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Via Seneca [Il privè di ROSETO.com]
ELEFANTI


Una sera d’estate del 2002, a Roseto degli Abruzzi, poco distante da Via Seneca…

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 12 Luglio 2012 - Ore 10:00

Me ne esco, dopo una cena con i controfiocchi con il mio amico Cristian, durante la quale ho avuto l’onore di bere un Montenero 1999 e un Frecciarossa 1991, per una pedalata con le cuffie alle orecchie. Mi culla Manu Chao con il suo “…proxima estacion… esperanza”.
 
Tengo la bici con le braccia che sorridono ricordando il vino buono bevuto. E saluto gente, venuta dai continenti della sera, affacciatasi sul lungomare rosetano a sbarrarmi la strada.
 
Pedalo beato, con la denuncia sociale allegra e ruspante dell’ex cantante della “Mano Negra” che mi ricorda che, ahimé, non capisco lo spagnolo.
 
Però pedalo, me la godo, penso un po’ al conto pagato, penso alle magliette griffate Roseto.com che ho fatto grazie alla squisita disponibilità di Cristian e penso al Tignanello che berrò, appena finita l’estate se non prima, con SuperMario.
 
Incrocio una coppia davvero sexy in bici: Mister Peacock e 7 Peni. Hanno la faccia di quelli che, di lì a poco, si trasformeranno in due formidabili provocatori di piacere per due donne fortunatissime.
 
Punto verso sud, nella zona più spoglia (o più degradata) del lungomare. Me ne vado a prendere il vento fresco che c’è da quelle parti. Un vento che sembra snobbare le spiagge fighe, per insinuarsi laddove erba disordinata e camper proletari fanno la siesta.
 
Mentre scendo verso sud, ecco stagliarsi davanti ai miei occhi una cattedrale biancoblù, con guglie alte e bandiere che garriscono orgogliose. Leggo: “Circo Errani” e penso subito al Presidente della Regione Emilia Romagna, che se non erro si chiama Vasco Errani. Deduco che deve essere una creatura diabolica composta da Vasco Rossi e dal fondatore del circo Errani. A livello di governatorato, una tragedia!
 
Passo davanti al circo schierato per il presentat-arm. Un circo che, in barba al suo nome evocatore, dorme placido e non vuole rotture di coglioni.
Mi salta al naso una fragranza di letame che mi avverte della presenza dei miei amici animali. Già, ma cavalli o che cosa?
Così rigiro e mi infilo, fra palme e oleandri, nella stradina buia che immette allo spiazzo di fronte al caravanserraglio.
Una “stalla” bellissima, fatta di guglie di plastica biancoblù e una pedana di legno per far stare “su un palco” le bestie.
 
Non vedo granché… mi avvicino… scorgo due figure grandi, nere, possenti. Sono elefanti. Cazzo, elefanti! Stanno a 100 metri da casa mia: elefanti dentro una gabbia fatta di qualche fettuccia di recinto elettrico e un palco di legno sul quale i pachidermi ristanno.
 
Me li guardo stupito, mentre il contachilometri si azzera e torno, forse, undicenne.
 
Uno ha il “ballo dell’orso”, che scopro non applicabile soltanto ai cavalli. Muove il corpo ballonzolando sulle zampe anteriori e ciondolando la proboscide, che ogni tanto alza come a salutare il buio, cercando quelle noccioline che il giorno dopo arriveranno dalle mani di chissà chi.
Il suo compagno è una statua. Tanto l’elefante che vedo all’estrema destra è nervoso, così quello a sinistra è immobile, in piedi, con la zampa posteriore sinistra appoggiata a metà per gestirsi, a modo suo, lo scarico del peso.
 
Li guardo e mi tolgo uno dei due auricolari, per godermi meglio scena e rumori. L’errante Manu Chao canta la sua “vacaloca”, ma io, senza viaggiare, ho il Circo Errani e due elefanti a 100 metri da casa.
 
Mi avvicino ancora un po’ e tolgo anche l’altro auricolare. Mi ha incuriosito il mucchio di sacchi che sta vicino all’elefante che ballonzola. Cerco di vedere meglio. Accidenti! Il mucchio di sacchi o di cose alla rinfusa messe di fianco all’elefante ballerino è un terzo elefante, sdraiato o svenuto, che ha la proboscide raggomitolata in modo innaturale e una disposizione su un fianco che mi fa sobbalzare. Starà male? Sarà morto? E’ per questo che il suo compagno ballonzola nervosamente?
 
Mi interrogo e respiro piano, quando un rumore richiama l’attenzione. Mi giro ed ecco un circense in calzoncini Chicago Bulls e ciabatte “cloppete cloppete”. Mi passa vicino senza dire niente, mi lascia guardare tranquillo. Butta svogliatamente un’occhiata alla stalla e al palco, che fino a qualche secondo fa mi era sembrato sinistro. Vede l’elefante che a me sembra morto. Passa avanti tranquillo… si vede che non capisco niente di elefanti che dormono.
 
Nel dubbio, domani tornerò comunque a salutare i tre elefanti sotto il caravanserraglio. Sperando vivamente di essermi sbagliato.
 
E pensare che c’è gente che dice che tutte le sere sono uguali.
 
Bacioni a profusione dal Lido delle Rose.
 
1 Agosto 2002
 
 
ELEFANTI 2
(La Riscossa)

Non ho avuto bisogno di andare a controllare. I mitici bestioni, ormai diventati nel cuore amici, hanno sfilato sia per il lungomare sia per via Nazionale, fra la sorpresa di tutti, senza alcun laccio o catena e prevenirne eventuali impazzimenti o repentine perdite di pazienza.
 
Il terzo, quindi, ieri sera dormiva saporitamente. Come aveva capito prima di me il circense con le ciabatte “cloppete cloppete”.
 
Potete quindi stare tutti tranquilli. I nostri stanno bene.
 
2 Agosto 2002
 
 
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Luca Maggitti
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