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Martedì, 23 Aprile 2024 - Ore 22:48 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.]
VILLA BORGHESE: OGGI PASSEGGIATA LUNGA...
Il laghetto di Villa Borghese.

Corazzieri in parata.

La fontana dei Cavalli Marini a Villa Borghese.

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 17 Aprile 2021 - Ore 11:00

Doverosa premessa: non ho le conoscenze né di uno studioso di storia, né di arte, né di una esperta guida di Roma. Quello che segue è un approccio, una sorta di boa d’appoggio che, nell’aiutare a galleggiare, dia il tempo di “vedere e sentire” quello che un peripatetico come me vede e sente. Le innumerevoli pubblicazioni sull’argomento soddisferanno certamente chi s’è finora sfiancato a causa dei miei scombiccherati pensieri in libertà, sopportati  dall’editore di Roseto.com.

LA PRIMA PARTE DEL GIRO A VILLA BORGHESE
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=18877

LA SECONDA PARTE DEL GIRO A VILLA BORGHESE
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=18896

LA TERZA PARTE DEL GIRO A VILLA BORGHESE
http://www.roseto.com/scheda_news.php?id=18912

Che caldo che fa oggi. Quasi quasi vado a Villa Borghese!

Questa volta però voglio fare un giro diverso. Scendo giù per lo stesso stradone che si trova di fronte Porta Pinciana? Ma si, la tradizione vuole così.
 
Allungando lo sguardo sulla sinistra vedo alcuni bambini in groppa a dei piccoli e calmissimi cavalli. Il volto dei bambolotti vira fra l’allegro e l’andante preoccupato. I genitori, beati,  camminano a fianco e li tengono per mano, forse immaginano i loro pargoli come futuri cowboys. Quante foto sono state scattate? Le rivedranno man mano che i figli cresceranno e perché no, anche quando i nipoti saranno grandicelli. Nel rivedere quelle foto ci si chiederà: “Quel giorno a Villa Borghese, chi era più felice: noi oppure nostro figlio?”.

Il cavalluccio, dal canto suo, tranquillo e lento si muove verso quella palazzina laggiù: la Casa del Cinema. Nelle sale della Casa del Cinema, in verità non molto grandi, si assiste a manifestazioni e si vedono film. Una volta ci incontrai Walter Veltroni. Tempo fa, nel leggere il suo libro noir riguardante un commissario di polizia  trasferito a Villa Borghese, m’è venuto da pensare che la sede del Commissariato avrebbe potuto essere proprio la Casa del Cinema. Chissà se ci ho azzeccato?

Ma sono ancora al vialone e mi fermo alla solita prima panchina di destra per iniziare un po’  di stretching. Questa prima fermata è un po’ sospetta: ma non è che la faccio per scaramanzia? Vuoi vedere che si tratta di un rito, appunto, scaramantico? A pensarci bene, io sotto una scala non ho voglia di passare. Il gatto nero però mi lascia indifferente. Non sono ovviamente come gli inglesi, che amano il gatto nero e lo infioccano di rosso.

Un mio collega, uno di quei pazzi simpatici a cui ti affezioni immediatamente, andando in giro per Roma a bordo della sua Fiat 500 punta i gatti neri tentando d’investirli. Non c’è mai riuscito a causa dello loro agilità. Io mi ci inquieto e lui mi risponde che  lo fa “apposta” perché i gatti neri, fieri da generazioni della loro fama di iettatori, camminano impettiti per strada e incedono maestosamente,  come se ne fossero i padroni. E lui non sopporta né i padroni, né i fanatici.

Gli animalisti con lui hanno battaglia persa in partenza. Per affermare di essere ancora un uomo libero di operare le proprie scelte, anche di tipo alimentare, quando ne incontra gli risponde a tono:  “A me, me piace la voda alla vaccinara, er conìjo alla cacciatora, i rigatoni con la pajàta e la coratella coi carciofi e poi, tutte le mattine vado all’ammazzatora!”. Sentire che lui tutte le mattine va al macello di Roma, procura svenimenti tutt’intorno.
 
Comincio a muovermi e alla fine della discesa giro a sinistra. Faccio una breve sosta alla prima piazzetta che incontro. C’è una bella vasca circolare, piazzata là sembrerebbe con largo anticipo rispetto alle odierne rotatorie in cui devi dare la precedenza prima d’immetterti. Dalla vasca piena d’acqua emergono dei cavalli marini in marmo, per cui dire come si chiama la fontana è scontato. L’acqua scorre dall’alto e zampilla anche dal basso, proprio dagli zoccoli dei destrieri.
 
Quanti film sono stati girati qui!  Mi pare di ricordarne almeno uno di Fantozzi. Una bella bagnata alla testa per mitigare il caldo della giornata e riparto per questo bel vialone che corre parallelo all’anello di Piazza di Siena. Quello che guarda il museo Borghese. Lungo il vialone, come del resto in tutta Villa Borghese, alberi, piante e panchine in abbondanza.  

Piazza di Siena è come bella signora di gran classe che ci tiene a presentarsi sempre in ordine. Bisognerebbe fermarsi a scambiare due chiacchiere, ma ho da andare al laghetto e poi al Pincio, quindi preferisco salutarla muovendo la mano, ma accompagno il movimento con un sorriso. Mia bella signora, sarà per la prossima volta. Se me lo consentirà, le chiederò di lei e le dirò di me.

C’è una piccola salitella, la supero e attraverso un cancello per dirigermi al laghetto. Brecciolino dappertutto,  alberi,  piante, e fiori a iosa. Quali piante e quali fiori? Ah, saperlo! A destra un antico bar con tavolini e gente che si disseta. I cani al guinzaglio tirano i padroni ed è così che ti rendi conto di chi comanda in casa!
 
Un pastore tedesco rappresenta l’eccezione. È l’unico che non tira, è austero, bello e trotterella accanto al padrone, ma proprio accanto. Se il padrone si ferma, lui si ferma e si siede sul posto. Passano  altri cani che si avvicinano per annusarlo, e lui si comporta come se fossero invisibili,  non gli passa nemmeno per l’anticamera del cervello di emettere un latrato. Di tanto in tanto muove la testa e guarda il padrone in attesa del comando. Non lascia trapelare alcun segno di insofferenza.
 
Osservo: sarà ben educato, ma questa sua indifferenza a quanto lo circonda, a me dà un ansioso turbamento. Avranno ragione certe scuole di addestramento cani, oppure “libero è bello”? È un po’ come nella scuola. Seguiamo il metodo Montessori, oppure è il caso di seguire il  “Flipped  Classroom”? Sempre queste parole straniere. Che cavolo: non ce n’è una corrispondente in italiano? E che dire allora della politica? Mi fermo a “che dire”...

Appare il laghetto, gli do un’occhiata, ma non smetto col mio passo da pensionato. Mi chiedo sempre: si possono fare bene due cose nello stesso tempo? Nel mio caso: correre e guardare? C’è un caro amico che usa ben tre computer contemporaneamente e dice che un giorno gli è capitato di averne usati quattro.
 
Avete mai sentito di quei maestri di scacchi che giocano contemporaneamente contro un nutrito gruppo di avversari? Beh, non giocateci come m’è capitato di fare a un torneo estivo a Castel Sant’angelo! Il Gran Maestro di scacchi ha spernacchiato me e tutti i compagni d’avventura. Ci ha lasciato in mutande! Va bene che era estate e faceva caldo...

È proprio vero: a ognuno il suo mestiere. L’improvvisazione può risultare piacevole, ma anche essere in grado di produrre disastri. Ma allora non vale il detto “Chi non risica non rosica”? Beh, forse vale quanto “Chi lascia la strada vecchia per la nuova, mal si trova”! Gli opposti creano sempre smarrimento. Mi dovrei fermare,  ma non mi voglio far scappare “Spes, ultima dea”...

Torniamo al laghetto. È tutto circondato da una fitta vegetazione. Non siamo ovviamente in una giungla. Da un pontile improvvisato, puoi salire su una barca a remi e cominciare l’avventura. Quando sei in barca in quel tratto di acqua, tutto intorno è serenità. Avete mai provato i tappi di cera per cercare di dormire? Beh, in questa barchetta i suoni risultano ovattati. Sei soltanto tu e il tuo amore. Uno educato direbbe: sei il tuo amore e tu! Il laghetto si trasforma in Polinesia. Colori, luci, odori. Cominciate a navigare  e tu sei  il nuovo Bernard Moitessier. Pronti a circumnavigare il globo senza scalo? Prontissimi!  E se ti venisse in mente di fare un bagno?
 
La presenza di oche, anatre e di altri rematori, qualcuno dei quali impegnato in gara di velocità, interrompe la magia del momento. Ti avvicini  al Tempio di Esculapio. Vorresti toccarne le colonne, ma è vietato. Esculapio? Vuoi vedere che qualche Borghese teneva in considerazione la medicina?  Ah, se almeno fossi una guida... ne saprei molto di più! Seguo il viottolo che gira intorno  al tempio ed al laghetto. Attraverso un terreno piuttosto accidentato e ritorno al cancello d’entrata. Giro a destra e, all’incrocio,  vado diritto per il viale delle Magnolie. Un agronomo, una volta, m’intrattenne per circa mezz’ora riguardo alle magnolie. Io, dall’alto della mia ignoranza, vi dico semplicemente: veniteci a primavera, quando i fiori sbocciano ed il loro profumo inebria tutta villa Borghese.

Qualcuno ha piazzato un decina di lattine di Coca-cola vuote lungo l’asse centrale del viale. Un pattinatore con una bandana colorata che gli copre la fronte, fa delle cose pazzesche. Passa a velocità sostenuta nei piccoli spazi fra un barattolo e l’altro. Non ne fa cadere neanche uno. Lo guardo bene: segue un preciso ritmo. Deve essere un musicista. E come potrebbe fare, sennò?  Si vede che si diverte e ha piacere che altri guardino le sue esibizioni, ma quello che gli sta dietro è ancora meglio. Le lattine di Coca-cola, lui, le attraversa pattinando all’indietro. In supervelocità. Un fenomeno!

Lungo il vialone, un po’ prima del ponte del Muro Torto, nella parte che costeggia la zona destinata a galoppatoio  proprio sopra il garage sotterraneo, c’è qualcosa che mi fa fermare. Guardo attraverso gli alberi, ma si, sono proprio i  Corazzieri a cavallo che si stanno allenando a Villa Borghese. Vanno al trotto uno dopo l’altro. Indossano le loro scintillanti divise. Sono inconfondibili. Sono arrivati qui da via XX Settembre, scortati dai loro commilitoni motorizzati, e là ritorneranno al termine dell’allenamento. Amici, che spettacolo! Sono proprio fortunato. Chissà se mi ricapiterà di nuovo? Fa proprio caldo. Per arrivare al Pincio c’è ancora abbastanza strada. Mi conviene fare una sosta. Ah, là c’è una panchina...

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Mario Martorelli
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