Un anno, il 21 marzo 2020, fa ci lasciava Gianni Mura, giornalista e scrittore nell’olimpo dei maestri di stile.

Mura aveva qualche legame con l’Abruzzo. A cominciare da Roseto degli Abruzzi e dalla sua amicizia con Giovanni Barba, che lo portò a citare nel suo romanzo “Giallo su giallo”, del 2007, «il Montepulciano d’Abruzzo di Giovanni Barba».

Il grande appassionato di sport e buona tavola aveva anche scritto dell’osteria Vecchia Marina, in cui era capitato pure con l’amico e collega Pierpaolo Marchetti, che gli parlò della storia di Paulinho – il cambio di Mario Boni nel Roseto per uno scorcio della prima stagione di Serie A 2002/2001, che oggi ha un figlio che gioca nella massima serie a Brindisi – giocatore brasiliano che aveva venduto la sua automobile pur di permettere ai “meninos de rùa” di avere un futuro migliore, magari giocando a basket negli Stati Uniti e frequentando il college.

Leggendo il suo libro del 2015 “Non c’è gusto – Tutto quello che dovresti sapere prima di scegliere un ristorante”, che ha la prefazione di Carlo Petrini, si trovano due rimandi abruzzesi, dei quali il primo relativo al nostro Lido delle Rose.

A pagina 34, infatti, Mura scrive:

«Particolare da non trascurare: quando si segue una corsa ciclistica, e a quei tempi si seguivano davvero, si salta il pranzo. Prima colazione masticando qualcosa e dritti alla cena. Inconsapevolmente mi sono fatto una cultura girando prima l’italia, poi l’Europa, poi un po’ di mondo, grazie all’appetito e alla curiosità.
Altri dettagli su infanzia e adolescenza. Le località più rinomate in cui ho fatto le ferie (due settimane), con i miei sono: Bellaria, Lanzo d’Intelvi, Invorio e Roseto degli Abruzzi».

Nelle pagine 93 e 94, invece, il grande scrittore trattando di ristoranti parla ancora dell’Abruzzo, seppur visto da Milano, chiudendo in dialetto:

«Meglio se il dehors è in un cortiletto o sotto un pergolato. Poi: si presume che all’esterno ci sia un contenitore alquanto massiccio per le cicche. Se arrivate per pranzo e lo trovate pieno di quelle delle sere prima, non è buon segno. La pulizia piace a tutti (tranne a quelli che sporcano) e si vede anche da particolari non commestibili come il posacenere e i servizi: arriveremo anche lì, si deve. Molti ristoratori avevano provato a deporre posacenere, con scritte pubblicitarie e no, sui davanzali con l’affaccio in strada, ma non arrivavano all’alba, sparivano in qualche tasca o borsetta. Geniale strategia di marketing negli anni Sessanta, la prima che ricordi, di un ristorante abruzzese di Milano, davanti all’ospedale Fatebenefratelli. Su tutti i posacenere, quadrati, di medie dimensioni, c’era scritto a stampatello: “Me le so arrubbate a la Taverne de lu Gran Sasse”».

Il Maestro ci manca. Molto.

Gianni Mura
NON C’È GUSTO
Tutto quello che dovresti sapere prima di scegliere un ristorante
Prefazione di Carlo Petrini
minimum fax – 2015 – Euro 9,90

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