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Lutto
ADDIO FRANCO LAURO: LA VOCE DEL BASKET NAZIONALPOPOLARE.
Roseto, PalaMaggetti, Serie A 2003/2004. Franco Lauro intervista Michele Martinelli. Alle loro spalle, fra gli altri, il compianto Domenico Alcini e Giuliano ‘Spizzico’.

Atri, magazine televisivo Pane & Basket, 2008. Franco Lauro ospite telefonico, Intervistato da Luca Maggitti.

Lorenzo Settepanella e Franco Lauro, sorridenti a Roseto degli Abruzzi.

Il giornalista, morto oggi a Roma all’età di 59 anni per un improvviso malore, era un amico di Roseto. Un ricordo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Martedì, 14 Aprile 2020 - Ore 21:15

Oggi è morto nella sua casa di Roma, stroncato da un malore improvviso all’età di 59 anni, Franco Lauro.

Il giornalista, che soltanto ieri sera (o due sere fa), parlava di sport dai canali della Rai, lascia un grande vuoto nel mondo del basket, perché ha incarnato un periodo felice dello sport della palla a spicchi, quando il secondo tempo delle partite si vedeva di sabato pomeriggio in diretta su Rai 3, gli ascolti del basket erano di centinaia di migliaia di spettatori e si ragionava di milioni di contatti.

Per questo sostengo che Franco Lauro è stato la voce del basket nazionalpopolare, ovviamente nell’accezione gramsciana e più nobile. E cioè la voce di un fenomeno culturale che, avendo radici in tutti gli strati di un popolo, riesce a esprimere i valori più significativi e duraturi di un’intera nazione.

Franco era un amico di Roseto degli Abruzzi, essendosi invaghito della nostra cittadina in occasione delle sue telecronache con la sua spalla tecnica, Marco Bonamico, che durante una diretta non mancò di magnificare la cucina di mare del Lido delle Rose.

Conobbi Franco Lauro nel campionato di Serie A1 2001/2002. Lui era una star (con Dado Lombardi aveva raccontato l’Oro dell’Italia di Tanjevic all’Europeo di Francia 1999), ma non se la tirava affatto. Mi fu presentato dal suo amico Max Monti, all’epoca centro del Roseto, in una pizzeria. Finita la cena, Franco salutò Max e la sua famiglia che andarono a riposare e venne al mio tavolo, iniziando a parlare di basket. Al che telefonai a Lorenzo Settepanella il quale, nonostante l’ora tarda, si tolse il pigiama si rivestì e ci raggiunse, conquistando Franco con i suoi quintetti immaginifici. Finimmo di parlare, fuori dalla pizzeria “Il Mago” ormai chiusa, che erano quasi le tre di notte.

Conversando, gli dissi della mia idea di sottoporre alla Federazione o alla Lega uno slogan, che avevo pensato per “togliere tifosi al calcio e portarli al basket”, parlando la lingua del pallone. Lo slogan diceva: “Basket: un gol ogni 24 secondi” e Franco se ne innamorò, citandolo almeno in due telecronache e – ultra correttamente, anche se avrebbe potuto evitare, lui che era il giornalista più importante del movimento – mai mancando di nominarmi, sottolineando la mia paternità e la bontà dello slogan stesso.

Erano i tempi in cui il basket andava di sabato pomeriggio ed era, appunto, un fenomeno nazionalpopolare. Infatti, fui subissato di telefonate di amici, allenatori e giocatori quando Franco mi citò.

Per ringraziarlo della sua gentilezza riuscii un giorno a organizzare un pranzo da Spizzico, con Giuliano felicissimo di accogliere Franco e Marco Bonamico. C’erano, ovviamente, anche Giorgio Pomponi e Lorenzo Settepanella. Era il 2003.

Poi Franco, proprio quell’anno, cominciò a salire di livello come meritava un vincitore dei premi intitolati a Beppe Viola e Paolo Valenti, conducendo la Domenica Sportiva del cinquantenario con Giampiero Galeazzi.

Quindi il crescendo rossiniano che lo ha visto condurre Domenica Sprint, 90° Minuto Serie B, le trasmissioni pre e post partita dell’Europeo 2008 di calcio, 90° Minuto Serie A, Dribbling Mondiali, ancora gli europei del pallone nel 2012 e le trasmissioni pre e post di Coppa Italia con Mario Sconcerti.

Insomma: una carriera di valore assoluto con ancora tanto da raccontare e una vita ancora giovane, stroncate da un malore poche ore fa.

L’ultima volta che ho avuto l’onore di avere ospite Franco Lauro è stato a “Pane & Basket”, nel 2008, in collegamento telefonico. Sempre gentile e disponibile, nonostante fosse assorbito dal calcio e da cose ben più importanti che un piccolo magazine di provincia. Ma Franco era davvero così: umile, gentile e disponibile.

Per questo mastico amaro, ripensando ai troppi chierici – servitori sull’altare del basket “che più è atruso e lo capiamo solo noi, meno è visto e più è figo” – che lo bacchettavano, ovviamente nel chiuso silenzioso di certe sagrestie.

Io rimpiango il basket che faceva opinione, il basket che aveva più spazio sui mass media, il basket che comprendevano – grazie alla sua telecronaca – anche i miei genitori senza patentino o corsi PAO. Io rimpiango il basket nazionalpopolare, raccontato da Franco Lauro.

Grazie, Franco, per quanto hai dato al basket italiano e per tutte le volte in cui ti sei ricordato di Roseto, con la tua solita gentilezza.

Strappato troppo presto alla vita, riposa in pace.

Luca Maggitti
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