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Roma Amor [Riflessioni dalla Capitale, di Mario Martorelli.]
ALBA ROSETANA: DAL SOGNO ALL’INCUBO, VELEGGIANDO SUL WINDSURF...
Roseto degli Abruzzi, estate 1979. Mario Martorelli su uno dei primi windsurf visti nel Lido delle Rose. La foto, 42 anni fa, era talmente ‘innovativa’ che diventò una cartolina.

Roseto degli Abruzzi, 1988. La foto del 1979, reinterpretata graficamente, in una nuova cartolina che pubblicizza Roseto degli Abruzzi. Quando c’erano ancora le cartoline... e Mario Martorelli era un sirenetto! Per dirla con le sue parole: 42 anni fa, 42 chili fa.

Mario Martorelli, che d’inverno vive nella Capitale e d’estate nel Lido delle Rose, ci regala i suoi pensieri. Fra metafore e allegorie, il senso della vita. Ancora un sogno raccontato.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Sabato, 30 Ottobre 2021 - Ore 15:30

Sono seduto sulla  mia comoda  poltrona. Dico seduto, ma dovrei dire stravaccato.

È una di quelle poltrone antiche, profonde ed avvolgenti munite di ampi braccioli. L’ho rinnovata da poco. In realtà il rinnovo è consistito nell’acquisto di  un copri poltrona di un colore beige. Sembra adattarsi abbastanza bene al resto dell’arredamento.

Un’occhiata a un libro di viaggi e uno alla TV. Cerco di  seguirli contemporaneamente, ma non ci riesco. Mi viene in mente Napoleone che,  invece, era in grado di ragionare contemporaneamente su più cose. Così mi dicevano... e io ci  credevo.  

Ai piedi della poltrona c’è un tappeto. Lo comincio a guardare e osservo come i  fili verticali dell’ordito e quelli orizzontali della trama, sembra siano riusciti a farne un sorta di magnifico quadro. Vi poggio una mano sopra e mi sembra seta, poi la sposto e mi pare lana.   

Che fosse seta me lo assicurò il venditore, e io gli credetti. Ora, con inescusabile ritardo,  mi sorge il dubbio: è seta o lana?  Lo stesso dubbio si presenta nei riguardi della razza umana. Siamo seta o lana? Sento dire: a me non m’avrebbe fregato!
 
Si può vivere tenendo sempre un atteggiamento difensivo? Ma no! Ci sarà sempre qualcuno in grado di fregarci almeno una volta. Pertanto, se è vero che l’esperienza è la somma degli errori, è sufficiente commetterne uno per poi non ripeterlo.  Per quanto mi riguarda, a volte m’è capitato di perseverare. Lo so, ad altri non capita!
 
Che strano: più guardo il tappeto e più comincio a vederci  qualcosa di concreto. Rimango incantato.

Ecco che proprio dal tappeto esce una luce accecante. Cerco di vedere meglio e mi ritrovo trasportato a Roseto degli Abruzzi. È mattino presto e la giornata è, come al solito, splendida.

Il sole comincia a salire dall’ex Jugoslavia. Oggi non è una palla di fuoco come altri giorni. Sembra meno aggressivo, più amabile. Dal mare spira una bella brezza che lo increspa senza però sollevare onde. E che vuoi di meglio? Soffia pure verso terra.
 
Sento il rumore prodotto dalle barche da pesca di vongole uscite dal porticciolo Vallonchini. Il rumore del turbo unito a quello dei motori diesel si spande nell’aria ed arriva fino a terra dove mi trovo. Vedo le barche. Sono abbastanza vicine agli scogli.

Oggi ci si arriva con l’acqua alle ginocchia. Qualche imbarcazione mantiene ancora i fanali accesi, ma il rosso ed il verde a quest’ora non servono più. La direzione delle barche è chiara; vanno a marcia indietro trascinando la draga.
 
Questo grosso forchettone penetra nella sabbia e comincia ad “ararla”. Trattiene sabbia e vongole fino a che il turbo, col suo getto d’acqua elimina la sabbia e lascia nella draga le sole vongole. Rispettate le misure ed i quantitativi, l’eccedenza torna di nuovo in mare.

E pensare che in epoca remota io raccoglievo vongole e cannolicchi facendo semplicemente il bagno. Vedevo i loro occhietti e le bollicine che emettevano. Mettevo la mano nella sabbia  ed ecco: c’era la vongola. Il cannolicchio, invece,  dovevo spingerlo contro la parete di sabbia per poi tirarlo su. Avevo la sensazione di essere un vero pescatore in un Adriatico limpido e tranquillo. Orgogliosamente portavo a casa il risultato della pesca e la spaghettata che seguiva aveva un sapore che al solo pensiero, ancora oggi, le papille gustative si mettono in agitazione.
 
Che sto aspettando ? Vado di corsa a casa a prendere la mia gloriosa tavola da windsurf. Montare la vela, regolare il caricabasso, fissare l’albero ed  il boma durano quanto una “fumata di sigaretta”. Applico la pinnetta, regolo il  trapezio per rimanere “ancorato” al boma senza faticare troppo. E la deriva? Per adesso la lascio sollevata, vediamo come va!
 
C’è solo Marino Marini, il titolare dell’omonimo stabilimento. Sta sorbendo un caffè e mi manda un saluto agitando la mano.
 
Metto la tavola in mare e ci salgo sopra al volo. Colpo secco al boma e solo quando la tavola prende velocità aggancio il trapezio. Senza deriva l’equilibrio è instabile, la tavola comincia a ballare, ma questo è il vero divertimento.

Risalgo il vento in piena bolina, supero il passaggio fra gli scogli, qualche virata ed a che ci sono, provo una strambata. Traverso e giardinetto, questo si che è divertimento!  

Ti possono avere spiegato mille volte il perché una barca a vela si muova spinta dal vento, ma quando ci sei sopra ti piace pensare solo che c’è qualcosa di magico e che tu ne fai parte!

Mi avvicino ad una delle barche  da pesca e gli occupanti si sbracciano per farmi capire di stare alla larga.

Io ribatto sicuro: “Non fatemi ridere, adesso vi faccio vedere di cosa sono capace!”.

Visto che vado col vento in poppa penso di superarli e passar loro davanti. La deriva è sollevata e non faccio in tempo a farla scendere. L’equilibrio è instabile. Urto contro qualcosa.

Cado in acqua e sento il turbo che mi richiama verso il fondo.

Cerco di nuotare per ritornare a galla, ma il risucchio è troppo forte. Vado a sbattere contro la draga e ci finisco intrappolato dentro. Cerco di trovare un varco. Comincio ad ingoiare acqua. È tutto buio intorno a me. Mi gira la testa. Non era questo il tipo di morte alla quale speravo di essere destinato...

Grido! Grido! Grido!

-Adesso stai pure a parlà da solo? Ma che c’hai? Lo sapevo che non digerivi i fagioli con le cotiche e la pajata. Bevi questo: è limone e bicarbonato!

- Hai ragione... da domani, niente più cibi pesanti a cena!
 
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Mario Martorelli
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