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Serie A2 Est – Roseto Sharks
IL CARNEADE MAURICE LEWIS-BRIGGS E GLI ATTRIBUTI DI EMANUELE DI PAOLANTONIO
Maurice Lewis-Briggs con la maglia del Black Star Mersch, nel campionato del Lussemburgo 2014/2015.

Maurice Lewis-Briggs con la maglia del college di Slippery Rock, dal quale è uscito nel 2014.

Gli Squali rischiano grosso, con grande coraggio. Le mie riflessioni.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 19 Agosto 2016 - Ore 15:30

Maurice Lewis... chi?
 
Quando, nella tarda mattinata di ieri, mi è arrivato il rumor circa l’ingaggio da parte del Roseto Sharks di Maurice Lewis-Briggs, mezzo lungo (o ala-centro, per evitare fraintendimenti) statunitense classe 1990 di 203 cm, ho avuto un singulto.
 
Il pronto ricorso a Google (per uscire stamattina sul Messaggero Abruzzo con un articolo, come ho fatto) mi ha aperto la porta della conoscenza su questo carneade della palla a spicchi, che lo scorso campionato ha giocato nella lega della Georgia (inteso come stato transcaucasico, mentre l’altro straniero del Roseto, Adam Smith, era nella Georgia americana... curiosità), vestendo i colori della squadra del Mia Academy di Tbilisi (dovrebbe essere il team della Polizia o, più in generale, del Ministero dell’Interno) e chiudendo una stagione fatta di 14 partite a 30 minuti giocati di media, nel corso dei quali ha segnato 18,4 punti, catturato 8,4 rimbalzi e servito 1,8 assist.
 
L’anno prima, il Nostro ha invece giocato nella non tonitruante lega del Lussemburgo, con il Black Star Mersch, per 30 gare, chiudendo con 23,7 punti e 10,7 rimbalzi a gara, tirando con il 40% da 3 punti.
 
Professionista da due stagioni, MLB (proviamo l’acronimo come soprannome, sperando duri fino a fine stagione... che poi magari ci produciamo un po’ di magliette griffate Sharks) è nativo di Norriston, Pennsylvania, ed è uscito dal college di seconda divisione di Slippery Rock nel 2014 (31 gare a 17,4 punti e 7,6 rimbalzi).
 
Fatto il punto, nel deserto dei tartari della mia testa in data 18 agosto (ma gli altri giorni non è che ci sia Piero Angela a fare un educational) spuntano due fiori tristi “da scarpata ferroviaria” (cit. Francesco Guccini in “Autogrill”): Justin Phoenix e Bryce Burch.
 
Justin Phoenix fu l’americano che durò da Natale alla Befana nella Serie A 2005/2006 (contratto depositato in Lega con validità 15.12.2005-23.01.2006). Era una sorta di “straniero uscito in regalo nella busta delle patatine”, come chiosò qualche perfido tifoso, l’aletta del New Jersey classe 1973 di 203 cm. Coach Attilio Caja, che pure quel campionato riuscì a salvare il Roseto dando spazio anche a onesti mestieranti della cadetteria come Chiavazzo e Grillo e minuti persino a Gaston Campana, storse il naso e “Giustino” se ne andò. Era arrivato dalla Bundesliga (che all’epoca non era competitiva come quella odierna), dove aveva giocato al Giessen 46ers (22 minuti di media a 7,9 punti e 3,6 rimbalzi a gara). Uscito dal Manhattan College e con esperienze in Inghilterra e Corea (non del Nord), Phoenix si tinse presto d’azzurro, color di lontananza (cit. Francesco Guccini in “L’isola non trovata”) e lasciò gli Squali (che altrimenti lo avrebbero azzannato) dopo 5 partite (3 in campo) a 4,3 minuti di media con 0,7 punti e 0,3 rimbalzi.
 
Bryce Burch fu invece lo sparring partner di inizio stagione nella disgraziata Legadue 2008/2009 della Pallacanestro Roseto 1946. Si era segnalato nella superlega irlandese nella stagione 2006/2007, vincendo il titolo e risultando il capocannoniere di quel minuscolo campionato, addirittura a 30,9 punti di media, giocando per il Dart Killester. Prima, Lussemburgo e Repubblica Ceca, leghe minori francesi e LEB Bronzo spagnola (l’attuale Serie C Gold italiana, visto che c’erano ACB, LEB Oro, LEB Argento, LEB Bronzo), per il giramondo della palla a spicchi che fu chiamato ad alzare il livello degli allenamenti e niente più.
 
Per carità, di carneadi a Roseto ne abbiamo visti molti e nulla ci fa più paura, dopo l’ingaggio nella Serie A 2001/2002 di Kenny Brunner, play che secondo qualche giornalista nazionale aveva un futuro NBA, ma che arrivò nel Lido delle Rose con alle spalle un furto ai danni del suo coach e una rapina con la katana (la spada dei samurai) in un negozio americano, compiuta insieme a un suo compagno di squadra (evidentemente “scienziato” come lui).
 
Per non dire di Mario Bosnjak, Joe Hooks, Brandon Polyblank e altri ancora: variabili impazzite del basket che – approdate nel Lido delle Rose – sono state presto archiviate nel faldone “Meteore” e nessun segno, se non qualche risata, hanno lasciato.
 
Solo che le meteore in Serie A erano una cosa (tesseramenti a gogò, regole differenti, stranieri suddivisibili in protagonisti e comprimari), mentre in questa stagione, in A2, gli stranieri tesserabili sono soltanto 2 e – quindi – devono fare la differenza. Possibilmente in positivo.
 
Adam Smith, il tiratore primo straniero degli Sharks 2016/2017, è una matricola di cui si dice un gran bene, proveniente da un college importante. Sulla carta potrebbe essere un buon acquisto, persino ottimo, ma bisognerà vedere come si ambienterà e gestirà il suo primo anno oltreoceano.
 
Maurice Lewis-Briggs è invece il secondo straniero del Roseto (manca soltanto la firma), il lungo, colui che farà reparto con Paolo Paci, Giovanni Fattori e Mirko Gloria. Insomma, a guardare con occhio critico e sorseggiando dal bicchiere mezzo vuoto: un reparto lunghi fatto di sole scommesse e poco competitivo. Sulla carta.
 
Panico, dunque? Io direi di no. Anche perché fasciarsi la testa prima di essersela rotta è da fessi.
 
Piuttosto, voglio fare un anticipato e pubblico elogio a Emanuele Di Paolantonio, direttore sportivo esordiente e coach esordiente, che rischia il lato B (non essendo un 45 giri) con una squadra fatta quasi esclusivamente di scommesse (togliamo il solo Robert Fultz) e che – nonostante il suo noviziato assoluto – ha costruito un gruppo fatto di gente con “facce da Roseto”, presumibilmente dopo averli trattati ed averci parlato uno per uno.
 
Insomma: inutile ingaggiare qualche straniero che magari viene da esperienze in leghe importanti o addirittura di coppa se poi lo stesso arriva a Roseto senza il sangue agli occhi, che servirà come l’acqua potabile nel prossimo campionato. Così, al posto di un azzimato colonnello, forse è meglio firmare un caporale disposto a saltar fuori dalla trincea per conquistare la vittoria, correndo il rischio di prendersi una pallottola.
 
E, guardando ai nomi, un Roseto più operaio e “tuta blu” di questo sarebbe difficile immaginarlo. Ora starà ai giocatori indossare – davvero e fino in fondo – la tuta blu e non impaurirsi quando ci sarà da sporcarsi le mani e non ritrarre le gambe.
 
Se sono vere le cifre cumulative – e se è vero il contratto bassissimo (giustamente) offerto a MLB – oggi il Roseto è la squadra con il budget più basso forse in assoluto della A2, non arrivando a 200mila euro (tetto fissato) per il monte ingaggi dei giocatori (penso che molte squadre di Serie B abbiano speso di più).
 
Questo significa che il Roseto si tiene un margine per le eventuali difficoltà che durante l’anno potrebbero sorgere ma, ribadisco, questo significa che il coach e direttore sportivo Emanuele Di Paolantonio, alla prima esperienza, non trema nell’affidarsi a un organico che sulla carta è forse il più debole della A2, con due precisazioni.
 
La prima. Si gioca sul parquet.
 
La seconda. Si gioca la metà delle partite al PalaMaggetti di Roseto degli Abruzzi. Non un posto qualsiasi.
 
Forza e coraggio, dunque.
 
Io spero di scrivere un pezzo, fra qualche mese, tessendo le lodi di una società coraggiosa che, con pochi ingredienti, ha fatto una torta rustica e appetitosa, ottenendo la sua vittoria: la salvezza.
 
 
Serie A2 Est
2016/2017
ROSETO SHARKS
 
QUINTETTO BASE
1.Robert FULTZ
2.Adam SMITH (USA, extracomunitario.)
3.Todor RADONJIC (Montenegro, italiano di formazione.)
4.Maurice LEWIS-BRIGGS (USA, extracomunitario.) (?)
5.Paolo PACI
 
PANCHINA
1.Gianmarco MARIANI (?)
2.Nicola MEI
3.Riccardo CASAGRANDE
4.Giovanni FATTORI
5.Mirko GLORIA (?)
 
Luca Maggitti
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