Sarà una pallacanestro col ritmo in levare, quella del Roseto 2020/2021?

Potrebbe essere, visto che il sodalizio cestistico del Lido delle Rose, rinato grazie al Consorzio Le Quote che ha rilevato il titolo cadetto del Lecco, ha oggi ingaggiato il play rosetano doc Edoardo Di Emidio, classe 1993 per 189 cm.

Edoardo Di Emidio – che col pescarese Emidio Di Donato forma uno dei più inestricabili scioglilingua del basket abruzzese – sfoggia infatti una leonina chioma da rastafariano: dreadlocks che lasciano immaginare un Roseto frizzante e reggae, con difesa ska e attacco rocksteady.

E che potenza l’immagine del sacerdotale Tony Trullo, con la sua bionda scrima di lato, contrapposto al leonino Edoardo: il cuore immacolato di Maria che incontra il negus neghesti Hailé Selassié, icona del movimento Rastafari.

Insomma: ce n’è abbastanza per noi giornalisti – fra iperbole e antani – in attesa di tornare al basket giocato. Un basket in cui Edoardo dovrà davvero essere “Rastafari” (“Ras” sta per “Capo” e “tafari” sta per “terribile”), per fare il pastore di tori di un quintetto animato (e agitato) da Pastore, Lucarelli e Amoroso.

Di Emidio torna nella sua Roseto dove ha iniziato, ma non ha mai giocato davvero. Già, perché dopo le giovanili e la Serie C Regionale, coach Domenico Sorgentone se lo porta nel 2010 a Chieti, dove arriva pure a giocare in A2 Silver disputando i playoff. In mezzo, l’esperienza a Lanciano. Poi ancora cadetteria a Palermo e Bisceglie, tornando ancora a Chieti, prima dell’esperienza in Serie B di Omegna dello scorso campionato.

Pretoriano di coach Sorgentone – che lo ha voluto con sé due volte a Chieti e a Bisceglie – Di Emidio avrà finalmente la possibilità di farsi applaudire nella sua città, dove nel 2011 ha avuto l’onore di vincere, con Chieti, la 66^ edizione del Trofeo Lido delle Rose: il torneo estivo di basket più antico d’Europa. E forse del mondo.

Al buon Edoardo non possiamo che fare un in bocca al lupo reggae, citando un brano dell’immortale leone Bob Marley: “Stir it up!”. Eccitaci, infiammaci... insomma: facci vincere, Combà!