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Uomini di Basket
ALESSIO BALDINELLI, UNO VERO.
Alessio Baldinelli abbraccia Fabian Tourn. Osimo vince la B1 a Sassari. Ci piace ricordare il grande amico coach con il suo ultimo successo.

Abbiamo chiesto un ricordo a Giorgio Pomponi, fraterno amico di Alessio. Eccolo.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 28 Febbraio 2005 - Ore 18:45

Quando muore un amico infiniti pensieri si affollano alla mente: i ricordi comuni, le cose dette e quelle non dette, magari così importanti eppure trascurate, le risposte che si sarebbero volute avere e che mai più si avranno, le cose tante volte rinviate perché “tanto c’è tempo, le faremo in miglior occasione”.

E invece il tempo non c’è.

Che strana cosa la vita, poiché non sappiamo quando moriremo tutti siamo portati a credere che ci sia il tempo per fare tutto, anche troppo, e invece rapida, improvvisa, talvolta vigliaccamente arriva la fine.

Così è stato per Alessio Baldinelli.

Alessio era “uno di noi…” al di là e oltre i luoghi comuni.

Uno con il quale sono entrato in sintonia da subito, e non poteva essere altrimenti, tanto era naturale essere amico di un uomo come lui.

Brillante, schietto, sincero…, vincente come pochi nello sport che entrambi amiamo, anche se su sponde diverse: lui allenatore “Re Mida”…, io cronista di provincia.

Ricordo tutte le sue finali vinte con Jesi, c’eravamo con Piero, Domenico, Antimo, Tony, Ernesto, Gabry, e poi Paolo…, e i suoi tanti amici.

Perché Alessio di amici ne ha avuti e ne conserverà tanti.

Ricordo una piacevolissima serata a Jesi in occasione della Festa dell’Unità e di un torneo cittadino di basket che si giocava per l’occasione, lui…, la sua inseparabile Francesca e il suo cane, un bobtail docilissimo di cui, mi perdonerai per questo, Alessio, non ricordo il nome.

La morte di Alessio mi ha colpito come una pugnalata al cuore, asciugandomi le lacrime e impedendomi anche solo di parlare.

Lo ricordo l’estate scorsa all’Arena, quando già sapeva del male ma era pronto e determinato a vincere anche quel campionato, non importa quanto tempo ci sarebbe voluto per farlo.

Poi lo ricordo a Porto San Giorgio, pochi giorni dopo, in occasione di un torneo preolimpico con l’Italia. Siamo andati a cena io, lui, l’amico Elio Castoria e il fotografo ascolano Peppe Bellini. Serata fantastica a parlare di basket, di viaggi, di libri, di aneddoti, di tutto, piacevolmente di tutto, fino a ben oltre la mezzanotte, fino alla soglia della pazienza del povero ristoratore (credo fosse la pizzeria “Grotta Azzurra”), costretto a tenere aperto per noi.

Di tante altre cose ancora avrei voluto parlare con Alessio alla prima occasione. Ma questa occasione non c’è stata.

Mi avrebbe salutato con ironia dandomi del “gay”, come faceva sempre…, e invece siamo stati (noi della LGL) invitati alle sue nozze con Francesca…, poi un paio di sms (l’ultimo il 2 gennaio)…, e poi la telefonata che non avrei mai voluto ricevere.

Sono rimasti solo i ricordi.

Ma se conosco Alessio so che adesso mi sta dicendo “che cavolo stai scrivendo Giò…, così rischi di farmi commuovere.., e non è il caso…”.

E avrebbe ragione lui.., ancora una volta.

Non è il caso… .

E allora mi piace pensare, oggi, che ci siamo e sempre ci saremo, anche se probabilmente succederà che non ci rivedremo per un po’ di tempo, e che tutti i porti sono sicuri anche quando scende il buio.

Ti saluto, Alessio, amico mio.
Giorgio Pomponi
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