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Coach esperti e giovani talenti / 2
STEFANO PILLASTRINI: DAVIDE MORETTI E LA STRADA CHE PORTA AL ‘TOP LIVELLO’.
Davide Moretti, primo a sinistra, e coach Stefano Pillastrini, ai tempi della comune militanza con Treviso.

Intervista al coach del Treviso sul suo ex giocatore dopo la prima stagione in NCAA.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 18 Aprile 2018 - Ore 20:15

Nell’autunno 2015, alla vigilia dell’esperienza di Davide Moretti a Treviso in Serie A2, ebbi l’occasione di intervistare coach Stefano Pillastrini – che lo aveva voluto nella marca trevigiana e si apprestava ad allenarlo – sull’evoluzione del giovanissimo figlio d’arte di Paolo (all’epoca 17enne). Il link della chiacchierata è in calce a questo articolo.

Ho rivisto “coach Pilla” alla vigilia di Roseto-Treviso e così, la sera prima della partita, gli ho fatto una intervista sempre su Davide Moretti. L’occasione era troppo ghiotta: far parlare l’allenatore che lo ha gestito due stagioni in A2 – nel corso delle quali “Davidino” è stato pure nominato miglior giovane del campionato – dopo la stagione in NCAA del Moro, che con i Red Raiders di Texas Tech ha raggiunto il miglior piazzamento di sempre dell’università in 95 anni di storia.

Ecco la chiacchierata.

Coach, quando prendesti Davide Moretti, nel 2015, lui aveva 17 anni e tu dicesti che pensavi per lui un futuro al “top livello”, da play che gioca 25 minuti perfetti. Dopo questa sua prima stagione in NCAA a Texas Tech pensi che la sua maturazione sia ancora “work in progress”?
«Ovviamente sì, come è giusto che sia per un giocatore giovane che aspira a giocare ai massimi livelli. Nei due anni in cui è stato con noi, Davide ha avuto una evoluzione straordinaria, che però non era scontata. Perché non era scontato che diventasse a livello offensivo la nostra prima opzione assoluta e il nostro migliore attaccante. Obiettivamente, era un progresso che potevamo sognare, ma non potevamo essere sicuri che accadesse. E, comunque, era la Serie A2. Rispetto ai sogni di Davide e a quelle che sono le sue aspettative, quindi a dove vuole arrivare, ci sono ancora tanti salti di qualità da fare».

A 19 anni poteva scegliere “la comodità” dell’Italia, in cui era già una specie di “califfo” e invece ha scelto la strada più tortuosa...
«Davide non si accontenta di essere uno dei migliori giocatori della A2. Le due stagioni trevigiane sono state ottime, ma è giusto che lavori con costanza per crescere ulteriormente».

Quest’anno in NCAA, da freshman, ha avuto un minutaggio di circa 15 minuti. Lui che era abituato a giocare sempre molto. Credi sia un problema, sulla strada della sua evoluzione?
«No, perché il college è un livello diverso. Sento e leggo che Davide è completamente dentro ciò che sta facendo e quindi sta lavorando con grande coinvolgimento emotivo. Lui è fatto così: dà tutto se stesso ed è uno dei suoi grandi pregi. Non credo che il minutaggio sia un problema per l’ulteriore salto di qualità che deve fare, così come non credo che lo sia l’intensità».

Quindi torniamo a parlare del suo ruolo in campo?
«Diciamo che per Davide sarà molto importante fare un salto di qualità nell’interpretazione del gioco. Fino a Treviso, lui ha deciso le partite con i suoi canestri e quindi con la sua grandissima pericolosità offensiva, figlia di intuizione e talento.  Adesso, secondo me, per un ulteriore salto di qualità lui deve giocare più per aiutare i compagni.  E cioè se lui, con le sue caratteristiche fisiche, vorrà giocare in Eurolega e cioè al famoso “top livello”, è difficilissimo che possa arrivarci da realizzatore, perché quando gli attaccheranno addosso un superatleta di due metri o di 195 centimetri lui non potrà giocare per se stesso. Ecco che quindi il salto di qualità arriverà se lui saprà sfruttare appieno la capacità nelle letture, mettendo in campo la sensibilità di giocare per gli altri e quindi di mettere in ritmo i compagni. Questo è un cambiamento epocale per lui, che lo farebbe diventare un vero playmaker, visto che finora è cresciuto in un’altra dimensione. Certo è una sfida difficilissima, perché quando si arriva al livello dove è arrivato Davide avendo un fisico normalissimo significa fare una cosa sensazionale, ma credo che sia giusto che lui lavori duro per arrivarci. In questo senso, la sua scelta di misurarsi con il basket dei college, in cui c’è il fior fiore degli atleti, lo aiuterà ancor di più a reggere il confronto fisico».

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Venerdì 2 ottobre 2015
Coach esperti e giovani talenti
STEFANO PILLASTRINI E L’EDUCAZIONE TREVIGIANA DI DAVIDE MORETTI
L’allenatore di Treviso lavora per trasformare il figlio di Paolo in un play di livello assoluto. La nostra intervista.
https://www.roseto.com/scheda_news.php?id=14328

Luca Maggitti
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