Francesco Di Giuseppe, rosetano e appassionato di basket (vabbè, sono sinonimi...) ieri sera mi manda una foto in WhatsApp con dentro il professor Giancarlo Verrigni e Alejandro Gomez, lungo spagnolo dello storico Roseto promosso in Serie A1 nel 2000 (con il professor Verrigni preparatore atletico). La didascalia è questa: «Alejandro è a Roseto con persone con le quali sarò a cena al Cuciniere alle 20.15. Fagli una sorpresa».

Davanti a un simile assist, non posso che mettermi in moto. Così prendo il pallone da basket – meglio sarebbe dire “trofeo di battaglia” – che Alejandro mi regalò nel 2006 (ne ho 2 in casa, un altro me lo regalò nel 2015 Mahmoud Abdul-Rauf), poi agguanto il treppiedi per il telefonino e attraverso la strada, appostandomi nei pressi del Cuciniere, senza farmi notare.

Li vedo entrare e sedersi a tavola per ordinare, così passando da dietro chiedo un piatto a chef Raffaele Longo, ci metto dentro il pallone e prendo alle spalle Gomez, ponendogli il piatto davanti ed esclamando: «Prego signor Gomez, questa è la nostra specialità!».

Alejandro mi guarda e strabuzza gli occhi, gli altri ridono di gusto. Ci abbracciamo tenendoci a debita distanza, in parziale deroga alle disposizioni per la lotta alla pandemia (lui è due metri e quattro, io peso più di un quintale... riusciamo a farlo, giuro!).

Poi scatta l’intervista in riva al mare, 21 anni dopo la storica promozione in Serie A1 e con la Pallacanestro Roseto di Valerio Amoroso – che nel 2000 era in squadra con Alejandro – impegnata nella finale playoff di Serie B.

Alejandro – che a me sembra più in forma adesso che 21 anni fa, tirato a lucido come lo vedo – parla di quell’anno, di tutti i suoi ex compagni, di quanto voglia bene a Roseto e di cosa fa adesso.

L’intervista video, se volete, è al link.

Grazie, “Portafortuna Gitano”!

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