[Ricerca Avanzata]
Venerdì, 9 Maggio 2025 - Ore 9:56 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Serie B Nazionale – Supercoppa – Pallacanestro Roseto
DE-PRESSIONI DEL GIORNO DOPO
Giocatori del Roseto salutano i tifosi dopo la sconfitta a Chieti.
[Mimmo Cusano]


Riflessioni pomeridiane, dopo una impavida mattinata trascorsa in bicicletta sul lungomare.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Lunedì, 11 Settembre 2023 - Ore 18:45

«Maggì, ngè penzà...».
(Maggitti, non ci pensare...)

«Maggì, ma nèn ghè che mò arjiòme arrète?».
(Maggitti, non è che adesso torniamo indietro?)

«Maggì, inzòmme avòme pèrse...».
(Maggitti, insomma abbiamo perso...)

«Maggì, p’kkò lù grèche nnà jiucàte?».
(Maggitti, perché il greco non ha giocato?)


Un giocatore – saggio! – che conosceva bene la piazza ai tempi della gloriosa Roseto della Serie A, me lo diceva sempre: «Perché ti ostini a uscire quando perdiamo? Stattene a casa!».

La prima volta gli risposi: «Perché perdete voi, mica io!». Poi capii...

Dunque maledetto me e la notte insonne, con conseguente bisogno di uscita mattutina, pedalando sul lungomare. E intercettando puntini di sospensione e punti di domanda. Sorrisi ironici e sguardi severi. Per non parlare poi del pranzo in famiglia. Occhi tuffati nei piatti e gelido silenzio da veglia funebre. È così da sempre. E sarà sempre così, dopo una sconfitta del Roseto. Altrimenti Roseto, nel basket, sarebbe un posto come gli altri.

Io sono lo Sceriffo del Lido delle Rose (autonominato), io scrivo – unico fra la compagnia – ininterrottamente da 25 anni della pallacanestro di questo posto, io mi becco onori (pochi) e oneri (moltissimi, in rapporto agli onori).

«Maggitti, non si innamori mai di nessuno. Tutti passano, il Roseto resta». Michele Martinelli aveva ragione, perfettamente. Ma qui, insieme al Roseto, ci resto io. E finché farò questo lavoro, devo ricordarmi di non uscire dopo una sconfitta, per almeno mezza giornata. Meglio se per un giorno intero.

Pure Phil Melillo la pensava così. Il coach del concetto di “sputare sangue”.

A Roseto degli Abruzzi bisogna vincere quanto più possibile, vista e considerata l’oggettiva difficoltà di sostenere le più elementari attività umane in caso contrario, dovendo spiegare sconfitte mentre si fa la spesa, si portano i figli a scuola o si fa la fila da qualche parte. O si pedala per il lungomare.

Vabbè, è andata. Il Roseto ha perso in trasferta al primo turno di Supercoppa, ed è stato eliminato dal Chieti. Onore ai teatini vincitori.

E poche ore dopo è arrivato l’11 settembre. Una data sommamente triste, divisa fra il ricordo del 1973 – esattamente mezzo secolo fa – quando l’assassino golpista Pinochet (insieme alla CIA di Henry Kissinger... che lo stesso anno ricevette il Premio Nobel per la Pace... per quanto incredibile sia la cosa) fece fuori Salvador Allende, presidente del Cile democraticamente eletto e il ricordo del 2001, quando un commando di dirottatori suicidi provocò l’inferno a New York, tirando giù con aerei di linea le Twin Towers del World Trade Center.

Non mescolo di certo la sconfitta di una partita con i drammi di Cile e Stati Uniti d’America. Dico solo che si sommano malinconie umane a malinconie cestistiche.

La tristezza legata alla pallacanestro è per me principalmente il senso di occasione mancata, per riavvicinare i tifosi alla squadra. Perché in caso di vittoria, mercoledì arrivava Ruvo di Puglia a Roseto e – magari con ingresso libero per gli abbonati, o promozione da studiare – qualche centinaio di tessere in più dell’ipotizzato sarebbero state sottoscritte.

Insomma: la sconfitta a Chieti la vivo malissimo soprattutto perché – per quanto involontariamente – rende vano tutto lo sforzo societario per organizzare una grande presentazione, piena di gente e di contributi esterni, e per agire in modo compatto nel completare al meglio possibile una campagna acquisti.

Tanti giorni di febbrile lavoro finalizzato a creare entusiasmo... e arriva una sconfitta che quell’entusiasmo giocoforza raffredda. Se non addirittura congela.

Una botta talmente forte che fa male pure a me. Che manco gioco!

Coach Franco Gramenzi non ha fatto drammi nel post partita, parlando del bisogno di costruire e facendo buon viso a cattivo gioco, visto che la sconfitta toglie Roseto dall’agone della Supercoppa e consente alla squadra di allenarsi in vista del campionato, senza ulteriori distrazioni.

Gramenzi la pensa esattamente come coach Danilo Quaglia, che lo scorso anno, pur arrivando in finalissima e perdendo la Supercoppa all’ultimo tiro, si lamentò per tutto il periodo (in sala stampa) di questa competizione, che non rendeva possibile allenarsi e crescere a livello di squadra.

Ne prendo atto e lo segnalo. Perché se Gramenzi la pensa come Quaglia, Maggitti 2023/2024 la pensa come Maggitti 2022/2023. E cioè: la Supercoppa la giocano tutti. In fondo una squadra di basket non è una brigata di pescatori d’altura né di minatori... tanto vale impegnarsi a fondo e vincere tutte le partite, allenandosi nei giorni che restano. Che poi ai giocatori piace molto di più giocare che allenarsi.

Quindi, il mio appello a staff e giocatori è sempre lo stesso: fate un lavoro oggettivamente bello e gratificante (solo Nikola Jokic lo fa per soldi e non ama il basket, perché vorrebbe fare il driver o il jockey nell’ippica, ma non può perché è troppo grosso), siete persone di talento e curriculum, vi pagano... provate a vincerle tutte.

Anche perché nel basket non esiste il pareggio. E soprattutto perché quando sento (e lo sento da un quarto di secolo!) dire che i giocatori hanno bisogno di tempo per esprimersi al meglio, mi viene sempre in mente il fatto che stanno ogni giorno 4 ore in palestra a fare più o meno la stessa cosa da anni, da decenni... e io mi meraviglio di come non abbiano tutti – o quasi – l’80% al tiro e non eseguano al millimetro, come musicisti di filarmonica, lo spartito del coach/direttore d’orchestra.

Lo so, è un mio punto di vista impopolare (soprattutto fra tutti i miei amici tecnici e atleti), ma io vengo dal mondo delle aziende. Quello che se sbagli ti si incazzano e ti mettono in rampa di lancio, per farti le terga a strisce.

Ieri, a Chieti, il Roseto ha perso dando tutto (e ci mancherebbe!). E certamente non comprende il danno che involontariamente ha creato a se stesso in termini di comunicazione, in relazione alla sottoscrizione di abbonamenti e di creazione di feeling con la tifoseria. Ma quel danno è stato fatto. Quell’atto masochistico compiuto.

Ormai la Supercoppa è andata. Pazienza.

Per il futuro, si lavori con tutta la professionalità di cui tutti sono capaci, affinché il più importante obiettivo del breve periodo sia raggiunto: riportare la gente al PalaMaggetti, giocando sempre al massimo della concentrazione e consapevoli di essere la parte principale di un ingranaggio che non può prescindere dalle vittorie. Non in questo posto.

Perché il posto in cui se vinci sei un eroe e se perdi ti coccolano perché comprendono che non sopporti la pressione si chiama Paradiso. E non sta a Roseto degli Abruzzi.

Forza e coraggio, Pallacanestro Roseto!

Supercoppa Serie B Nazionale
CHIETI-ROSETO 78-68
Le foto di Mimmo Cusano per Cusano Photo
https://www.facebook.com/media/set/?vanity=mimmo.cusano&set=a.10224914452869255
Luca Maggitti Di Tecco
Stampa    Segnala la news

Condividi su:




Focus on Roseto.com
Roseto.com - Il basket e la cultura dei campanili senza frontiere. - Registrazione al Tribunale di Teramo N. 540 Reg. Stampa del 19.08.2005.
Direttore responsabile: Luca Maggitti   Editore: Luca Maggitti   Partita IVA 01006370678
© 2004-2025 Roseto.com | Privacy | Disclaimer Powered by PlaySoft