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Arte
RICCARDO CELOMMI: LA PITTURA È VITA.
Riccardo Celommi.

Riccardo Celommi con alcuni pennelli usati da Pasquale, Raffaello e Luigi Celommi.

Riccardo Celommi con l’ultima tavolozza di Pasquale Celommi, usata per dipingere ‘il primo bacio’ prima della scomparsa.

Intervista al quarto componente della dinastia dei Pittori della Luce. Roseto avrebbe bisogno di un museo per le eccellenze artistiche di livello internazionale, come Celommi e Zenobio.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 02 Aprile 2021 - Ore 11:00

Riccardo Celommi è un uomo, con la faccia da ragazzo, che rappresenta la quarta generazione di un cognome importantissimo nella pittura e a Roseto degli Abruzzi, perché nell’antico borgo di Montepagano (che all’epoca era il Comune, titolo trasferito a Roseto nel 1927) nacque il 6 gennaio 1851 Pasquale Celommi, capostipite della dinastia dei “Pittori della Luce”, definizione coniata dal pittore Francesco Paolo Michetti.

Oggi il lungomare centrale è intitolato alla sua memoria (1851-1928), mentre la pineta che separa la stazione ferroviaria dal lungomare è intitolata al figlio Raffaello (1881-1957).

La dinastia è andata avanti con il compianto Luigi (1933-2016), figlio di Raffaello e nipote di Pasquale e continua oggi con Riccardo, figlio di Luigi, che ha dato vita a un progetto bellissimo racchiuso dentro il portale www.celommi.it . Si tratta della catalogazione di tutte le opere d’arte della dinastia, oltre al fondo fotografico e ad altri aspetti meritevoli di approfondimento.

Il sito è un importantissimo primo passo, ma io credo che ci sia bisogno, a Roseto degli Abruzzi, anche di un museo dedicato ai Pittori della Luce e cioè alla dinastia Celommi e ad altri artisti rosetani di rilevanza internazionale, come ad esempio Bruno Zenobio con i suoi mosaici.

Credo che un luogo del genere sarebbe un importante polo di aggregazione culturale e potrebbe spingere il turismo di qualità. Speriamo che le istituzioni e la classe dirigente sensibile all’arte lo capiscano e si attivino in tal senso.

Tornando a Riccardo Celommi, ho avuto il piacere, nei mesi scorsi – quando la morsa della pandemia aveva allentato la tua terribile presa – di visitare il suo studio e andare con lui in un magnifico posto in collina con vista sul mare, per verificare l’oggetto di una committenza. Così è nata la voglia di fargli una intervista. Eccola.

Riccardo Celommi, cosa significa essere il quarto componente della dinastia dei Pittori della Luce?
«Significa innanzitutto assumere la grande responsabilità di preservare al meglio il valore di una “dinastia d’arte”, che ha attraversato 170 anni di storia abruzzese e italiana. Significa inoltre custodire, ordinare e restituire al pubblico la propria storia attraverso dipinti, foto, articoli di giornale e tutti i cimeli che sono passati di padre in figlio in quattro generazioni. In ultimo, significa per me cercare di mantenere, con il mio lavoro di pittore, lo stesso standard qualitativo dei miei antenati. E quest’ultima è senz’altro l’incombenza più difficile».

Cos’è per te la pittura?
«Oltre a rappresentare il mio lavoro, la pittura è per me un piacere, un hobby, un gioco, un rifugio e soprattutto è un modo per essere vicino ai miei nonni e a mio padre, che continua a parlarmi tutti i giorni attraverso una pennellata o un miscuglio di colori. In una sola parola, la pittura per me è vita».

Quando hai iniziato a dipingere?
«Sono nato immerso nei colori, tanto da non ricordare il giorno in cui ho tracciato il primo segno su una tela».

Una definizione per ogni componente della dinastia. Tuo bisnonno Pasquale, il fondatore?
«Austero e rigoroso nei propri confronti, con una volontà di ferro permeata di grande umiltà».

Tuo nonno Raffaello?
«Grandissimo talento innato e immenso amore per la propria terra».

Tuo padre Luigi?
«Grande intelligenza e forza di volontà, uniti a infinita bontà d’animo e sublime capacità di fondere pittura, musica e poesia in un concerto sinestetico».

Qual è l’opera che preferisci in assoluto di Pasquale Celommi e perché?
«Ovviamente non ce n’è solo una, ma fra le mie preferite c’è una scena marina, probabilmente di primavera, dove compaiono su un isolotto vicino alla riva due giovani ragazze e un giovane pescatore che procedono, discorrendo giovialmente, verso nord. Una ragazzina li precede, assorta nei suoi pensieri. L’ampio scenario marino abbraccia la scena che trasporta l’osservatore indietro nel tempo. Per questa suggestione il quadro in questione è tra i miei preferiti».

L’opera che invece preferisci di Raffaello Celommi?
«Tra i miei quadri preferiti di nonno Raffaello c’è la raccolta delle zucche. Il dipinto ha grande varietà di colori ed è realizzato per la maggior parte usando la spatola con colore a corpo. Il paesaggio ha per soggetto un gruppo di bambini intenti alla raccolta delle zucche. Essi compaiono in primo piano in un ampio campo, che degrada con grande senso prospettico verso la linea d’orizzonte».

Guardando, infine, alle opere di tuo padre Luigi?
«Senz’altro, per il grande valore affettivo che mi trasmette, è una marina che ritrae una famiglia di pescatori dei nostri tempi, che hanno i volti di mia moglie, della mia primogenita e il mio. Oltre a essere bellissimo, con questo dipinto è come se mio padre volesse dirmi che il mare è la nostra casa».

Cosa significa dipingere oggi, nell’era dei social media e della mania di fotografare tutto e tutti?
«Significa andare controcorrente e rimanere ancorati a una disciplina da cui si possono ottenere buoni risultati soltanto con grande sacrificio, dedizione e metodo».

Hai avuto diversi periodi nel tuo percorso artistico, fino ad arrivare nella maturità a incanalarti nelle opere della dinastia. A quale periodo sei umanamente più legato del tuo percorso e per quale motivo?
«Posso dire di essere più legato al percorso stesso che a un determinato periodo di esso; tuttavia ricordo con tenerezza la fase della formazione giovanile, caratterizzata da pochi vincoli di tecnica e più piena di sperimentazione libera da condizionamenti».

Celommi è il cognome per eccellenza di Roseto degli Abruzzi, con le intitolazioni di lungomare e pineta. Tu hai iniziato un progetto importante con il sito www.celommi.it e la catalogazione. Qual è l’obiettivo finale? C’è anche spazio per immaginare un museo dedicato ai Pittori della Luce?
«Insieme alla mia equipe, sto portando avanti l’immenso lavoro della catalogazione generale delle opere di tutta la mia famiglia fruibile dal web. La realizzazione di un museo dedicato ai Pittori della Luce è una mia grande aspirazione e non nascondo che rappresenterebbe la realizzazione di un vero e proprio sogno; ma perchè questo fosse possibile, ci sarebbe bisogno di uno spazio adeguato di cui purtroppo non dispongo. Colgo l’occasione dunque per fare un appello in tal senso alle istituzioni, ma anche ai privati cittadini, in quanto l’ambizioso progetto potrebbe significare per la nostra bella città una notevole spinta al turismo culturale, che andrebbe a colmare una carenza di proposte di siti di rilevanza storico-culturale. In poche parole, ci vorrebbe l’intervento di un benefattore illuminato!».

CELOMMI
La dinastia dei Pittori della Luce.
www.celommi.it

Luca Maggitti
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