Neven Spahija è tornato a Roseto, accolto come un imperatore la sera della presentazione della squadra. Si è trovato un bell’appartamento, sta sistemando la parabola, aspetta i figli piccoli e la moglie (che di mestiere pare faccia il giudice). Insomma, tutto a posto.

Allora perché fare 3 passi indietro e andare a rovistare in un cassetto già chiuso?

Innanzitutto perché facciamo informazione e diciamo la nostra e poi perché quel cassetto è giusto riaprirlo, per piegare per bene quel che c’è dentro e poi richiuderlo. Altrimenti chissà i tarli…

Com’è andata, davvero, fra il Roseto Basket e coach Neven Spahija in relazione al suo tribolato ritorno?

La verità? Troppo difficile. Diciamo che sappiamo la storia o, se preferite, una storia. E ve la raccontiamo.

Partiamo dalla “missione croata” di inizio estate di Michele Martinelli, alle prese con la pianificazione della stagione 2004/2005. Il primo pensiero di Miguelon fu quello di confermare coach Neven Spahija offrendogli, oltre a un buon contratto (senz’altro ottimo per le risorse rosetane), anche la possibilità di rimanere a lavorare con la Nazionale di Croazia.

La prima risposta di Spahija fu negativa. All’epoca si parlò di numerose squadre europee sulle sue tracce. A noi risulta che, seriamente, Spahija fu cercato “solo” da Milano, nell’ambito di un “pacchetto tutto compreso” che prevedeva anche la conferma del play Udrih, poi approdato in NBA.

Comunque sia, Martinelli non si perse d’animo e continuò il suo pressing, finché Spahija cedette. Pare che, nei giorni di maggior gelo fra Roseto Basket e Spahija (qualche giorno fa, quando il tecnico era raggiungibile soltanto mediante il suo agente), Miguelon abbia rimpianto tale pressing.

A firma apposta sul pre-contratto e a presentazione effettuata (Trofeo Lido delle Rose 2004, a Roseto, e conferenza stampa di presentazione) Spahija ripartì per seguire la Croazia nelle qualificazioni agli Europei 2005.

Martinelli, sapendo di dover rinunciare al tecnico croato per buona parte del ritiro, firmò un coach esperto come Alberto Martellossi, visto che la conferma di Andrea Merletti nel ruolo di “secondo” era quanto di più lontano dai suoi pensieri.

Le vicissitudini relative alla costruzione della squadra pare abbiano pesato il giusto: i giocatori che Martinelli e Spahija avevano in mente sono in buon numero saltati e le alternative caldeggiate da Spahija (vedi Hairston) hanno deluso, facendo incazzare Martinelli, che la spesa ama farla senza gente che gli scrive la lista.

E siamo alla penultima settimana di precampionato, con il Roseto Basket che parte per l’amichevole di Napoli e coach Spahija che non segue la squadra, pur essendo arrivato a Roseto. Stanchezza,  si dirà, ma la cosa non convince.

Spahija riparte per la Croazia (nei piani iniziali avrebbe dovuto rimanere) e il Roseto imbocca la sua ultima settimana precampionato. Siamo a lunedì scorso.

Arrivano i giocatori (Mutombo, Nikagbatse, Arigbabu), non arriva Spahija, che “fa cup” (“marinare la scuola” in dialetto rosetano) anche il giorno dopo, quando arriva Beghin.

Sono i giorni della tensione massima e della incomunicabilità più nera fra Spahija e il Roseto. Il coach nicchia, non vuol tornare. Per lui, irraggiungibile, parla il suo agente. Martinelli se la lega al dito e fa di tutto per ricordargli l’impegno preso.

Motivo del ripensamento? Ad una prima analisi sembra la poca competitività della squadra, ma poi un’altra voce tiene banco fra gli addetti ai lavori: il tecnico di Sebenico avrebbe ricevuto una offerta da un grosso club europeo, non italiano.

Martinelli viene a sapere della cosa e, sentendosi tradito, gioca la carta del rapporto umano, mettendo in difficoltà il tecnico che, sembra anche a causa della sfumata possibilità di allenare il grande club, dà la sua definitiva accettazione e torna a Roseto senza condizioni (diciamo questo perché si è anche ventilato di somme di denaro da versare a garanzia per il ritorno).

Il resto è cronaca: Spahija arriva giovedì scorso, attribuendo il suo ritardo a fattori legati al suo visto e Martinelli fa buon viso a cattivo gioco dicendo che il “caso Spahija” è stato creato dai giornalisti, anche se non erano stati i giornalisti a dire che Spahija sarebbe arrivato a Roseto appena dopo le eventuali 2 vittorie consecutive della Croazia (le vittorie ci sono state, Spahija non è tornato).

Dunque tutto finito. Nessun caso e, molto probabilmente, nessuna delle cose che vi abbiamo raccontato sarà mai confermata o ammessa dai protagonisti.

Noi l’abbiamo ugualmente raccontata perché le fonti sono affidabili e, soprattutto, perché è importante sapere con quale atto parte la stagione 2004/2005 del Roseto Basket targato Neven Spahija.

Lo diciamo senza drammi e con il sorriso sulle labbra. Chi non si ricorda dell’abbandono del ritiro di Varese da parte di coach Phil Melillo, perché non c’erano abbastanza giocatori e mancava il materiale tecnico? Non morì nessuno allora, figurarsi adesso.

Adesso, però, è importante per la Società Roseto Sharks (e per società intendiamo la dirigenza, il tecnico e i giocatori) fare fronte comune, mettere da parte i dissapori (se ce ne sono) e andare avanti con grande solidità verso la costruzione di un’annata che di certo non può dirsi compromessa, pur partendo ad handicap.

Come finire questa storia? Pensando a Martinelli, con un detto degli indiani d’America: “Seppellisci l’ascia di guerra, ma non dimenticare mai dove l’hai seppellita”.