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Serie B Nazionale – Girone B – Pallacanestro Roseto
IL ROSETO ‘INGIOCABILE’ E L’APPROCCIO LAICO DEL PATRIARCA...
Kiryl Tsetserukou gladiatorio in finale di Supercoppa, contro Livorno.
[LNP / Ciamillo & Castoria]


Qualche riflessione sulla bufala della squadra ‘ingiocabile’ e sull’intelligente approccio graduale del lungo Kiryl Tsetserukou, alla stregua di quello di inizio stagione avuto da capitan Brian Sacchetti.

Roseto degli Abruzzi (TE)
Venerdì, 29 Novembre 2024 - Ore 21:30

“Ingiocabile” è una parola che non esiste nel vocabolario della lingua italiana.

Nulla nel sito Treccani. Cercando invece nel sito dell’Accademia della Crusca, la parola si trova citata a pagina 63 di un ebook del 2022 scaricabile in PDF, a cura di Annalisa Nesi, intitolato “L’italiano e i giovani – Come scusa? Non ti followo”.

“Ingiocabile” può significare, dedicandosi a uno strumento di un gioco (ad esempio, la palla da basket), che non può essere giocata se – ad esempio – è fuori dal campo regolamentare e deve perciò prima essere rimessa in campo.

Ma “ingiocabile” è diventata una parola di moda – soprattutto nello sport – per indicare quei campioni o quelle squadre molto forti e che quindi dominano. Di conseguenza: non si può giocarci contro. Sono “ingiocabili”.

E però siamo ancora nel limbo del neologismo non codificato. E pensare che persino “petaloso”, ormai, si trova nel vocabolario.

Come che sia, per me la Pallacanestro Roseto 2024/2025 – nonostante le 15 vittorie consecutive (2 in Supercoppa e 13 in Campionato) e nonostante sia l’unica compagine imbattuta in competizioni ufficiali fra Serie A, Serie A2 e Serie B Nazionale maschile (16+20+40 e cioè 76 squadre di basket) – non è affatto “ingiocabile”.

Magari è “petaloso”, e cioè pieno di petali, viste le molte frecce al proprio arco della rotazione a 10, ma non è affatto – ripeto – “ingiocabile”.

Intanto perché se non è giocabile, in punta di significato, nessuno ci potrebbe giocare contro. E poi perché, come quasi tutte le trasferte hanno evidenziato, la squadra è perfettamente sfidabile e, finora, ha vinto numerose partite punto a punto, equilibrate fino alla fine.

Tengo a dirlo per un semplice motivo: perché “ingiocabile” rischia di essere “al lupo, al lupo” al contrario.

E cioè rischia di far calare un’aura di inavvicinabilità su una squadra che è invece forte tanto quanto oltre una mezza dozzina di compagini, come ad esempio Ruvo di Puglia, la Virtus Roma, le due Montecatini e Livorno nel Girone B e Legnano e Treviglio nel Girone A.

Di più: forse – e ribadisco forse – analizzando bene gli organici di Ruvo di Puglia e Virtus Roma, c’è complessivamente più vissuto cestistico a livelli più alti rispetto al Roseto (al netto della punta di diamante Sacchetti).

Insomma: onore e gloria a direzione sportiva per la costruzione, staff tecnico per la gestione e il gioco, giocatori per l’interpretazione. E complimenti fortissimi per quanto finora combinato. Ma “ingiocabile” (che pure per “word” è una parola sbagliata) non ha senso.

Personalmente, mi sa di parola “nonsense” come la locuzione – anch’essa di casa fra gli sportivi – di chi esclama “darò il 150%!”.

Ma come... se tu, corpo e mente, tutto compreso, sei il 100%... ma come fai a dare la metà in più di ciò che sei? Sogno interviste di gente perbene e onesta che affermi: “Cercheremo di dare il 90% di noi stessi”. Magari...

Vi immaginate uno sportivo davvero concentrato al 90%, davvero immerso al 90% in un compito? Sai che prestazioni! Pensateci bene... al di là delle urla, delle vesti strappate per vendersi alla tifoseria... al di là delle sciocchezze, insomma.

Detto di “ingiocabile”, vengo al Patriarca, al secolo Kiryl Tsetserukou, lungo in forza alla Pallacanestro Roseto.

Martedì scorso, intervenendo nella trasmissione Super Basket e richiesto di un parere sul campionato, l’atleta bielorusso ha dato una risposta che mi è particolarmente piaciuta, dichiarando: «Adesso c’è la Coppa Italia, poi penseremo al Campionato».

Giusto!

Mi è piaciuto l’approccio laico del Patriarca, che ha puntato sul secondo obiettivo dei tre stagionali, che dopo la Supercoppa non è il Campionato, bensì la Coppa Italia.

E se Kiryl ragiona in quel modo, a mio avviso intelligente e calibrato, è sullo stesso binario di quanto mi disse Brian Sacchetti, nel corso della prima puntata di TIMEOUT 2.0.

Il Capitano, infatti, nel lunedì che portava al fine settimana labronico in cui ci si giocava il primo trofeo stagionale, affermò: «Adesso noi dobbiamo lavorare in settimana avendo in mente soltanto la Supercoppa, giocandoci le due gare di questo primo trofeo come se stessimo giocandoci gara 7 di una Finale Scudetto (lui ne ha vinta una, proprio di gara 7, n.d.r.)».

Dopo le sue dichiarazioni, Roseto giocò davvero due partite con una determinazione più che feroce, vincendo la Supercoppa dopo aver dominato semifinale e finale.

Io credo che la giusta mentalità per la Pallacanestro Roseto sia il combinato disposto di quanto dichiarato da Brian Sacchetti e Kiryl Tsetserukou.

E cioè: un obiettivo alla volta, dirigendo le energie fisiche e mentali a breve termine verso ogni gara – da giocare pensandole una alla volta – e quelle a medio termine verso i tre obiettivi stagionali, affrontati progressivamente e propedeuticamente. Quindi, dopo la Supercoppa, adesso è il periodo della Coppa Italia.

Al campionato ci si penserà a Primavera, come ribadiva due settimane fa Lukas Aukstikalnis.

Per adesso, dunque, è importante continuare a giocare al massimo dell’intensità puntando al secondo obiettivo stagionale, per non arrivare sgretolati, afflosciati, demotivati e chi più ne ha più ne metta (tanto poi c’è lo psicologo e mental coach Luigi Lamona a evitare distorsioni) quando sarà fondamentale essere concentrati.

Luca Maggitti Di Tecco
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