Davide Moretti, con la maglia dei Red Raiders di Texas Tech.
L’articolo pubblicato sul MESSAGGERO Abruzzo mercoledì 10 gennaio 2018.
Roseto degli Abruzzi (TE) Venerdì, 12 Gennaio 2018 - Ore 11:30
«Se vuoi diventare un grande giocatore devi crederci ogni giorno e meritartelo, amare la pallacanestro e ciò che fai. Io credo di essere nel posto giusto per provarci, perché qui ho tutto quello che mi serve».
Parola di Davide Moretti, classe 1998, play-guardia che ha scelto di far diventare realtà il proprio sogno americano trasferendosi dall’Italia a Lubbock, Texas, a oltre 9.200 chilometri di distanza.
Il figlio d’arte di Paolo Moretti, già campione di basket e oggi allenatore, poteva capitalizzare una giovinezza passata fra vittorie di titoli giovanili e riconoscimenti personali, convocazioni con le varie formazioni Nazionali under e due ottime stagioni trascorse in Serie A2 a Treviso, vincendo anche la palma di miglior giovane.
Invece no, ha deciso di accettare la sfida più difficile: cancellare tutto e ripartire da zero, rimettendosi in gioco in un altro continente in cui il basket è gestito in modo ultraprofessionale e lui è soltanto uno dei tanti giovani di talento che prova a sfondare.
Così la scorsa estate è partito per l’America, dove gioca con i Red Raiders di Texas Tech, squadra militante nella Big 12: la più difficile Conference della NCAA, il basket universitario.
I suoi obiettivi sono semplice e chiari: diventare un giocatore più forte misurandosi con la crema della gioventù cestistica americana, mettere su muscoli, padroneggiare la lingua e studiare per poi arrivare alla parola magica di tre lettere: NBA.
Riuscirà Davide Moretti, in quattro anni o prima, ad entrare nel dorato mondo dei professionisti americani? L’inizio è più che buono, visto che la sua università ha vinto 14 delle prime 15 partite, facendo un balzo nel ranking nazionale e arrivando nelle prime 10 squadre, occupando il numero 8.
Per la squadra allenata da coach Beard si tratta del miglior piazzamento da 22 anni a questa parte, visto che nel marzo del 1996 occupò il posto numero 7.
Dunque tifosi in delirio e una intera università (il campus conta circa 37.500 persone, quasi il doppio di Roseto degli Abruzzi) a tifare per i Red Raiders e per Davide, soprannominato “Moro” dai compagni e “Maestro” da qualche telecronista, che ne apprezza la perfetta tecnica di tiro da oltre l’arco virile dei tre punti.
Dopo i primi mesi di ambientamento, con problemi con la lingua e soprattutto con lo stomaco, visto la mancanza della amatissima pasta, oggi Davide Moretti si è integrato e ritagliato un posto in squadra, nonostante sia una matricola, da 15 minuti di media ed è partito pure in quintetto.
Insomma: un inizio che va oltre le più rosee aspettative e che ha finora avuto il picco di soddisfazione nella vittoria esterna contro Kansas University, di fronte a ben 16.300 spettatori.
La piccola Roseto, dove Davide è di casa, tifa per lui.
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