Oggi, venerdì 13, il cielo rosetano ha iniziato a partorire tuoni e fulmini dal primo mattino, dopo giorni di sereno. Quando Madre Natura commenta gli eventi meglio di qualsiasi corsivista.
Già, perché ci risiamo.
Il Roseto Sharks starebbe trattando la vendita del proprio titolo di DNA Silver e proprio oggi potrebbe esserci un incontro.
Gli interessati? Sembra imprenditori di Udine, che scambierebbero la loro DNB (e, ovviamente, un po’ di soldi) con la Silver di Roseto. Risultato? Udine in Silver e Roseto autoretrocessa in DNB. Insomma: tagliarselo per far dispetto alla moglie.
Oltre che un assassinio sportivo (e non è che perché ci siamo abituati, a Roseto, la cosa debba per forza continuare), sarebbe un peccato. Perché la DNA Silver 2014/2015 si annuncia davvero un “campionatone”, se è vero che Treviso ha ormai chiuso la trattativa, rilevando la DNA Silver del Basket Nord Barese e se è possibile che altre nobili decadute stiano cercando un titolo o una wild card. Società come la Fortitudo Bologna (ma come, vendete il titolo e qui si può rigiocare la gara fra Roseto e Fortitudo, una festa assoluta con le tifoserie gemellate?) e addirittura come la Mens Sana Siena – nonostante attualmente impegnata nella Finale Scudetto con Milano – sembra stiano pensando di ripartire dal terzo campionato italiano, che con gli americani ha dimostrato di avere tutto un altro sapore, di non essere più la “B1”, bensì una “piccola Serie A”.
Torna dunque lo spettro della sparizione del basket rosetano? Non proprio, visto che la proprietà (Peppe Di Sante, Ettore Cianchetti, Daniele Cimorosi) vuole comunque continuare a fare basket, allestendo eventualmente una squadra di DNB. Ma perché retrocedersi di una sola categoria, considerando poi che la differenza di spettacolo fra Silver e DNB è così evidente? Perché andare a cercare di nuovo guai nella palude della “quarta serie”, quando si possono allestire squadre al risparmio in Silver, pagando poco americani emergenti, e spendendo – a patto di essere bravi – molto meno di tante squadre di DNB?
Non ci credete? Allora sentite questa: l’ingaggio 2013/2014 di Alex Legion pare sia stato di 30.000 euro. Quello di Lillo Leo di 34.000 euro. Così, solo per fare un esempio fra i tanti possibili.
Nella DNB, per vincere (3 promozioni su 4 gironi), c’è bisogno di spendere più che in Silver. E Roseto, se dovesse fare la DNB, sarebbe ridicola – con 2.000 persone che tifano – se dovesse partire per salvarsi. E allora, perché questo scambio di titoli? Che senso ha?
Quali sono le motivazioni di questa trattativa? Si dice di una posizione debitoria del Roseto, accumulata i questi anni, ragguardevole. La cosa strana – e inconcepibile in termini di gestione aziendale – è che gli Sharks si sarebbero scelti “il creditore peggiore” in termini strategici, pagando puntualmente i dipendenti per lasciare qualche pendenza con l’Erario. Strano ai limiti dell’incredibile, visto che qualsiasi imprenditore (proprio perché imprenditore), di solito chiede di aspettare ai propri dipendenti, piuttosto che prestare il fianco alle ritorsioni erariali. Ma tant’è. Sembra perciò che la proprietà voglia fare un po’ di cassa, cedendo il titolo per ripianare le perdite. Ovviamente, le voci sono tanto insistenti quanto non confermate e i telefoni di Cianchetti, Di Sante e Cimorosi nella giornata di ieri hanno squillato a vuoto.
E però è triste – triste davvero – ricevere telefonate di addetti ai lavori, ex allenatori rosetani, giocatori, che chiosano su quel famoso procuratore che pare stia offrendo il titolo di Roseto in giro per l’Italia, con tanto di etichetta del prezzo attaccata.
Scrivo da rosetano e non vogliatemene: mi fa ribrezzo pensare al Roseto trattato come un articolo in offerta speciale.
Il prezzo? Un saldo, rispetto alla storia sportiva rosetana. A meno che non si voglia far credere che un patrimonio come Roseto, che un “marchio” come Roseto, valga meno di 200.000 euro.
Rosetane e Rosetani hanno pianto 3 morti sportive negli ultimi anni.
Nel 2006 è morto il Roseto Basket Lido delle Rose, con il titolo di Serie A.
Nel 2007 è morta la Pallacanestro Roseto, con la “vendita tra ingegneri” – venditore Alberto Rapagnà, acquirente Gianni Di Cosmo – del titolo di B2, poi diventato sul campo il titolo di Silver che ancor oggi è a Chieti.
Nel 2009 è morta la Pallacanestro Roseto 1946, al termine di un campionato di Legadue chiuso con una vergognosa retrocessione, figlia di mancati pagamenti.
Per rispetto di Roseto, dei suoi tifosi sempre presenti e calorosi, della storia, di tutti quelli che hanno dato la vita per il basket rosetano, sarebbe davvero ora di finirla con questi giochi e – avendole – tirare fuori le palle per un progetto serio, fatto con professionisti in grado di raggiungere obiettivi, trasformando una società che oggi perde soldi in una società che, con gli attuali contratti e con la crisi economica, potrebbe addirittura guadagnare, magari anche solo per ricoprire le perdite pregresse.
Roseto fa, di botteghino, circa 150.000 euro annui. Quante società – e parlo soltanto di Silver – fanno altrettanto? Di più: se la gestione globale del sodalizio sportivo arriva a poter contare su 700.000 euro di introiti, ma ne spende oltre 800.000, ci sono i margini davvero per guadagnarci, visto che la voce “uscite” può essere tagliata in modo considerevole.
È Roseto che chiama. Chiunque abbia causa, non volti la faccia dall’altra parte. Perché, citando il compianto Giovanni Giunco: «I vigliacchi non fanno la storia».
