimmie. Ricordano certe trasmissioni televisive.
 
Bastano pochi giri e la curva dell’attenzione è andata a farsi benedire: ti sei già perso. Per fortuna che arriva un branco di lupetti ed esploratori con il loro “Bagheera”, un prete che ancora è vestito da prete. Loro l’orientamento se lo bevono, ti dicono dove sei e ti lasciano una cartina.
 
Prosegui pure il tuo giro: leoni, elefanti, orsi, foche, giraffe, uccelli e una serie infinita di altri animali, qualcuno dei quali non t’era mai capitato di vedere. E pensare che a casa hai pure la Treccani!
 
Rimani colpito dalle dimensioni degli elefanti, che con le loro proboscidi arrivano a succhiarti la mano, brr... certo questi sì che sono proprio grossi... e pensare che chiamavamo “Il grosso” quell’amico che superava i 190 cm! Ma allora che dire di quanto sono alte le giraffe? Un ragazzino vicino si spara la battuta: “Ma non soffrono di vertigini alla loro altezza?”.

Se volete imparare il corretto uso degli aggettivi “grosso” e “alto”, venite al giardino zoologico.
 
Proseguo lungo la discesa e dopo il giardino zoologico mi ritrovo in un grande spazio aperto, che i romani conoscono come il piazzale dei cani. Per chi non ha in casa animali domestici, i cani in particolare, non può rendersi conto dell’intimo rapporto che in questi ultimi tempi lega alcune persone a questi animali.

Pur sapendo che i cani non riescono a capire più di un centinaio di parole, alcuni proprietari si rivolgono loro come se, invece, fossero esseri umani dotati del ben dell’intelletto.

“T’ha detto mamma che questo non lo devi fare, capito?”, “Vieni qua!”, “No, là”, “T’ho detto di non abbaiare!”, “Chi t’ha detto di fare tutto sto casino?”, Dì buongiorno”, ”Dì buonasera”, “Non vi preoccupate, non morde”.

Su Facebook, in TV, su WhatsApp è un pullulare di foto, messaggi, richieste e offerte di adozione. Quanto sono belli i cani! Dove lo trovi un essere umano che è sempre felice di starti vicino, pure quando rompi?
 
Mi rimane impressa nella mente una scosciata che ho visto in TV, mentre sembrava voler prestare amorevoli cure a dei cagnolini. Chissà perché, non mi sembrava sincera. Sai quando ti fissi... se avessi dovuto seguire un moto dell’anima, certamente qualunquista, sarei stato spinto a dirle: “Con quella faccia non sei credibile!”.
 
Immediata marcia indietro. Questo tipo di valutazione, basata sulla percezione che le caratteristiche fisiche sembrano darci, è dannosa. Sento citare spesso la saggezza dei genitori o dei nonni attraverso motti, lazzi, frizzi che vengono loro attribuiti. Visto che apprezzo un detto di mia nonna Concetta – “Ognuno è uno!” – ricaccio indietro il moto dell’anima e il pensiero di dire qualunque cosa alla scosciata. Comunque e a ben vedere, non posso essere punito per il solo pensiero, ed io non ho proferito verbo!

Quante storie sono nate frequentando la piazza dei cani... e quanti matrimoni. Vedi i cani rincorrersi e divertirsi. I padroni si beano e scambiano pareri un po’ su tutto. Arriva però il cane cattivo, quello che comincia a mordere chi gli sta intorno.

È chiaro che il vero cattivo è il suo padrone. È lui che all’inizio si gloria della forza del suo Buck e della scarsa reazione degli avversari. Poi, quando comincia a sentire: “Chiamate i  Carabinieri”, inizia a preoccuparsi. “Come faccio a fermà sta bestia? Chi me l’ha fatto fare a prenderlo così grosso?”. Poi immagina una scappatoia e cambia tono: “Signore e signori, i vostri cani sono liberi, senza guinzaglio e museruola, come il mio! Libero il tuo, libero il mio! Allora che volete da me?”. Alla fine, come tutti quelli che fanno danno, gli tocca andarsene per evitare rogne.

Sarebbe il caso di girare a destra e andare a Valle Giulia, per visitare la Galleria d’Arte Moderna. Occorrerebbe rimanerci una giornata ed essere competenti in materia, per apprezzare le bellissime opere artistiche che vi sono custodite. La giornata ce l’avrei, ma è la competenza che mi manca! Allora vi riassumo solo quello che sento a pelle, stringato stringato: “I quadri della scuola Romana colpiscono, ma quelli della scuola napoletana tramortiscono!”.
 
Di fronte alla Galleria d’Arte Moderna c’è una scalinata fantastica che riconduce a Villa Borghese. La differenza fra le scale di una certa epoca e quelle che ritrovi nei palazzi moderni, è data dall’alzata fra un gradino ed il successivo. Comodi quelli antichi, troppo alti quelli recenti. Mentre mi viene facile salire gli scalini di Villa Borghese, quando l’ascensore di casa è rotto sono dolori e faccio le scale a rate: fiatone al primo piano e sosta; fiatone al secondo piano e sosta. Prima che arrivo al piano di residenza, le soste a ogni piano si sono prolungate nel tempo e i fiatoni hanno prosciugato i polmoni.
 
Ritorno alla scalinata, ampia e comoda. Vi ricordate il film Rocky? Stallone, che per allenarsi zompettava sugli scalini d’accesso al Museo d’Arte di Filadelfia? Da dove ha preso l’idea?  Ma dalla scalinata di fronte alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna! Sembra e magari è una fake news, ma io voglio crederci.

Voglio crederci, perché è così, non potrebbe essere altrimenti.

Se ci pensate bene, siamo portati a credere in quello a cui tutti credono. Non vi torna alla mente “La patente” di Pirandello?

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Mario Martorelli
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