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STORIA DI UN BOXEUR LATINO: GIANNI MINÀ E IL JAZZ.
Roseto degli Abruzzi, Ciambi @ Cabana Park, 14 agosto 2020. Lettura di ‘Storia di un boxeur latino’, di Gianni Minà, che in copertina porta un ritratto di Gianni Minà realizzato da David Alfaro Siqueiros nel 1975.
[Luca Maggitti Di Tecco]


21 ottobre 2001. Gianni Minà e Leo Nodari, a margine del Premio Nazionale Paolo Borsellino.

Una pagina di un libro del 2020 di Gianni Minà, scomparso oggi e nel 2004 premiato con la Rosa d’Oro nell’ambito del festival cinematografico Roseto Opera Prima.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 27 Marzo 2023 - Ore 23:30

Stasera è morto Gianni Minà, nato a Torino il 17 maggio 1938.
Il grande giornalista, scrittore e conduttore televisivo è stato premiato a Roseto degli Abruzzi con la Rosa d’Oro alla carriera, nell’ambito della 9^ edizione del festival cinematografico Roseto Opera Prima, svoltosi dal 14 al 24 luglio 2004.
Per omaggiarlo nell’ultimo saluto, propongo una pagina di un suo libro che ho letto nel 2020.
Riposi in pace.

Luca Maggitti Di Tecco


[Pagina 23]
Sentirne il soffio di notte era un piacere due volte illecito. Per le ore rubate al sonno, ore che ci sembravano già adulte, e per la carica di trasgressione che quella musica, anche soltanto accennata in un arrangiamento, portava con sé. Il jazz, in qualche modo, è sempre stato un affare di contrabbando e di lampade accese, in una casa di Torino come in un sobborgo di New Orleans o in un locale di New York. Un linguaggio segreto e carbonaro che univa tutti i rivoltosi della terra. Ci indicava che c’è sempre un’altra possibilità di esprimersi, più sfrontata  ma anche più vera, se si ha il coraggio di non accettare le ipocrisie e le convenzioni della società. Un nero che aveva suonato con Charlie Parker mi aveva detto una sera che «Il jazz gli aveva mostrato per la prima volta quell’impasto umido e spugnoso di fantasticherie e disinganni che è la vita». Non saprei spiegarlo meglio, anche se non c’è nulla da spiegare.
Io tutte queste cose allora le intuivo solo confusamente, come può intuirle un adolescente affamato di ogni cosa. Non vivevo in un sobborgo americano, eppure anche per me il jazz fin dall’inizio fu l’esercizio di una libertà sconosciuta e travolgente. Ero attento a ogni passaggio, allo stile degli ottoni, a certi fraseggi swing, al ritmo. Ma non avrei mai immaginato che il destino mi avrebbe dato un appuntamento con Stan Kenton, con Dizzy Gillespie, con Joe o Paul Mares, che custodivano il museo del jazz a New Orleans, o più avanti con Chet Baker. Non avrei mai immaginato che un giorno, anni dopo, me ne sarei andato a spasso con alcuni di loro su e giù per i marciapiedi americani, nel tentativo di raccontare la storia e il segreto di quella musica in un documentario, “La storia del jazz” per la Rai, ideato con Gian Piero Ricci.

Gianni Minà
STORIA DI UN BOXEUR LATINO
minimum fax, 2020.


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