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Coronavirus Covid-19
PIERLUIGI TARQUINI, PRIMARIO DI MALATTIE INFETTIVE A TERAMO: ‘STARE A CASA È L’UNICA MEDICINA’.
Pierluigi Tarquini, Primario del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Teramo.

La squadra del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale di Teramo.

Il primario fa il punto sull’emergenza Coronavirus in una intervista che consigliamo vivamente di leggere, seguendo i consigli riportati. Ieri, partito il progetto di tamponi a domicilio, per evitare di recarsi in ospedale.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 12 Marzo 2020 - Ore 19:15

Professor Tarquini, l’ho conosciuta alle partite del Teramo Basket e apprezzata come competente appassionato di pallacanestro. Oggi la ritrovo coach di una squadra che sta giocando una partita difficilissima. Cosa dice ai suoi per motivarli?
«Non ho avuto bisogno di dire nulla, perché medici e infermieri sono stati eccezionali fin da subito, partendo in quarta. Eravamo consci del possibile problema, quindi preparati fin da metà gennaio. L’unico momento in cui sono intervenuto è stato quando sono arrivate alcune giovani infermiere, tranquillizzandole e spiegando loro come tutelarsi che è per noi la cosa più importante per restare in campo ed essere utili alla causa».

Ad oggi, giovedì 12 marzo 2020, intorno alle ore 15, in provincia di Teramo ci sono 8 positivi al Covid-19, dei quali 1 ricoverato in rianimazione, 6 nel vostro reparto di malattie infettive e 1 in isolamento domiciliare. Si aspettava questi numeri?
«La speranza era di non arrivare a questo punto, ma nel momento in cui in Lombardia c’è stato il primo forte incremento dei casi, ci siamo resi conto che non era stato possibile contenere l’avanzata dell’epidemia. Direi che l’Italia si è comportata bene, ma i voli da e per gli altri stati continuavano e quindi la situazione dei contagi è cresciuta. A Teramo, al momento, viviamo un momento di relativa tranquillità, mentre in altre zone d’Abruzzo la situazione è più difficile. Il nostro obiettivo – e parlo di noi come italiani tutti – deve ora essere quello di contenere i focolai, obbedendo rigorosamente alle misure messe in campo dal Governo e alle Autorità. Anche se in questi giorni le italiane e gli italiani sono bombardati mediaticamente circa le cose che vanno fatte, io mi permetto di insistere sottolineandone l’importanza: restare a casa è attualmente l’unica potentissima medicina di cui disponiamo, per curare la malattia e contenere i focolai».

Come stanno i 4 della famiglia di Brugherio con casa a Roseto, che fanno parte dei 6 da voi ricoverati? E quando usciranno?
«La nostra famigliola – li chiamo così perché ormai è stata quasi adottata dal nostro reparto – sta bene da parecchi giorni. Non siamo riusciti ancora a dimetterli perché per farlo c’è bisogno di avere 2 tamponi negativi, a distanza di 24 ore, per ciascuna persona. Purtroppo, il laboratorio di Pescara è ingolfato dalle analisi dei moltissimi tamponi  e quindi attendiamo, sperando di mandarli presto a casa. A proposito di questa famiglia, vorrei fare una raccomandazione a tutta la popolazione: non accoglieteli con malanimo, perché sono stati semplicemente sfortunati e poteva capitare a tutti ciò che è successo a loro. Ringrazio Stefano Alessiani e i tanti che hanno dimostrato vicinanza e solidarietà alla famiglia di Brugherio e faccio notare che marito, moglie e i due bambini sono già abbastanza provati da ciò che hanno vissuto e che quindi di tutto hanno bisogno, tranne che di assurde messe all’indice».

Com’è cambiata la vita dell’ospedale di Teramo, con il Coronavirus?
«Direi che è stata stravolta, anche se la felice collocazione del reparto di Malattie Infettive nel terzo lotto, distante dagli altri reparti, si è rivelata vincente visto che noi non interferiamo con la vita del corpo principale. Dico comunque stravolta, perché il reparto di Psichiatria e l’Hospice sono stati spostati per evitare contagi e dare più spazio a noi e perché il nostro reparto diventerà, da semplice degenza di tipo internistico, una rianimazione in quanto avremo 10 posti a pressione negativa ai quali si aggiungeranno 6 posti di rianimazione a pressione negativa. Se poi dovesse essere necessario, avremo altri 10 posti di degenza del reparto di Malattie Infettive, ricavate nell’Hospice. Stanno facendo lavori sull'impianto di condizionamento e sono le ultime novità di questo pomeriggio. Questi lavori, finalizzati a costituire un’unica grande zona stravolgono il reparto, ma consentono di lavorare a tutti in sicurezza e di risparmiare sui dispositivi di protezione che costano tanto e potrebbero prima o poi scarseggiare. Il reparto di rianimazione resterà, ma sarà ridimensionato anche per il blocco degli interventi non urgenti».

In quanti siete nel suo reparto e quante ore lavorate?
«Siamo cinque medici, dei quali uno attualmente in malattia, e i preziosissimi infermieri. Ieri, grazie alla sensibilità del Direttore Generale d’accordo con il Capo Dipartimento, a seguito di una mia richiesta è stato deciso di darci un medico di rinforzo, che arriverà nella giornata odierna. Medici e infermieri stanno facendo un grande sacrificio, ma nessuno si lamenta. Anzi, ieri – grazie al nostro bravissimo infermiere Battista Pisciaroli e al 118 del primario Santicchia e  di Bruni – è partito il progetto dei tamponi a domicilio: una iniziativa molto importante, perché ci consente di non far venire persone in ospedale».

Non venire in ospedale, salvo che per reali e gravi casi, è un’altra delle mosse vincenti che la cittadinanza può fare?
«Certo! Ho accettato questa intervista perché è utile ribadire ai nostri concittadini concetti semplici, ma fondamentali. Restare a casa è il primo, ma ugualmente importante è non recarsi negli ospedali, per non rischiare di espandere eventuale contagio. Se una persona avverte febbre bassa e sintomi banali, deve restare a casa e consultarsi telefonicamente con il proprio medico, il quale approfondirà e valuterà. Non dimentichiamo che siamo anche in un periodo in cui circola la normale influenza. I sintomi che posso definire preoccupanti sono invece febbre alta, brutta tosse e, soprattutto, affanno nel respirare. In qualsiasi caso, è importante sentire prima il proprio medico curante, perché se salta questo importante filtro, negli ospedali si potrebbero creare situazioni assolutamente dannose. E in questo periodo di tutto abbiamo bisogno, salvo che del delirio».

Quali ulteriori consigli si sente di dare alla popolazione?
«Ascoltate le indicazioni che provengono dalle Autorità. Restiamo a casa, uscendo soltanto per i motivi previsti. Io, che viaggio per lavoro, ho fatto la mia autocertificazione e se mi fermano la esibisco. Portiamo pazienza in questo periodo, che a livello psicologico è indubbiamente duro, per uscirne tutti insieme al meglio nel più breve tempo possibile».

Esiste qualcosa che i cittadini che ammirano e apprezzano il vostro lavoro possono fare, per darvi un supporto o fare una donazione come hanno finora fatto aziende e persone benestanti e pure molti cittadini attraverso crowdfunding?
«Seguire i consigli che abbiamo ricordato è il primo punto ed è essenziale. Questo è un bel regalo che tutti possono fare a tutti. Per quanto riguarda eventuali iniziative  finalizzate a potenziare il nostro ospedale, io chiederei alla nostra Asl e al primario di rianimazione, Stefano Minora, perché potrebbe essere utile fare una raccolta seria, ad esempio, finalizzata alla dotazione di turboventilatori».

Luca Maggitti
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