Roseto, Basket & Polemiche Amarcord.
COME NACQUE IL ROSETO PIÙ FORTE DI SEMPRE...

Dopo un’amarezza professionale provata ieri sera, una riflessione corroborata da articoli del 2004, 2005 e 2007, per ricordare a me stesso l’importanza – se si fa giornalismo e non altro – di essere liberi. Anche se dovesse costare un’amicizia.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 22 Febbraio 2021 - Ore 16:45

Seguo il basket a Roseto, in qualità di giornalista, dal 1998. Ininterrottamente.

Ho sempre rifiutato incarichi dirigenziali o di ufficio stampa nella società del Lido delle Rose, per continuare a scrivere sul mio www.roseto.com – creato 23 anni fa – con la libertà necessaria a chi fa giornalismo.

Costi quel che costi, con tutti o contro tutti, secondo verità.

Ho scritto i miei articoli e fatto le mie interviste rispettando, nello stesso modo, Mahmoud Abdul-Rauf e Domenico Marcario, Ansu Sesay e Andrea Pomenti. Perché il giornalismo non ha “serie”. O lo fai seriamente o non lo fai, in Serie C2 come in Serie A.

In questi 23 anni di mestiere, solo una volta un giocatore del Roseto mi ha accusato di essere “un giornalista di merda”. Era per una mia posizione presa a difesa di gente che aveva pagato il biglietto e che non si era potuta sedere al PalaMaggetti, perché la moglie di questo giocatore aveva messo altro su quei seggiolini e si era pure incavolata quando glielo avevano fatto notare. Oggi, come allora, scriverei le stesse cose.

Con i tifosi ho avuto problemi quando ho difeso – e lo rifarei – il progetto Roseto Sharks / Stella Azzurra. Mi hanno dato del venduto, della troia. Inconvenienti del mestiere. Ancora oggi credo che quel progetto fosse lungimirante e avrebbe meritato magari qualche contraente con maggiore forza di volontà e schiettezza reciproca. Il progetto era buono, se è vero che quei ragazzini oggi girano il mondo o giocano in nazionali varie e che nell’unico torneo concluso Roseto disputò i playoff con la squadra più giovane e meno costosa di tutta la Serie A2.

Ieri sera, un giocatore al quale voglio bene perché l’ho visto crescere qui e perché ne ho sempre apprezzato la schiettezza, mi ha detto che non parlerà più con me per tutelarsi, perché ho distorto il suo pensiero, mandato in onda in video alla fine del derby Giulianova-Roseto e da me ripreso e virgolettato nel mio articolo a commento della partita.

Il giocatore mi ha dato atto che io gli avevo virgolettato ciò che aveva detto, ma mi ha accusato di aver “distorto” la portata delle sue dichiarazioni, visto che il titolo e le mie deduzioni dicevano ciò che lui non ha mai detto. E cioè che il problema è Tony Trullo. Questo, sempre a suo dire, crea caos in squadra.

Il giocatore si chiama Valerio Amoroso.

Ho risposto a Valerio che il suo discorso è integralmente virgolettato e che il titolo e le mie deduzioni sono, appunto, mie. E che mi feriva la sua decisione di non parlarmi più per tutelarsi, perché in 31 anni di mestiere ho vinto qualche premio ma non ho mai avuto una querela né un problema in merito alle cose scritte. Pur trattando anche di cose più complicate di un gioco come il basket. Ma tant’è. È la decisione di Valerio e io non posso che rispettarla.

Quindi perché questo pezzo?

Per rafforzare il concetto, nel caso – come magari pensa Valerio – che qualcuno possa non aver capito, che Amoroso ha detto delle cose (che ho virgolettato) e non ha mai nominato il suo coach, ma che io – Luca Maggitti, giornalista nell’esercizio delle mie funzioni – credo che Valerio abbia invece messo nel mirino il suo allenatore, contestandogli una gestione di squadra che non lo convince.

Giornalisticamente parlando, posso soltanto apprezzare la schiettezza di Valerio, anche perché io sono convinto che la squadra stia vivendo un momento problematico, come dimostrano i risultati, e abbia bisogno di un chiarimento serio al proprio interno. E la dichiarazione di ieri sera di Amoroso può soltanto aiutare questo chiarimento.

Se poi “la colpa è sempre dei giornalisti che creano caos”, rispondo che è un adagio già sentito, di cui prendo atto ma che respingo nettamente. L’allenatore allena, i giocatori giocano, il tabellone emette la sua inequivocabile sentenza. L’unico modo per non avvitarsi in sterili discussioni sul perché si è perso? Tornare a vincere.

Di seguito, ripropongo 4 vecchi articoli, che mi sono riletto stamane.

I primi 3 si riferiscono alle polemiche, per nulla all’acqua di rose, che aiutarono il Roseto 2004/2005 a diventare il “Roseto più forte di sempre”, facendogli sviluppare i necessari anticorpi. Oggi di quella epica stagione si ricordano soltanto gli allori e le gioie, ma io so – perché da 23 anni scrivo sempre e sempre liberamente e senza vincoli di sottomissione – quanti problemi ci furono. Leggete quei pezzi, soprattutto se siete giovani... e troverete un Neven Spahija inedito.

Il quarto articolo è invece del 2007 ed è una intervista che feci ad Andrea Pecile, che in modo molto sereno andò contro il coach dell’Italia, Carlo Recalcati, che non lo aveva convocato per gli Europei, nonostante il Pec fosse l’uomo della tripla a fil di sirena che valse l’Oro ai Giochi del Mediterraneo 2005.

In quella intervista c’era anche una difesa del gesto di Valerio Amoroso di abbandonare la Nazionale Italiana in tournée in Cina. Una difesa che io compresi e approvai. Questo solo per dire del rispetto che nutro per Valerio (nei fatti, non a chiacchiere), perché non mi ricordo tanti altri giornalisti o mass media prendere una posizione così scomoda o controcorrente come quella che presi io col mio sito.

Noi di Roseto.com non abbiamo delibere federali a sostenerci, campiamo di pubblicità libera. E facciamo il nostro lavoro liberamente, che è l’unica garanzia da poter offrire ai lettori se vogliono un puntuale report di cosa succede. Perché un giornale davvero libero ha un unico “padrone”: i suoi lettori. Ecco perché sono l’editore di me stesso.

Poi, sia chiaro, oltre ai fatti abbiamo anche le nostre opinioni. Ed è per questo che oltre al fatto (il virgolettato di Valerio Amoroso), io ho messo la mia opinione, della quale resto convinto, anche se il diretto interessato mi ha detto che ho preso un abbaglio: il giocatore più rappresentativo della squadra ha da ridire sulla conduzione tecnica. Per il bene della squadra stessa, urge un chiarimento.

Io continuo a pensare che sia un fatto positivo che questo bubbone sia uscito ora, perché – come insegna il “Roseto più forte di sempre”, ma pure il Roseto a guida Trullo del 1997/1998, con i problemi che il coach ebbe con Claudio Bonaccorsi – le polemiche schiette e dirette, fra gente con gli attributi, generano anticorpi che fortificano un gruppo che vuole davvero dirsi squadra.

L’immagine che associo a questo articolo l’ho creata nel 2017, in un momento difficile del basket rosetano. E credo che si possa attagliare all’attuale momento.

Forza, Roseto!


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ROSETO, BASKET & POLEMICHE AMARCORD.



Come nacque il Roseto più forte di sempre.

4 ottobre 2004
Roseto Sharks
THE “NEVEN” ENDING STORY.
Roseto Sharks - Neven Spahija. La storia, come la sappiamo noi.
https://www.roseto.com/scheda_news.php?id=1482

9 febbraio 2005
Sedima Roseto
PARLA NEVEN SPAHIJA.
Due chiacchiere in libertà con il coach, che non si esalta e chiede rispetto.
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=1972

25 marzo 2005
Sedima Roseto
SPAHIJA: UN UOMO SOLO AL COMANDO.
Michele Martinelli, a sorpresa, ha praticamente scaricato il coach che aveva fortemente voluto.
https://www.roseto.com/scheda_news.php?id=2157


Quando Andrea Pecile “difese” Valerio Amoroso.

31 agosto 2007
Amici di ROSETO.com
ANDREA PECILE: IO, L’ITALIA E CHARLIE RECALCATI.
Chiacchierata col Pec. L’Italia agli Europei, il ‘caso Amoroso’, la sua amarezza nei confronti del coach che lo ha lasciato a casa…
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=5123



Stampato il 04-23-2024 10:18:16 su www.roseto.com