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Sedima Roseto
SPAHIJA: UN UOMO SOLO AL COMANDO.
I bei tempi andati. Torneranno?

Michele Martinelli, a sorpresa, ha praticamente scaricato il coach che aveva fortemente voluto.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 25 Marzo 2005 - Ore 10:00

E il boemo dice che il derby è una gara come le altre…

Vagli a spiegare, a “Simbatia Zeman”, che Miguelon Martinelli ha praticamente scaricato il suo allenatore e che tutto è iniziato da un derby perso. Il suo coach, Neven Spahija, il mago di Sebenico che aveva fortemente (follemente?) voluto rifirmare la scorsa estate, tanto da concedergli sia di fare le bizze (arrivare quando gli è parso e piaciuto e cioè qualche giorno prima dell’inizio del campionato), sia di scegliere qualche giocatore (Nordgaard, Hairston, Julius). Cose da innamorato.

Insomma, quel che a Trullo, Melillo, Cavina, Impaloni e Dalmonte non era stato permesso, a Spahija, Miguelon lo aveva concesso. Era amore, insomma. Amore sportivo e di stima, ma pur  sempre amore.

E allora perché, mercoledì sera, durante la puntata di Sotto Canestro, Michele Martinelli ha esordito con un vigoroso (parlando del campionato del Roseto Basket): “Non sono contento un cazzo”?

Poi Miguelon mica l’ha chiusa lì. Ha continuato la sua opera di demolizione, lavorando l’avversario (???) ai fianchi, forse ispirato dalla presenza di un boxeur di razza in studio come Lorenzo Di Giacomo, Campione dell’Unione Europea dei medi.

Michele Martinelli, senza mai nominare (premio Paraculo dell’anno …) Spahija, ha praticamente messo in croce il tecnico degli Sharks, infilzandolo pure con la lancia nel costato.

Tornando a bomba, anzi a Zeman, perdere il Derbyssimo di ritorno ha fatto andare Miguelon in aceto.

E poi quella rimozione dell’ormai famosa scritta nello spogliatoio. Chi l’avrà tolta?

Miguelon aveva scritto nello spogliatoio “NEXT GAME IS THE GAME”, per mettere sull’avviso la truppa in vista della trasferta a Teramo. La scritta sembra sia stata tolta durante la settimana (sacrilegio!). Da chi? Martinelli, a giudicare dallo scazzo con cui parla del suo ex allenatore preferito (ci sia permesso l’ex), un’idea ce l’ha (metti invece che l’ha tolta il buon Ernesto, magazziniere digiuno di inglese … sarebbe il massimo della comica!).

Poi c’è stata la gara di Bologna, con un altro scazzo, stavolta fra Spahija e Woodward. La cosa sembrava risolta dopo la vittoria degli Squali, anche perché Martinelli aveva messo i due litiganti di fronte ad un chiarimento “finale” già nello spogliatoio del PalaDozza, del tipo “se a qualcuno non va bene qualcosa decido io chi va via, in serata”.

E poi, ancora?

E poi, molto probabilmente, Martinelli avrebbe voluto dare un’altra “stressatina” al placido tecnico croato, ma deve aver trovato sulla sua strada un Presidente Alcini versione: “Micchè, statti calmo e pensiamo a non rompere il giocattolo”. Al che Miguelon non deve averci visto più, segnandosi la cosa e mettendo il muso (leggasi ritirandosi a L’Aquila per l’ennesima volta).

E adesso, proprio alla vigilia della cruciale gara contro la Pompea Napoli?

Niente paura.

La squadra ha talento sufficiente per essere impermeabile a queste cose. E chi, della squadra, dovesse dire il contrario, sarebbe un paraculo in cerca di alibi. Sono pagati (puntualmente e profumatamente, ci risulta), per fare il proprio lavoro senza accampare scuse da mocciosi.

Il tecnico, lui pure ha curriculum sufficiente per pensare soltanto a lavorare e conquistare i play-off, chiudendo il becco a Martinelli con i risultati sul campo. E poi lo stipendio che percepisce lo aiuterà di certo a sopportare la perfidia martinelliana.

Miguelon, da parte sua, è così.
Lo ricordiamo dire a Tony Trullo che se non era in grado di allenare Bonaccorsi sarebbe andato ad allenare i ragazzini (finì con la vittoria del campionato di B1 e della Coppa Italia di Lega).
Lo ricordiamo sottolineare, parlando di acquisti e del “Re tentenna” Melillo, che il mercato è una cosa troppo seria per farla fare al coach e che lui comprava e Phil allenava (finì con la A2 vinta e poi, in A1, con Play-off Scudetto e Final-Eight di Coppa Italia).
Lo ricordiamo dire di Impaloni che era l’allenatore “imposto” da Mario Boni e Josh Grant (finì con i Play-off Scudetto).
Solo con Demis Cavina, praticamente un figlio, non infierì.
Come dire: ogni volta che Miguelon ha “massacrato” il suo allenatore ha ottenuto risultati.

Adesso, perciò, per noi che siamo abituati a Roseto e al suo rissoso, irascibile, carissimo, movimento cestistico versione “Braccio di Ferro”, tutto è “normale”.

La squadra giochi e faccia vedere di cosa è capace.
Spahija vada in campo e alleni senza sentire addosso la pressione (sic!), anche perché Martinelli lo ha già apostrofato “manometro” e quindi non vale la pena prendersela oltremodo. Trovi un bel sorriso e lasci in mutande l’eventuale sconforto.

E poi il tecnico di Sebenico, più delle pernacchie di “Pierino” Martinelli, deve oggi preoccuparsi di convincere i suoi giocatori che “un altro campionato è possibile” e che i play-off sono una eventualità da preferire al pronto sbaraccamento dopo l’ultima giornata di ritorno.

Non c’è che dire, coach Spahija ha di fronte a sé qualche settimana davvero eccitante, stretto fra una squadra che a tratti lo mal sopporta e un general manager (pardon, ex GM) che lo ha scaricato (essendo ex GM, Neven non dovrebbe prendersela più di tanto…).

E il Presidente Alcini e i Soci, Martinelli escluso? Sicuramente avranno masticato amaro sentendo l’affondo di Martinelli. Soprattutto Alcini, che da quando è Presidente è un diplomatico di razza, che parla poco e cerca di tenere uniti tutti i pezzi di un mosaico per niente semplice da comporre. Ma tant’è… chissà che lo squillo di tromba (avremmo voluto dire, perfidamente, trombone) di Miguelon non porti bene, visti anche i precedenti!

Comunque, un uomo, solo, è al comando. Il suo nome è Neven Spahija.
Vedremo in quale posizione taglierà il traguardo, anche perché un suo ritiro dalla contesa ci stupirebbe, anche se le voci del giovedì mattina lo davano abbastanza abbacchiato dopo aver appreso delle stilettate di colui che lo aveva fortemente voluto… ormai una vita fa.

Luca Maggitti
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