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Venerdì, 26 Aprile 2024 - Ore 10:14 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Uomini che fanno imprese [Giannicola De Antoniis Bacchetta]
ENZO ANGRISANI E STEFANO DI DOMIZIO
Enzo Angrisani.

Stefano Di Domizio.

Enzo Angrisani, Giannicola De Antoniis e Stefano Di Domizio.

Giannicola De Antoniis Bacchetta, business coach rosetano, intervista imprenditori e liberi professionisti che hanno avuto successo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Mercoledì, 26 Giugno 2019 - Ore 14:30

In questa quattordicesima intervista - doppia - ho chiesto a Enzo Angrisani e Stefano Di Domizio, professione Manager in due multinazionali di dispositivi medici, di raccontare le loro esperienze. Ci diranno cosa intendono per Business, per Marketing, per Team, come si può tirare fuori il meglio da ogni collaboratore, i loro fallimenti professionali, come si affrontano i problemi di scarsa focalizzazione sui task assegnati, quali sono i fattori più importanti e strategici per chi vuole fare il ‘mestieraccio’ del manager, quali sono i Valori alla base dei loro Successi, ci suggeriranno libri, consigli per piccoli acquisti e tanto altro ancora…

Come succede sempre, in questa rubrica, condividiamo punti di vista utili grazie ad imprenditori, Liberi Professionisti e Manager a chi ci legge. I consigli che daranno oggi i nostri due ospiti sono di inestimabile valore sia dal punto di vista della vita personale che professionale.

In più ci tengo a precisare che queste interviste non servono per far emergere, incensare o adulare il personaggio di turno ma esclusivamente per dar loro la possibilità di essere utili. Ci offrono spunti pratici e pensieri interessanti per dar forma ad un futuro migliore, per chi sa e vuole approfittarne, attraverso questa memoria scritta.

Niente è più interessante del Modello Mentale, dei Pensieri, dei Presupposti, delle Credenze, della Visione di Persone e Manager che ce l’hanno fatta, di Imprenditori Innovativi, di Liberi Professionisti all’avanguardia, che si raccontano con il loro personale modo di esprimersi, con il loro singolare linguaggio.

Perché, alla fine, l’elemento indispensabile è sempre lo stesso: le Persone.
E nessuno dovrebbe mai fare l’errore di preferire un oggetto ad una bella conversazione…

Per questo spazio ringrazio Luca Maggitti, perché senza di lui tutto questo non si sarebbe realizzato.


Ognuno come può…
Abbi Gioia!


Giannicola De Antoniis
Business Coach


PS - Alla fine, trovi il link per vedere il video integrale dell’intervista
https://www.singolarmente.net/enzo-angrisani-stefano-di-domizio/ e in più, una volta dentro l’area riservata, puoi scaricare 4 report in omaggio che ti aiuteranno nel tuo Business e molte altre risorse preziose.


Quattordicesimo appuntamento con “Uomini Che Fanno Imprese”. Oggi intervista doppia: con noi due manager di lungo corso e di grande impegno, sia dal punto di vista personale che da quello professionale. La rubrica “Uomini Che Fanno Imprese” ha un obiettivo, anzi un duplice obiettivo: il primo è quello di chiamare persone di Successo che sappiano di quello di cui stanno parlando e il secondo è quello di offrire informazioni utili e riutilizzabili a chi ci legge. In questo clima di conversazioni informali e improvvisate, anche improbabili, oggi con noi due manager di eccezione. Enzo inizia tu a presentarti e poi passiamo a Stefano.

Enzo - Grazie prima di tutto per ‘eccezione’ e poi ovviamente per ‘successo’. Io sono Enzo Angrisani, lavoro per un'azienda che si chiama Medtronic multinazionale leader nel settore dei dispositivi medici e il mio ruolo attuale è quello di direttore vendite per l'Italia per una delle linee di prodotto che costituiscono la nostra business unit.

Stefano - Ciao. Sono Stefano Di Domizio, ho quasi 50 anni, faccio il manager nello stesso settore di Enzo, che è quello dell’healthcare. Lavoro per una multinazionale tedesca, Karl Storz, e mi occupo di una business unit nella sua totalità.

Domanda - Ok perfetto, entriamo nel vivo e iniziamo a farci un quadro della situazione: cos'è il Business per te?

Enzo - Per me fare Business significa fare un risultato di vendita che porti a casa un congruo profitto in maniera etica, possibilmente in un ambiente di lavoro gratificante dal punto di vista personale. Non dico che ci dobbiamo divertire ma se ci andiamo vicini va bene.

Stefano - La sua accezione più comune è quella che ha appena evidenziato Enzo, per me Business significa soprattutto opportunità. Opportunità intesa a 360 gradi, soprattutto grazie alla collaborazione con persone che hanno lo stesso identico target, cioè lo stesso obiettivo.

Domanda - Fantastico! Allora ripartiamo da te. Quindi cosa significa Marketing? Perché il Business è più un concetto in
generale ma ora dimmi cos’è il Marketing all’interno della tua Azienda. Cosa significa per Te/Voi?

Stefano - Il Marketing è una delle componenti fondamentali del business e non si può prescindere dall'aspetto della Comunicazione in qualsiasi tipo di Attività. È fondamentalmente un driver importantissimo per ottenere i suddetti risultati.

Enzo - Per me è tutto quell'insieme di attività e di organizzazioni che serve per portare l'Azienda quanto più vicino al cliente e viceversa, cioè il cliente più vicino all’Azienda.

Domanda - Be’, straordinario! In effetti questo è un aspetto fondamentale e poi magari più tardi approfondiremo ma visto che voi avete dei Team che dovete gestire, cosa significa un Team e soprattutto in che modo lo fate?

Enzo - La risposta a questa domanda potrebbe richiedere un’ora, comunque sintetizzando un Team è un gruppo di persone coese che lavora per un obiettivo comune. Per gestirlo cerco di capire qual è il driver di ognuno di loro per far sì che questa persona dia il meglio di se stesso. E poi un Team è un gruppo di persone che lavora individualmente e che qualche volta è anche disposta a sacrificare un pezzettino piccolo del proprio successo personale se questo serve al successo della squadra.

Stefano - Sono assolutamente d’accordo con tutto quello che ha detto Enzo. L'accezione di Team anche qui può essere definita in tanti modi. Personalmente nel mio gruppo c'è una tale varietà di personalità, di storie, di background culturali e professionali che la prima cosa a cui penso la mattina, appena mi sveglio, è che tipo di Valore do a questa persona ogni volta che devo interagire con uno di loro. Per il resto la definizione di Team è esattamente quella che ha dato Enzo.

Domanda - Ci sono stati dei momenti in cui un fallimento ti ha offerto una grande lezione?

Stefano - Assolutamente sì, ovvio se ti racconto poi devo ucciderti.. quindi dirò soltanto il peccato ma non il peccatore! Il fallimento più eclatante è stato proprio nella gestione di uno di questi collaboratori. La base del successo di un'Attività commerciale è proprio quella di avere una squadra che funzioni, che operi in un certo modo. Il fallimento più grande è stato quello nella gestione di una persona che evidentemente io stesso non avevo compreso.

Enzo - Diciamo che nel people management faccio fatica quindi vado un po più su personale visto che la domanda è generica per come l'hai posta. Di recente, circa un anno e mezzo fa, ho vissuto una fase della mia carriera non esattamente di successo; questa era la conseguenza di tante cose e mi sono ritrovato in un punto in cui il mio cammino si è arrestato. Ho dovuto fare un passo indietro e ricominciare da un'altra parte. Sicuramente mi ha aiutato a capire che prima di tutto occorre sempre flessibilità, occorre qualche volta essere pronti a fare un passo indietro per poi ripartire più forti di prima.

Domanda - Vi ringrazio perché questo passaggio, che chiedo quasi sempre nelle interviste, è un passaggio che si rivolge ad un concetto molto delicato che è quello dell’Umiltà. Quindi dichiarare di aver subìto una sconfitta, dal punto di vista professionale o un fallimento da cui poi si è imparato tanto, vi fa onore. Quindi, ora, avendo questa grande esperienza, anche dovuta a delle situazioni poco piacevoli che si sono verificate, e dovessimo inviare un messaggio al Mondo del Business - come si faceva una volta nei romanzi d’avventura dopo essere naufragati su un’isola, che potrebbe essere quella di Java, e dobbiamo mandare il nostro messaggio dentro ad una bottiglia - al posto di ‘help me’, qual è il messaggino che tu manderesti?

Enzo - Vorrei dirti ‘stay hungry, stay foolish’ ma è stato già detto in passato da qualcuno un filo più importante di noi (n.d.r. Steve Jobs). In realtà il messaggio sarebbe quello di essere sempre se stessi. Questo secondo me, alla fine, paga sempre e comunque.

Stefano - Il mio messaggio è ‘never give up’: non mollare mai!

Domanda - Spettacolo! Andiamo avanti con le nostre domande. Qual è stato, professionalmente, il colpo che ti è riuscito di più, e di cui vai fiero?

Stefano - Lo dico senza filtri: il mio miglior colpo è stato nel lontano 2000, credo. È stato vendere me stesso in un contesto multinazionale Americano al quale non appartenevo assolutamente in termini di formazione, di background, di cultura, di skills, di capacità di ‘traduzione’ del loro linguaggio… sulla base probabilmente anche di parole spese da un amico che è qui presente (Enzo). È stato veramente il mio miglior colpo a livello professionale perché da lì ho cominciato a mettermi in discussione davvero. Tramite quell'esperienza professionale ho capito chi ero, dove volevo andare, perché volevo andarci e una serie di altre cose che mi portano oggi ad ad essere chi sono a livello professionale.

Enzo - Se per miglior colpo s’intende ‘una delle tue più grandi soddisfazioni’, io me la sono tolta quando alcuni dei miei collaboratori vengono promossi e questa io la ricordo sempre come una sensazione fantastica. Da un punto di vista un po’ più personale alcun anni fa fui chiamato ad un ruolo internazionale di marketing e mi diedero una linea di prodotto che sostanzialmente era defunta. Tre anni dopo godeva di ottima salute, rilanciata insieme ad un ottimo lavoro di squadra. Quindi questo sicuramente è stato un bel colpo.

Domanda - A questo punto, quali sono i consigli indispensabili per fare affari visto che hai citato un caso di quasi morte e resurrezione. Quindi quali sono i tuoi consigli per riabilitare un Business?

Enzo - Secondo me ci vuole l'umiltà e la capacità di riconoscere i propri errori. Soprattutto nei contesti multinazionali, a volte, c’è una certa arroganza. Si pensa che siccome lo ‘abbiamo-fatto-noi’ è il top e non si discute ma non sempre è così. Io adesso sto vivendo questa situazione: la mia Azienda, anni fa, ha lanciato una linea di prodotto al rullo di tamburi, squilli di trombe, nani e ballerine!!! Risultato? Flop totale… Nel 95% dei casi si sarebbe chiuso il progetto, invece loro ci credevano, hanno fatto marcia indietro e adesso stiamo riapprocciando in una maniera più umile e questo atteggiamento ci sta dando ragione. Quindi sicuramente questo un fattore e poi c’è la capacità di saper analizzare quello che si è fatto bene. Quando si fanno delle analisi di vendita ci si focalizza sempre su quello che non va: perché quello è andato male, perché quel cliente ha perso, perché non stai performando lì, perché questa cifra, etc… Nessuno fa mai un'analisi sul perché sei cresciuto del 25%. Su cosa hai fatto bene. E può anche essere di aver avuto una botta di fortuna - per non dire altro - però potresti, invece, aver fatto qualcosa che puoi trasformare in una best practice e riprodurre in tante altre realtà. Magari lo fai già in maniera inconsapevole però, secondo me, è importante prestarci la giusta attenzione.

Stefano - Assolutamente in linea con ciò che penso io. Hai chiesto tre i consigli? Preparati, preparati, preparati! Fondamentalmente il concetto è che, secondo me, per fare affari c'è tutto un mondo che viene prima del fare affari e che attiene molto alle proprie competenze per cui, fondamentalmente, a prescindere da quale sia lo scopo, bisogna conoscere la materia. E tutto ciò che è materia non è solo indice di tecnicismo, è anche relazioni, è anche analisi del territorio in cui si vive, è l'oggetto del proprio target, etc… Quindi la preparazione, secondo me, è fondamentale e non si deve dimenticare mai. Il metodo è qualcosa che deve definirsi con l'esperienza e con la capacità di gestire la tua preparazione.

Domanda - Hai qualche fissa nella tua attività lavorativa?

Stefano - Sì assolutamente, diverse. Una carina è: ”quante è alto il palazzo in cui siamo?”. La chiedo sempre a chiunque si sieda dall'altra parte della scrivania quando ho dei colloqui per un eventuale nuovo collaboratore. Successe a me tanti anni fa durante un'intervista a un colloquio di lavoro e mi sconvolse questa domanda perché, di fatto, non avevo la più pallida idea di quanto potesse essere altro il palazzo in cui mi trovavo. Poi ho scoperto il motivo: valutare la capacità di osservazione laterale che di fatto è un elemento che nell'attività che svolgiamo può essere d’aiuto.

Enzo - Io sto facendo fatica nel trovare una risposta. Ma queste domande mi aiutano anche a riflettere meglio nell'ottica del miglioramento continuo. Io non credo di avere grosse fisse. Sono fissato su molte cose ma non sul Business.
La mia unica fissa è che sono un malato dell'etica del lavoro, quindi per alcuni, forse, è una fissa che rompe un po’ le palle. Ieri, ad esempio, ho bombardato i miei con una serie di richieste alle undici di sera della domenica… Forse è una fissa!


Domanda - Negli ultimi cinque anni quale nuova credenza, comportamento, abitudine o anche una persona o una situazione, ha migliorato la tua vita professionale?

Enzo - Non credo di avere introdotto nulla di particolarmente nuovo, e forse non è una cosa buona, però sicuramente - e ripeto quello che detto prima - bisogna essere sempre pronti a trasformarsi perché l’ambiente ce lo chiede.

Stefano - Forse un’abitudine che ho acquisito negli ultimi tempi è quella di tornare su concetti abbordati in precedenza e svilupparli ulteriormente perché spesso i cicli si ripetono con piccole varianti e allora io vado a riguardare i miei progetti di qualche tempo fa, le cose messe in opera in momenti differenti del mio Business, e cerco di capire quanto attualizzabili siano oggi.

Domanda - Facciamo così: immaginiamo un piccolo Stefano e un piccolo Enzo. Quali consigli daresti ad un giovane che si affaccia al mondo del lavoro?

Stefano - Questa è una domanda che mi tocca da vicino perché fondamentalmente sono molto proiettato a quello che sarà il futuro delle mie due figlie. Spesso capita che ci si racconti, si chiacchieri del ‘che-vuoi-fare-da-grande?’, etc…Se io oggi mi trovassi di fronte a me stesso, quando ho iniziato il mio lavoro, mi darei questo consiglio: conosciti bene prima di fare qualsiasi cosa. Cioè scegli quello che veramente ti piace fare. Tanta tanta gente si trova a fare un lavoro solo per assoluta necessità perché spesso non è stata in grado di costruirsi il proprio futuro ma di subirlo. Oggi credo che con tutte le informazioni che hanno i giovani e con la possibilità di accedere ad un mondo che noi a vent'anni non avevamo, sarebbe un delitto non cercare la propria strada tra le cose che veramente ti soddisfano.

Enzo - Come disse qualcuno: “trova un lavoro che ti piace e non lavorerai una giornata nella tua vita”. Sottoscrivo quanto ha detto Stefano e aggiungo, visto che sono nella stessa situazione sua, come padre - un po’ più avanti nel processo perché mio figlio è un po’ più grande - di ignorare tutto quello di cui sono stati infarciti dalla scuola. In questo paese c'è uno scollamento devastante tra la realtà accademica, financo quella dell’università con rare eccezioni, e il mondo dell’industria. Questa cosa era già palese quando io sono arrivato nel mondo del lavoro tanti anni fa. Adesso si ha la percezione che non sia così perché c’è internet e questo ci dà, come dice Stefano, una serie di informazioni che ai nostri tempi non sognavi nemmeno di avere, però alla fine della fiera la scuola continua a infarcire con un certo tipo di nozionismo e di mentalità fuorvianti: quella che dicevano a me, che se andavi bene in matematica dovevi studiare ingegneria. Ecco, forget it!

Domanda - Enzo, hai già risposto anche alla domanda successiva che volevo farvi, quindi risponde solo Stefano adesso. Che cosa bisogna ignorare? Cioè, qual è il suggerimento che è tu consiglieresti di ignorarle ad un ragazzo?

Stefano - Questa è un’altra risposta abbastanza semplice per me. Io consiglierei di ignorare tutti i consigli! Nel senso che oggi lo spirito critico debba essere una delle abilità che deve essere formata per prima nella mente di un ragazzo, per cui, a prescindere dalle persone che ti consigliano sulla vita, per quanto riguarda il business direi: sentiti, ascoltati e poi il nozionismo ti deve bastare. Poi vai avanti.

Domanda - Quali sono i peggiori consigli che tu hai sentito e che puoi raccontare?

Stefano - Devo essere sincero, non ho alcun tipo di risposta a questa domanda. Cioè a me non è mai successo di avere dei consigli sbagliati perché fortunatamente le persone con le quali sono a contatto e con le quali mi piace discutere,  confrontarmi e trovare delle soluzioni, sono persone assolutamente in linea con il mio modo di vedere la vita. Il consiglio sbagliato e quello che se lo segui ti provoca dei danni e a me fortunatamente non è mai successo.

Enzo - Secondo me i consigli sbagliati sono quelli che ti dicono di andare alla SNAI per giocarti la schedina!!! Io su questo sotto particolarmente fortunato, nel senso che, salvo rare eccezioni, ho avuto degli ottimi maestri e dei ‘capi’ -  nelle varie fasi professionali che mi hanno sempre dato dei consigli giusti. Quand'è che un consiglio è sbagliato? Lo scopri dopo. Io comunque ricordo solo i consigli buoni e quelli li porto con me per sempre.

Domanda - Quale è stato un Valore intorno al quale hai costruito la tua professionalità?

Enzo - Quello della Leadership by Exemple. Se io voglio che il mio Team faccia delle cose non posso farne delle altre. Se dobbiamo alzarci tutti quanti la mattina alle otto, io non posso alzarmi alle dieci! Non sei credibile. Quindi la credibilità basata sull’esempio.

Stefano - Sono assolutamente d’accordo. Questa volta non mi posso inventare una risposta diversa. La prima risposta sarebbe stata quella ma la seconda è essere etici perché nel business paga sempre. È un valore aggiunto. Con etica si esprime un concetto molto lato però nel caso specifico del nostro Business significa riuscire a portare a termine dei progetti essendo irreprensibili sotto ogni punto di vista.

Domanda - Se ti senti perso o poco focalizzato cosa fai e cosa ti dici?

Stefano - ‘Getting lost’ può essere un'opportunità veramente importante. Se mi sento perso vuol dire che probabilmente ho fatto degli errori, allora torno indietro e cerco di capire dove. Però è una condizione nella quale più vado avanti e meno mi trovo perché, di fatto, l’esperienza professionale e  una certa capacità di intuire l'andamento delle cose ti preservano dal sentirti proprio perso. Può succedere invece di sentirsi meno focalizzati su qualcosa che ti scappa perché oggi hai mille cose da fare e sposti l’attenzione altrove. Lasci magari che un terreno messo a maggese sia irrecuperabile. Quando succede questo mi do la colpa e cerco di metterci riparo.

Enzo - Allora, ‘perso’ no. Non vorrei sembrarti spocchioso se ti dico che non mi è mai capitato. Invece ‘poco focalizzato’, sì. Questa è una delle aree in cui devo migliorare: sono uno che vuole fare tutto e rischio di disperdermi. Qui è utile veramente anche l'esercizio banale di mettere tutte il lista  le cose che devi fare e poi dar loro un ranking, riordinarle e dire ‘ok, qual è la cosa che devo fare per forza altrimenti casca il mondo?’ e poi quella un po’ meno importante e così via… Focalizzarsi sulle attività in base alle priorità che hai dato.

Domanda - Quali sono i libri che ha regalato di più?

Stefano - Io non regalo libri. Di solito mi piace regalare il tempo per leggere dei libri. Per cui, di fatto, in base alla personalità delle persone a cui voglio fare il regalo, scelgo una hit del momento nella speranza che quella persona si dedichi del tempo per leggere. In realtà poi c'è un vezzo che è carino. Questo te lo racconto perché è una una cosa che mi dà quell’orgoglio intimo. Ogni quattro/cinque anni compro ‘Sulla strada’ di Kerouac, lo rileggo e poi lo lascio su una panchina, su un sedile di un treno o di un aereo, dove capita… affinché qualcuno lo recuperi. È una cosa che faccio ormai da una ventina d’anni.

Enzo - Io non regalo tantissimi libri perché me li regalano. Quindi cerco di regalare altre cose. Io fondamentalmente i libri li accumulo! Compro più libri di quelli che che riesco a leggere. Però poi con la mia compagna leggiamo molto a alla fine poi ce li passiamo, però non sono un grande regalatore di libri.

Domanda - E invece quali sono i tre libri che hanno più influenzato la tua vita?

Enzo - 1) Quello che più mi ha fatto impazzire negli ultimi anni - e mi sa che me lo hai suggerito tu, Giannicola - è ‘L'ultima lezione’ di Randy Pausch. Questo professore universitario che scopre di essere malato terminale e fa quest’ultima lezione nella sua università. Libro fantastico! Un libro da leggere.

Stefano - 1) ‘1984' di George Orwell. Mi ha stuccato il fiato vent'anni fa e obiettivamente devo dire che forse, ancora oggi, è il libro più attuale più che abbia mai letto.

Enzo - 2) Sparo ‘Un indovino mi disse’ di Tiziano Terzani. Negli ultimi dieci anni ho letto quasi esclusivamente libri di viaggi e soprattutto di viaggi in moto, cosa che non faccio. Viaggio con gli occhi di chi viaggia in moto. Il suo libro è un grande libro di viaggi ma soprattutto c'è la lezione che da un impedimento ti si apre mondo. Poi è una persona di una cultura devastante, ovviamente attualmente un po’ caduto nel dimenticatoio, visto quello che ci circonda…

Stefano - 2) Io devo dire, molto più banalmente, ‘One minute manager’ di Ken Blanchard e Spencer Johnson. È un libro che mi ha cambiato la vita. Riassume in tre concetti molto basilari delle grandi verità per quanto riguarda il Business e, di fatto, è un libro che consiglierei a chiunque faccia il mio lavoro. È motivazionale.

Enzo - 3) condivido quello che ha detto lui su quel libro e aggiungo che ogni tanto mi capita di leggere delle cose e dire: “ma cazzo, queste sono cose così banali! Ma perché non le ho scritta io?” Ecco, le ha scritte quello che è stato più bravo di te a coglierle e riportarle. Detto questo, il mio terzo libro è ‘Due di due’ di Andrea De Carlo. Una storia di amicizia. È l’unico libro che io ho letto dalla prima all'ultima parola tutto d'un fiato. Me lo ricordo ancora perché era un volo Francoforte-Shanghai. Arrivai e praticamente ero morto! Non riuscivo a staccare gli occhi dalle pagine e lo finii tutto. Un libro bellissimo!

Stefano - 3) Invece l’ultimo mio libro è ‘Osterie d’Italia’ di Slow Food. Tutte le edizioni dal duemila in poi… Ti salva la vita!!! Qualsiasi lettura che attenga al mondo del relax è basilare per mantenere l’equilibrio. Perché il lavoro è il lavoro, la vita è la vita, ma te stesso lo formi anche attraverso ogni esperienza e qualsiasi lettura, alla fine, ti rapisce e ti lascia qualcosa. Bisogna leggere di più!

Domanda - C’è una piccola cosa, che ti è costata meno di cento euro ma che ha avuto un impatto importante sulla tua vita negli ultimi anni?

Enzo - Questa è una domandona! Ti sto per dare una risposta risposta stupida ad una domanda intelligente: il mio primo selfie-stick, perché mi ha aperto al mondo social, a Instagram e a tutte queste cose qua. Però, in effetti, meriterebbe un attimo di riflessione in più perché è una bellissima domanda. Molto spesso compriamo delle cose che costano molto e poi non lo so quanto valgono davvero. Invece un libro, per esempio è una grandissima opportunità a poco prezzo.

Stefano - la prima cosa sono gli occhiali da vista, perché senza quelli faccio una gran fatica ad essere quello che sono. E invece, la seconda cosa, è un abbonamento a spotify condiviso con le mie figlie. M’ha cambiato la vita nel senso che sono rientrato in un mondo che avevo dimenticato, che è quello della musica. Perché poi, alla fine, il tempo per fare tutto come prima non c’è e invece adesso che lo devo pagare ne voglio assolutamente godere. Sto tornando ad interessati di musica con le mie figlie che è la cosa più bella che c’è.

Domanda - Meraviglioso! Abbiamo iniziato con la domanda, come si faceva scuola, per rompere il ghiaccio: ’presentati’. Finiamo con un'altra domanda assolutamente aperta: ‘il futuro cosa riserva?’

Stefano - Il mio punto di vista è che il futuro è quello che generiamo noi e in questo momento, se devo essere sincero, spero che ci riservi ancora delle grandi opportunità. I temi importanti in questo in questo momento sono tanti e uno di quelli che mi sta più a cuore è il fatto che ci stiamo letteralmente mangiando questo pianeta. Ecco, io spero che il futuro non sia banalmente una conseguenza degli sbagli che stiamo facendo ma si possa rimettere in discussione.

Enzo - Come cantava il poeta: ‘il futuro è un’ipotesi, forse l'ultimo alibi’ (n.d.r. Enrico Ruggeri). Io spero che il futuro sarà migliore di quello che sembra adesso, per lo meno in questo paese, però vedo qualche segnale. Non sono molto positivo, lo so e non vorrei concludere questa bellissima chiacchierata - dove spero non abbiamo tediato - però diciamo che il cielo è plumbeo! Ecco, in Europa ci sono dei segnali un po’ migliori, interessanti.

Stefano - Il futuro è altrove!

Giannicola - Bene mi sembra una degna conclusione. Vi ringrazio, è stato un vero piacere.


Ognuno come può…
Abbi Gioia!
Giannicola

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Il video completo dell’intervista lo trovi su
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Giannicola De Antoniis Bacchetta
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