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Roseto degli Abruzzi e Pallacanestro – Stagione 2023/2024
IL TEMPO DELLE SCELTE, FRA LUNGIMIRANZA, COMPETENZE, RESPONSABILITÀ E AUSPICABILE UNITÀ DI INTENTI...
Roseto degli Abruzzi vista da Charles Darwin.
[Divertissement di Luca Maggitti Di Tecco]


Ieri sera il Teramo è retrocesso in Serie B2. A quadro completo, in Abruzzo, proviamo a fare qualche riflessione, chiudendo la stagione 2022/2023 e aprendo quella 2023/2024.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Giovedì, 25 Maggio 2023 - Ore 12:15

Se il Roseto Sharks di Serie A 2004/2005 è conosciuto come il “Roseto più forte di sempre”, la Pallacanestro Roseto di Serie B 2022/2023 potrebbe essere ricordata come la squadra “più distante dagli ideali rosetani di sempre”.

Empatia prossima allo zero, linguaggio del corpo spinto verso la divergenza più che la convergenza, la squadra allestita la scorsa estate – dichiaratamente per vincere il campionato – si è rivelata la peggiore delle tre della giovane attività sportiva del sodalizio rosetano nato nel 2020, con l’acquisizione del titolo di Serie B del Lecco.

Non ha avuto dubbi neanche Fabio Brocco, Presidente del Consorzio le Quote – proprietario della squadra – che a Super J, durante l’ultima puntata di Superbasket, ha sottolineato l’atteggiamento non soddisfacente della squadra.

Brocco ha però difeso l’operato dell’esordiente Direttore Sportivo, Alessio Di Francesco, sottolineando che il dirigente ha ingaggiato i giocatori desiderati da coach Quaglia. La scelta di Brocco è comprensibile: in un ambito aziendale in cui Di Francesco con la propria azienda è il secondo contributore del Consorzio Le Quote, dopo Brocco stesso, il più sacrificabile è il coach, mentre un compagno di viaggio contributore va difeso anche se il lavoro del Direttore Sportivo non è – e non può essere – soltanto quello di ingaggiare i giocatori che il coach vuole. Perché in quel caso basterebbe sovrapporre le figure di coach e direttore sportivo in una unica persona (come fatto con Tony Trullo nel 2020/2021). Il Direttore Sportivo è invece colui che aiuta il coach ma lo consiglia e magari lo corregge, in un gioco di pesi e contrappesi che fanno una gestione equilibrata. Ma per fare questo c’è bisogno di un direttore sportivo che abbia più esperienza. Insomma: non è stata una grande idea mettere insieme un coach al suo secondo anno con un direttore sportivo al suo primo anno. E la loro fortissima amicizia non ha giovato, a conti fatti.

Diamo uno sguardo alla giovane vita della Pallacanestro Roseto, nata nel 2020.

Due stagioni fa, investendo un budget complessivo di poco superiore ai 400mila euro, con coach Tony Trullo (anche direttore sportivo) la squadra ha vinto il 75° Trofeo Lido delle Rose e conquistato a sorpresa la finale playoff, persa 3-2 contro Nardò giocando con un senior in meno (e avendone un altro infortunato) e senza fattore campo a favore.

La scorsa stagione, con un budget complessivo di poco oltre i 600mila euro, coach Danilo Quaglia ed Ernesto Ciafardoni come presidente e direttore sportivo, oltre a un senior in più in turnover, la squadra ha vinto la Coppa Italia di Serie B e perso la finale playoff contro il Rimini per 3-1, gettando alle ortiche il fattore campo a favore.

In questo campionato, con un budget superiore agli 800mila euro, coach Danilo Quaglia e Alessio Di Francesco direttore sportivo, è arrivata una finale persa di Supercoppa e la semifinale playoff, inopinatamente persa 3-1 contro Fabriano dopo aver perso le prime 2 partite in casa, così come fatto contro Rimini in finale lo scorso campionato.

Insomma: invece di un percorso a salire, coerentemente con le cifre investite, la squadra ha paradossalmente deluso proprio nel suo allestimento più lussuoso.

Riflessioni che di certo saranno oggetto di riunioni all’interno del Consorzio Le Quote, proprietario unico della Pallacanestro Roseto, che adesso potrebbe seriamente valutare l’acquisizione di un titolo di Serie A2, per far dimenticare presto gli indigesti verdetti del campo e aprire un nuovo ciclo triennale, probabilmente azzerando staff e squadra e ricominciando una paziente opera di costruzione.

Roseto è un posto viscerale per la pallacanestro, in cui molti allenatori e moltissimi giocatori vorrebbero venire a giocare. Basterà quindi scegliere i più adatti alla piazza e armarsi di santa pazienza, dando vita a una squadra nella quale i tifosi sappiano riconoscersi. Non esiste una ricetta vincente, ma di certo l’esperienza di uomini che conoscono le pieghe della pallacanestro e le peculiarità della città potrebbe aiutare.

Fabio Brocco – che dopo il malore capitato al Presidente della Pallacanestro Roseto, Ernesto Ciafardoni, ha preso il comando delle operazioni mettendoci la faccia (gesto apprezzabile, anche perché la figura di Ciafardoni è stata progressivamente svuotata di poteri) – ha detto che la squadra vuole vincere il campionato sul campo, lasciando intendere che probabilmente si ripartirà dalla Serie B1.

Noi, come già detto lo scorso anno di questi tempi, pensiamo che sarebbe meglio provare ad acquisire un titolo di Serie A2, anche perché – come detto dal Presidente della FIP, Gianni Petrucci – potrebbe essere l’ultima stagione del commercio di titoli fra città nella seconda serie nazionale.

Un titolo, se non due, di Serie A2 ci sono e il loro costo, rispetto ai 150mila euro dello scorso anno, potrebbe salire fino a 200mila (e oltre?) se questa dovesse davvero essere l’ultima estate in cui uno scambio titoli è possibile.

Ma varrebbe comunque la pena di offrire al Consorzio Le Quote un progetto ambizioso, triennale, che comincia dalla Serie A2, in modo da riscaldare gli animi e solleticare la naturale voglia di primeggiare che gli imprenditori di successo hanno nel sangue. Altrimenti si rischia la depressione e il disamoramento al quarto anno con 3 stagioni dall’epilogo simile e comunque sempre triste.

Un progetto nuovo, magari retto da un General Manager (voci incontrollate lo danno in arrivo a giorni, ma potrebbe essere anche un rumor priva di riscontro) che sia uomo di pallacanestro e professionista impiegato a tempo pieno nella gestione (perché nessuna squadra è più forte della società che la governa), potrebbe davvero essere qualcosa di nuovo per cui combattere e in grado di trovare risorse nell’intero territorio abruzzese o in almeno metà di esso.

Roseto squadra dell’Abruzzo cestistico – per tradizione e lustro – così come, molto intelligentemente, gli Amicacci Giulianova sono diventati la squadra di basket in carrozzina dell’intera regione, potrebbe essere un progetto in grado di trovare supporti finanziari, fra privato e pubblico, importanti. A patto di avere idee, pianificazione, coinvolgimenti di alto livello. E per fare questo bisogna delegare professionalità che siano nel basket, abbiano strutturati elementi di gestione aziendale e godano di budget e delega con riscontri magari mensili o trimestrali, ma siano lasciati liberi di agire.

L’alternativa è ripartire per la quarta stagione con un progetto di B1 in cui il nodo centrale è ricoperto da un gruppo di amici appassionati, che danno anima e corpo ma hanno anche molto altro da fare con le rispettive aziende. E forse – anche avendo alle spalle i verdetti delle tre passate stagioni – non è più il caso.

Guardare alla Serie A2 e a un progetto regionale ci appare la scelta più coraggiosa e sensata anche e soprattutto dopo ieri sera, con i verdetti della cadetteria che interessano le squadre abruzzesi tutti emessi.

Il prossimo campionato di Serie B2 2023/2024, infatti, vedrà ai nastri di partenza ben 5 società abruzzesi: Roseto Basket 20.20, Tasp Teramo, Pescara Basket, Amatori Pescara, Nuovo Basket Aquilano.

Questo significa grande partecipazione emotiva dei tifosi, che amano più il derby che una partita di B1 fra Roseto e Avellino, tanto per dire.

Tenere due squadre a Roseto distanti una categoria, sarebbe una sorta di “cuginaggio” in grado di creare un dannosissimo derby interno fra chi tifa Pallacanestro Roseto e chi tiene al Roseto Basket 20.20.

Siccome, invece, le squadre di Roseto vanno tifate tutte, collocare la Pallacanestro Roseto in Serie A2 porterebbe a quell’oggettivo distacco per cui una è chiaramente la squadra professionistica e l’altra l’espressione più viscerale di un basket stracittadino.

E le due entità potrebbero collaborare gestendo giovani giocatori e avendo così mille opportunità di darsi una mano. Anche perché, se non ci si aiuta fra rosetani...

Un Roseto in A2 e uno in B2 sarebbe la replica di tanti altri casi di società, anche ben più grandi e gloriose, che hanno la propria seconda squadra un paio di categorie sotto la prima e la usano per far crescere i giovani.

Neno Jovanovic, per dirne uno solo, sarebbe stato utile in questo campionato alla Pallacanestro Roseto, così come lo è stato per il Roseto Basket 20.20.

E allora, come sempre, la laica preghiera è una, anche ricordando il pensiero di Giovanni Giunco: cercare di unire le forze, rispettando i differenti progetti ma guardando a un futuro sostenibile per la città, che deve necessariamente candidarsi a diventare la città di pallacanestro dell’Abruzzo.

Forza e coraggio. Basta un passo indietro ciascuno e se ne possono fare tanti avanti insieme.

Luca Maggitti Di Tecco
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