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Francesco Infante [The Unrestricted]
OMOSESSUALITÀ NELLO SPORT: DOVE SIAMO?
Diana Taurasi ed Elena Delle Donne, statunitensi, giocatrici di basket in WNBA.

Jason Collins, statunitense, ex giocatore di basket in NBA.

Ian Thorpe, australiano, ex campione a di nuoto.

Il punto della situazione, contro ogni discriminazione.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 04 Maggio 2020 - Ore 12:00

Francesco Infante è nato nel 1992, a Foggia.
Giocatore di basket, attualmente milita in Serie B con la Luiss Roma.
Dai 18 ai 26 anni ha giocato da professionista, passando anche per Roseto nella stagione di Serie A2 2017/2018.
A livello di studi, Francesco ha conseguito la laurea triennale in Lingue e Letterature Straniere, un master in Sport Management e una magistrale in Relazioni Internazionali presso l'Università LUISS di Roma.
Appassionato di viaggi, filosofie, politica, conosce e parla fluentemente anche l’inglese e lo spagnolo.
Da grande vuole diventare un produttore di olio.
Questo è il quarto articolo della sua rubrica su Roseto.com, inaugurata il 15 aprile 2020.

ROSETO.com


In uno studio statistico risalente al 2011, il 2,4% della popolazione italiana si dichiara omosessuale. Sebbene negli anni i diritti civili per gli appartenenti alla comunità LGBT siano aumentati considerevolmente, il nostro paese è ancora parecchio indietro rispetto alle altre democrazie occidentali.

Spagna, Regno Unito, Canada, Germania hanno già da tempo parificato i diritti coniugali, patrimoniali, di adozione e più in generale civili di coppie gay. E nello sport?

Lo sport non fa eccezione e tende a rispettare le dinamiche della società. C’è da dire però che determinati sport hanno fatto significativi progressi. Nella pallacanestro, calcio e pallavolo femminile ad esempio ci sono già stati molti coming out che hanno finalmente reso normale una situazione che prima non lo era.

Le due migliori giocatrici WNBA (Taurasi, Delle Donne) hanno apertamente dichiarato di essere omosessuali. La migliore pallavolista italiana, Paola Egonu, non ha avuto nessun problema a baciare la sua ragazza a fine partita, ma nello sport maschile questo ancora non avviene.

Certo, pensate ad un calciatore di serie A che voglia far conoscere la sua omosessualità: ci penserebbe due volte vedendo come spesso vengono trattati i giocatori di colore nei nostri stadi. Quanto ci metterebbe a venir fuori uno striscione di tifosi avversari e probabilmente anche dei propri del tipo “i froci non li vogliamo?”. Ho già in mente un paio di tifoserie che sarebbero pronte.

Ve la ricordate la conferenza stampa di Cassano in Nazionale in cui chiede se ci sono due “froci” in squadra? E le risate di tutti i giornalisti presenti? Pensate se veramente ci fossero stati due “froci” in squadra, come l’avrebbero presa. E poi quando dice “son froci? Problemi loro”, non proprio il massimo per uno che veste la maglia della Nazionale.

E poi quale sarebbe il problema di essere gay e giocare in Nazionale? Se Fabio Grosso fosse gay lo stimeremmo forse di meno? Quello che ha segnato i 2 gol che ci hanno fatto vincere il Mondiale, lo ameremmo meno? Non credo.

Il problema vero è che come tutti i giornalisti presenti, quel giorno, hanno riso anche tutti i telespettatori da casa.

Al momento, in Italia, l’allenatore della squadra più forte e titolata è lo stesso che ha chiamato “frocio” l’attuale allenatore della nazionale. Per quanto ne so, Roberto Mancini è al secondo matrimonio eterosessuale ma nonostante ciò, pensate che sarebbe meno stimato dai tifosi della Samp dopo tutti i gol che ha fatto per loro? O da quelli del City dopo averli portati al trionfo per la prima volta nella loro storia? Non credo.

Il nostro paese è conosciuto nel mondo per le sue eccellenze e spesso e volentieri queste eccellenze erano e sono omosessuali. Versace, Valentino e altri grandi della moda. Caravaggio e Michelangelo. Lucio Dalla e Tiziano Ferro. Torquato Tasso e Luchino Visconti. Non credo che qualcuno di noi apprezzi meno le loro doti perché omosessuali. E non credo nemmeno che un tifoso (vero) apprezzerebbe di meno un giocatore. E allora dov’è il problema?

Il problema è spesso nella dialettica, nell’avversione e nell’ostracizzare. Pensiamo al basket maschile.

Se non sei forte in difesa la prima cosa che ti dicono è che sei una fighetta. Negli spogliatoi si parla il 60% del tempo di donne e sesso e più in generale si cerca sempre di affermare la propria forza e mascolinità. Spesso, quando si parla degli omosessuali il livello dell’ignoranza si alza con offese e sfottò.

Pensate se davvero in quegli spogliatoi ci fossero degli omosessuali, che pur di far parte di un gruppo, di fare la loro carriera, neghino in continuazione la loro natura. Ho giocato 11 stagioni fra i professionisti e posso dire quasi con certezza di aver avuto 2-3 compagni di squadra omosessuali, che naturalmente non l’hanno mai ammesso.

Bisogna pensare a quanto sia difficile in una società come la nostra in cui il modello da seguire è ancora la sacra famiglia, uscire dai canoni, accettare e ammettere a se stessi di essere gay. È un processo di coscienza lungo che magari un nostro compagno di squadra sta affrontando nello stesso momento in cui noi negli spogliatoi parliamo di “froci di merda”.

Non credo che avrei problemi a cambiarmi o farmi la doccia con un compagno di squadra omosessuale perché sono consapevole che un omosessuale non è un maniaco pronto a saltarmi addosso in qualsiasi momento, come molti invece se lo immaginano.

Un altro tema di rilievo sono le tutele di gara. Un arbitro sarebbe pronto a sospendere una partita e infliggere una severissima ammenda ad una squadra i cui tifosi si rendano protagonisti di cori e discriminazioni? Nel calcio pian piano questo sta avvenendo con il razzismo ma non sono sicuro che accadrebbe anche con l’omosessualità. Hector Bellerìn è stato vittima di diversi episodi di omofobia nella sua carriera ed ha spiegato come sia impossibile per un calciatore fare coming out anche nella famosa Premier League.

C’è molta ignoranza intorno al tema e capisco che ammettere la propria omosessualità sia difficile, ma credo che da qualche parte bisogni iniziare. Il primo coming out sarebbe un caso e il secondo anche, ma poi diventerebbe pian piano una cosa normale.

La teoria della finestra di Overton ci insegna che per far accettare un qualcosa all’opinione pubblica c’è solo bisogno di tempo e quel qualcosa da inconcepibile diventa estrema, poi accettabile, ragionevole, diffusa e infine legalizzata.

In Italia, nell’accettazione e nei diritti degli omosessuali siamo fra l’accettato ed il diffuso, a seconda delle zone geografiche e delle fasce d’età, mentre nello sport, specialmente quello maschile siamo ancora alla fase embrionale, inconcepibile.

Credo sarà un processo ancora lungo e per una volta gli sportivi dovranno prendere esempio dalle sportive.

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