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Sabato, 27 Luglio 2024 - Ore 12:07 Fondatore e Direttore: Luca Maggitti.

Politica
CONSIGLI (NON RICHIESTI) AL PARTITO DEMOCRATICO
Elly Schlein, Segretaria del Partito Democratico.

L’importanza storica e culturale di questo partito non può essere confusa con i 5 Stelle. Renzi e Calenda sono liberali di destra... che si vergognano di esserlo. L’articolo di William Di Marco, pubblicato su Koinè.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Domenica, 12 Maggio 2024 - Ore 19:30

UN LUNGO PROCESSO – La politica è una cosa seria, però a molte persone, che ne rimangono fuori, pare essere una esagerazione. Non è tanto il concetto in sé che impressiona, quanto il fatto che spesso le derive sono marcate e sgradevoli. Sembra che prima di tutto sia importante il carrierismo, invece la politica racchiude al suo interno il messaggio stesso dell'utilità pubblica, vero scopo e traguardo da raggiungere per potersi ammantare del magico mantello del cavaliere senza tempo e senza macchia al servizio della gente. Già da quando si esce di casa si entra nel campo politico. L'aiuola, la scuola, l'ospedale, il Comune, l'autostrada è “politica”. Se guardiamo in tale direzione è imprescindibile vedere il risvolto storico e filosofico di chi si candida a raccogliere consensi per amministrare ciò che è di tutti. Il Partito Democratico viene da una tradizione ultrasecolare, se si fa riferimento all'originale pensiero socialista (che nel 1921 si diramò anche in quello comunista gramsciano) e alla spinta del Partito Popolare di don Luigi Sturzo. In quegli anni l'Italia liberale usciva dalla guerra e superava il veto del non expedit di Pio IX. I vari componenti delle due anime, molte delle quali con ideali forti e genuini, hanno creato una dialettica filosofico-politica che è servita alla crescita culturale dell'Italia. Il condensato ideologico che ne venne fuori nel 2007, con la fusione dei Democratici di Sinistra e la Margherita, è stato un working in progress che ancora non riesce a concludersi, ma che ha fatto passi in avanti. Il futuro sarebbe stato meglio delineato se si fosse partiti dall'assunto che pose le basi il primo segretario, Walter Veltroni, quando dichiarò: «Comunismo e libertà sono stati incompatibili. Questa è la grande tragedia dopo Auschwitz». Da lì la via doveva essere quella della socialdemocrazia aperta al mercato, ma gli antichi richiami egemoni di una cultura che si andava sbriciolando, di un senso di superiorità che sconfinava nella supponenza, di un antifascismo ideologico che blocca la Storia al secolo scorso, hanno chiuso le porte al dialogo. Ebbene, questo grande movimento, nonostante le incrostazioni, rimane un pilastro del bipartitismo che molti sognano si realizzi in Italia. Ma qui avviene l'inghippo.

I 5 STELLE SONO UN'ALTRA COSA – Torniamo al presente. Dopo aver campato di posizioni governative per una decina di anni, sfruttando combinazioni politiche che non passassero attraverso le urne ma solo tramite alleanze alle volte innaturali, nel momento in cui ci sono state delle vere elezioni contrappositive, cioè quelle del 2022, il Pd è entrato in crisi. La lunga rendita di posizione è finita e bisognava rimettersi a correre con le proprie gambe. Questa presa di coscienza non c'è stata, già quando ci si è affidati a una nuova figura che avrebbe dovuto riportare il partito con i piedi per terra. Ci siamo espressi su queste pagine sulla vacuità di Elly Schlein e su come sia diventata segretaria, attraverso un voto aggiunto di chi (i grillini) non apparteneva al Pd. E quell'attrazione è rimasta. Invece, occorrerebbe pensare a un cammino lungo e per realizzarlo necessitano anni e idee. Quella è la strada da imboccare, prendendo a cuore i veri problemi degli italiani. Prima questi erano legati allo sfruttamento degli ultimi, alla classe operaia che non trovava un proprio riconoscimento, alla creazione di un welfare state che partisse dal basso, a un sindacato che era forza nelle fabbriche. Negli ultimi vent'anni le esigenze dell'elettorato di riferimento è mutato. Le urgenze sono la sicurezza, l'immigrazione irregolare che indebolisce proprio quello stato sociale costruito in decenni, il lavoro non solo duraturo ma qualificato, la proprietà privata minacciata dagli occupanti abusivi, il rispetto delle minoranze senza prevaricare, però, le richieste delle maggioranze. Invece il Pd si è messo a rincorrere il woke (politicamente corretto, che inibisce il pensiero), la difesa delle minoranze attraverso il linguaggio schwa (dare il maschile e il femminile a tutte le parole), la teoria gender, che individua fino a 42 generi di persone. La gara è risultata estremamente competitiva, perché l'amico-avversario di questi ultimi anni è stato il Movimento 5 Stelle. Non si è capito che i seguaci di Grillo vivono di utopia (senza offese, perché di partiti simili la storia politica ne è piena), di retorica che ha partorito obbrobri come il bonus 110%. La strada, invece, è quella di un partito costruttivo, che sappia fare nuove proposte e incalzare il centrodestra sui temi veri della gente, compresi il campo specifico dell'altra sponda, cioè l'immigrazione e la sicurezza (entrambi in aumento). Interessante è ciò che ha scritto il sociologo di sinistra Luca Ricolfi nel libro “La Mutazione. Come le idee di sinistra sono migrate a destra”. In quelle righe c'è la narrazione di ciò che è avvenuto. Allora cosa fare? Intercettare quella parte di elettorato moderato, il cui voto non è legato a ideologie o particolari ideali, ma a chi ha un'offerta politica credibile.

RENZI E CALENDA, GLI ETERNI INDECISI –
Le ultime elezioni regionali in Basilicata hanno dato un verdetto chiaro. I due partiti dei leader citati hanno preso (anche se separati) il 15% di voti totali, schierandosi con il centrodestra. Anche il politologo Paolo Natale dell'Università Statale di Milano ha ribadito come questi due gruppi se stanno dalla parte di Meloni-Salvini-Tajani possono avere un futuro, altrimenti sono destinati a essere marginali. Entrambi si dichiarano liberali e liberisti, ma guai a dire che la destra in Italia ha ragione per molte ricette che propone. Se ne vergognano. È certo, però, che se approderanno da quella parte dovranno mettersi in fila. Il centrodestra non faccia l'errore di imbarcarli da protagonisti. Per loro, d'altronde, c'è sempre il Pd, ovviamente senza i 5 Stelle. I ballerini sanno in ogni istante come danzare bene.

William Di Marco
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