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Interviste
CLAUDIO MAZZAUFO: ATLETICA LEGGERA E PALLACANESTRO, IN NOME DELLA SCIENZA.
Kobe Bryant e Claudio Mazzaufo, alle Olimpiadi di Pechino 2008.

Claudio Mazzaufo e Carl Lewis.

Claudio Mazzaufo e Andrew Howe.

Intervista al professore che segue Andrew Howe nell’atletica, ha seguito il Teramo e oggi segue il Campli nel basket. E che ha anche scritto una interessante tesi...

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 19 Aprile 2013 - Ore 23:45

Claudio Mazzaufo è un vero uomo di sport, che ha raggiunto grandi traguardi sia nell’atletica leggera sia nella pallacanestro.
Di recente, ha anche pubblicato la tesi “Stati emozionali e markers biologici in giocatori di pallacanestro di alto livello”.
La sua esperienza e il suo palmares meritavano una intervista lunga e approfondita.
 
Claudio, luogo e data di nascita?
«Giulianova, l’8/8/1958, alle ore 8 (precise), del mattino».
 
Situazione familiare?
«Felicemente sposato con la professoressa Paola Marcone, padre di Lorenzo, nato nel 1986 e Giorgia, nata nel 1989».
 
Una panoramica sui tuoi lavori e incarichi?
«Professore di Ruolo di Scienze Motorie presso l’Istituto Comprensivo “Savini-San Giuseppe-San Giorgio” di Teramo, dove svolgo anche la funzione di Vice Preside.  Docente alle Facoltà di Scienze Motorie dell’Università “G. D’Annunzio” di Chieti-Pescara e de L’Aquila per l’insegnamento di “Atletica Leggera”».
 
Da quanto tempo sei tecnico di atletica leggera?
«28 anni».
 
Da quanto sei nel basket?
«27 anni».
 
Quali ruoli e incarichi hai avuto e hai in corso nell’atletica leggera?
«Sono stato Collaboratore dei settori Giovanili e Assoluti del Settore Salti in Estensione dal 1989 al 1995; dal 1995 al 2005 sono stato il Responsabile delle Nazionali Giovanili di tutto il Settore Salti; dal 2006 al 2008 Responsabile del Settore Salti in Estensione della categoria Assoluta (gli atleti Top, per intenderci). Oggi sono Collaboratore FIDAL dell’atleta Andrew Howe per il Salto in Lungo».
 
Quali ruoli e incarichi hai avuto e hai in corso nel basket?
«Ho lavorato come Preparatore Atletico per il Campli Basket (6 anni), il Giulianova (1), il Teramo Basket (19). Oggi collaboro con la Ciprietti Vending Campli».
 
Quali sono le vittorie ottenute seguendo Andrew Howe?
«Gymnasiade di Caen (Francia, 2002) nel Salto Triplo. Mondiali Juniores di Grosseto (2004) nel Salto in Lungo e nei 200 Metri. Campionati Europei di Goteborg (Svezia, 2006), nel Salto in Lungo. Campionati Europei Indoor di Birmingham (Gran Bretagna, 2007) nel Salto in Lungo. Andrew ha vinto anche svariati Titoli Nazionali nel salto in lungo (dove detiene il Record Italiano con la misura di 8,47 metri) e sui 200 Metri. Ha poi ottenuto importanti piazzamenti d’onore (e cioè Medaglie d’Argento e di Bronzo), come il secondo posto ai Campionati Mondiali di Osaka (Giappone) nel Salto in Lungo e il terzo posto ai Campionati Mondiali Indoor di Mosca 2005, sempre nel Salto in Lungo».
 
L’atletica ti ha regalato emozioni mondiali. Ci sei dentro da quasi 3 decenni. Chissà a quante manifestazioni avrai partecipato...
«Ero presente a tutte le medaglie di Howe di cui alla precedente risposta. Poi sono stato all’Olimpiade di Pechino 2008 e ai Campionati Europei di Barcellona 2010. Per quanto riguarda le manifestazioni giovanili, sono stato ai Campionati Mondiali Juniores di Sydney 1996; Annecy (Francia) 1998; Santiago del Cile (2000); Kingston (Giamaica) 2002 e ai Mondiali Allievi di Sherbrooke (Canada) 2003; Marrakech (Marocco) 2005. In campo giovanile europeo, sono stato agli Europei Juniores di Niyregyhaza (Ungheria) 1995; Lubiana (Slovenia) 1997; Riga (Lettonia) 1999; Grosseto 2001; Tampere (Finlandia) 2003; Kaunas (Lituania) 2005».
 
Hai uno splendido palmares nell’atletica leggera, ma anche nel basket hai i tuoi bei ricordi, giusto?
«Sì. In particolare la Final Eight di Coppa Italia a Bologna, nel Campionato 2008/2009, arrivando in Semifinale. Poi i Playoff Scudetto contro Milano nel 2008/2009 e l’Eurocup 2009/2010, sempre con la Teramo Basket».
 
Quando e perché hai scelto di diventare un preparatore atletico?
«Ho iniziato nel 1986 a Campli, nel campionato allora di B2,  perché mi “cercò” l’allora coach Bruno Impaloni, al quale sono e sarò infinitamente grato. Ricordo che veniva a trovarmi spesso al campo scuola di atletica, dove allenavo, per “convincermi” ad entrare nel suo staff. Ricordo anche molto bene che, avendo vinto il bando di ammissione al Corso di Specializzazione in Tecnica e Pratica Sportiva dell’Atletica Leggera presso la Scuola dello Sport di Roma, e dovendo frequentare periodicamente le lezioni, chiamai come assistente l’atleta più “sveglio” che allora allenavo; rimase mio assistente e preparatore atletico delle giovanili a Campli per 2 anni, poi seguì Impaloni in B2 a Livorno. L’atleta più “sveglio” era Giustino Danesi. E se ne avessi scelto un altro?».
 
Qual è la persona che più ti ha dato nel tuo cammino professionale e perché?
«Tante sono le persone che mi hanno aiutato e dalle quali ho attinto “la conoscenza” e il “saper vivere”. Per non scontentare nessuno, citerò due grandissimi uomini che purtroppo ci hanno lasciato prematuramente: il Tecnico russo Robert Zotko (ex responsabile dei Saltatori dell’ex Unione Sovietica, con più di 100 medaglie olimpiche nel suo palmares), col quale ho collaborato nella FIDAL per 6 anni e il Professor Carmelo Bosco (Fisiologo e Biomeccanico di fama internazionale). Li cito entrambi, perché oltre alle tante conoscenze che mi hanno trasmesso, lo hanno fatto con una passione e una “carica” umana fuori dal comune».
 
Quanto è durato il lavoro per la tua tesi “Stati emozionali e markers biologici in giocatori di pallacanestro di alto livello”?
«In tutto ho impiegato 4 anni per pensarla, organizzarla, attuarla, analizzare i dati e scriverla».
 
Quali sono i componenti dello Staff che ha poi prodotto la tesi?
«Premettendo che coach Andrea Capobianco è stato fondamentale, insieme all’allora presidente della Teramo Basket, Carlo Antonetti, per la condivisione del lavoro e l’autorizzazione ad attuarlo, hanno fatto parte dello Staff ed avuto un ruolo rilevante, in ordine d’importanza: lo psicologo, professor Claudio Robazza; la mia tutor, professoressa Angela Di Baldassarre; i ricercatori, Maria Angela D’Amico, Adriana Bascelli e Pascal Izzicupo».
 
Spiegato in parole semplici: cosa ha studiato e cosa ha provato la tesi?
«La tesi ha esaminato la relazione esistente tra diversi markers biologici ed una varietà di Stati Emozionali, piacevoli e spiacevoli, di tipo psicologico, biologico e sociale, in risposta a stress pre-competitivo nello sport, nel nostro caso provocato da partite di pallacanestro. I valori biologici includevano la concentrazione di Testosterone, Cortisolo, a-Amilasi e Cromogranina A mentre i valori psicologici riguardavano Stati PsicoBioSociali di tipo Emotivo, Cognitivo, Motivazionale, Corporeo, Cinestetico, Prestativo e Comunicativo, valutati secondo i valori di Intensità, Frequenza e Direzione. La tesi ha provato che l’aumento di Testosterone, Cortisolo, a-Amilasi e Cromogranina A in giocatori di pallacanestro, subito prima di una partita, può avere un effetto funzionale positivo sulla prestazione imminente».
 
Quali i possibili impieghi “sul campo” del risultato dei tuoi studi?
«Essendo stati accertati vari coefficienti di correlazione significativi tra markers biologici e l’Intensità, la Frequenza e la Direzione degli Stati PsicoBioSociali Piacevoli che, nel nostro caso, sono funzionali alla prestazione sportiva, con “semplici” questionari PsicoBioSociali, fatti compilare dai giocatori poche ore prima della partita, si può conoscere anticipatamente lo Stato Emotivo e l’Attivazione Fisiologica (Arousal) dell’atleta. In poche parole, l’allenatore può sapere anticipatamente chi è predisposto ad una buona o cattiva prestazione».
 
Tre atleti di basket, finora preparati, che ti hanno colpito per la loro debordante capacità atletica?
«David Moss, Pervis Pasco, Hassan Adams. Aggiungo, se continuerà a lavorare bene, Achille Polonara».
 
Tre atleti di basket, finora preparati, che ti hanno colpito per la loro debordante forza mentale?
«Mario Boni, Ian Lockhart, Jaycee Carroll».
 
Un atleta “senza qualità atletiche”, che però ce l’ha fatta per soverchie capacità tecniche?
«A pari merito, Valerio Amoroso e Tyrone Grant».
 
Un atleta “senza qualità tecniche”, che però ce l’ha fatta per soverchie capacità atletiche?
«Pervis Pasco».
 
Un atleta che ti sembrava avesse tutte le carte in regola per sfondare e invece non ce l’ha fatta?
«Delonte Holland».
 
I tuoi tre coach preferiti con i quali hai lavorato e perché?
«Voglio citarli tutti, in quanto tutti, chi più chi meno, hanno contribuito alla mia crescita professionale e umana: Impaloni, Benetti, Perra, Minervini, Gramenzi, Di Bonaventura, Ninni Gebbia, Bizzosi, Perazzetti, Schiavi, Boniciolli, Pancotto, Dalmonte, Bianchi, Capobianco, Ramagli e ora Castorina. Se proprio devo fare tre nomi dico, ma non in ordine d’importanza: Franco Gramenzi, con il quale ho conseguito ben tre promozioni; Andrea Capobianco, per il favoloso campionato 2008-2009 e per la condivisione di molti aspetti caratteriali; Alessandro Ramagli, per essere stato in grado di raggiungere risultati positivi nonostante le note vicende societarie».
 
Claudio Mazzaufo in tre aggettivi?
«Professionale, creativo, amante della vita».
 
Il tuo maggior pregio?
«Sono altruista».
 
Il tuo maggior difetto?
«Sono altruista anche con quelli che non lo meriterebbero».
 
Hai hobby, passioni, passatempi?
«Viaggiare, ascoltare buona musica (progressive) e leggere (di tutto). La mia passione sono gli animali (i cavalli in particolare e, soprattutto, i “grigi”) e la storia dei grandi “condottieri”. Per i miei numerosi impegni, i miei passatempi sono i miei hobby e le mie passioni».
 
Tre valori di riferimento, imprescindibili, per fare la tua professione al meglio, indipendentemente dalla categoria?
«Conoscenza, fantasia e buona didattica (la didattica è la capacità di scomporre un gesto tecnico complesso in gesti più semplici, per facilitarne l’apprendimento). La scienza è conoscenza e fantasia, la fantascienza è ignoranza e fantasia. Detto ciò, nella pallacanestro  e in generale nello sport, ho incontrato molti “fantascienziati” che “sanno di sapere” e quindi… non sanno! Bisogna sempre mettersi in discussione, non sentirsi mai “arrivati”, aggiornarsi continuamente, essere alla ricerca perenne della “conoscenza” e del modo migliore di trasmetterla agli altri».
 
Tre consigli a tutti i giovani che vogliono fare il tuo lavoro?
«Avere conoscenze teoriche e soprattutto pratiche, essere tenaci, passionali, spregiudicati, ascoltare tutti ma essere pronti a “morire” con le proprie idee senza rimpianti».
 
Hai un modello di riferimento e hai avuto un maestro nel tuo lavoro?
«Il mio modello di riferimento è Roberto Pericoli, l’allenatore di Fabrizio Donato (bronzo nel Salto Triplo alle Olimpiadi di Londra 2012), livornese, grande appassionato di basket. È stato lui che mi ha fatto scoprire il basket, portandomi a vedere la mia prima partita al PalaTiziano di Roma nel lontano 1978 (spareggio per la promozione in A2 tra Magniflex Livorno e Rodrigo Chieti). Con lui ho condiviso e condivido quasi quotidianamente i “saperi” dello sport, in un continuo, appassionante confronto. Come maestro di vita e di sport ho avuto Marco Ettorre: è stato il mio allenatore portandomi a livelli nazionali, mi ha fatto amare l’atletica e mi ha insegnato l’importanza della “metodicità” nel processo di allenamento».
 
È vero che stai lavorando nuovamente con Andrew Howe? Per quale obiettivo?
«Dopo gli Europei di Barcellona 2010, Howe decise di dedicarsi solo alla velocità. Non condividendo io la sua scelta, ci siamo divisi. Nel 2011 si è rotto il tendine d’Achille e nel 2012 non ha fatto il minimo sui 200 Metri, necessario per partecipare alle Olimpiadi di Londra. Queste esperienze negative lo hanno fatto riflettere e tornare sui suoi passi. Mi ha ricontattato e abbiamo deciso di ricominciare la nostra collaborazione, con l’obiettivo di ben figurare alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016».
 
Claudio, nel ringraziarti di questa lunga intervista e delle tue puntuali risposte, un saluto e la richiesta di un tuo pensiero finale...
«Vorrei ringraziare con affetto i giocatori Valerio Amoroso, Giuseppe Poeta, Bruno Cerella, il Capitano Gianluca Lulli, Tommaso Marino, Ryan Hoover, Drake Diener, Goran Jurak e Virgil Stanescu, attori fondamentali nella mia ricerca. Grazie alla loro pazienza, disponibilità e serietà, hanno permesso di “allargare” la conoscenza psicofisiologica nello sport di alto livello».
 
Luca Maggitti
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